Ministro Tajani don’t Badogliate*
Per il ministro Antonio Tajani – leader di Forza Italia, anello di congiunzione tra il governo di Mario Draghi e quello di Giorgia Meloni (il ragazzo era in maggioranza, quando imperava il “bankiller”), nipote di Pietro Badoglio (le colpe dei nonni non dovrebbero mai ricadere sui discendenti, ma certe influenze familiari sembrano avere una certa e perdurante influenza) – sarebbe “fuori dalla nostra civiltà” l’ammanettare una tizia che, credendo di poter fare come in Italia, sarebbe andata a manifestare violentemente in quel di Budapest.
Curioso concetto di civiltà, quello di Tajani.
Non è “incivile”, almeno per lui e per il suo partito, che la Polizia italiana inseguisse coi droni inermi cittadini che, al tempo dell’infame (e inutile) “lock down”, passeggiavano in spiagge deserte; non è “incivile” che i carabinieri e altri uomini in divisa fossero comandanti di aggredire coi manganelli e con gli idranti i portuali di Trieste che difendevano il loro posto di lavoro; al ministro degli Esteri non ha turbato che le forze dell’ordine, più di una volta, abbiano assaltato i manifestanti contro il green-pass, addirittura mescolandosi travestiti tra di loro – ricordate la “prova di oscillazione” – per scatenare incidenti e giustificare le violente reazioni.
No, tutto ciò non lo ha turbato.
D’altro canto, non essendo processi per qualche truffa in cui magari sono implicati suoi parlamentari, non ha pensato, il Tajani, di levare la sua “altissima” voce di sdegno per un sistema investigativo e giudiziario penoso che si accorge dopo solo 30 anni di galera che un uomo, in realtà, era innocente.
No, no: il problema è Viktor Orban! E solo Orban!
Già, perché, in quella guisa in tribunale, non ci si va solo nella “oscurantista” Ungheria, ma, da sempre, in America e in altri paesi anglosassoni.
In nazioni così civili dove questo trattamento è stato riservato anche a nostri connazionali – Do you know Chico Forti, mister Tajani? – senza che il titolare della Farnesina abbia ancora avuto il coraggio di prendere una decisione degna del suo ufficio.
E che dire del paese che, da 100 giorni e una settimana, permette ai suoi cecchini – lo ha visto tutto il mondo – di sparare in testa ai civili, anche se escono in strada con le mani alzate e la bandiera bianca?
Non è la stessa nazione – quella che un collega di Tajani pretende che si possa difendere “senza se e senza ma”, punendo penalmente anche l’eventuale indignazione – che tanti vorrebbero far entrare nell’Unione europea?
Quella metodologia di azione – che è un crimine persino in guerra, figuriamoci in una “operazione antiterroristica” – è la “civiltà” di cui parla Tajani?
In questi giorni, gli epigoni di Silvio Berlusconi celebrano i 30 anni dal grande successo del 1994.
C’è un motivo se Forza Italia – che allora sfondò il muro degli 8 milioni di voti al suo esordio, diventando il primo partito italiano – oggi fa fatica a superare i 2 milioni di consensi e gioca – calcisticamente parlando, come sarebbe piaciuto proprio al Cavaliere – nella zona bassa della parte destra della classifica, quella dove si trovano le formazioni a rischio retrocessione. Certo, il realismo impone a tutti di considerare che, fin quando al “Var” della politica internazionale ci sarà Joh Biden, anche un Tajani può galleggiare nella classifica, mentre un fuoriclasse come Orban – reo di difendere gli interessi della sua patria nelle relazioni con la Russia – potrebbe pure essere vergognosamente danneggiato.
E può anche essere che gran parte dell’opinione pubblica non se ne accorga, visto che i media italiani sono quanto di più simile agli zerbini condominiali esista, ma tanti si stanno rendendo conto del tasso di asservimento a interessi stranieri che caratterizza il governo.
Un tasso mai registrato dai tempi del nonno. Di Tajani, s’intende.
Massimiliano Mazzanti
*To Badogliate – il comportamento del Generale Badoglio, Capo del Governo dopo l’otto settembre, fece coniare dagli inglesi un verbo per indicare una persona dal carattere inaffidabile, ambiguo e furbastro.
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