La città antica di San’a – Sessant’anni fa Pier Paolo Pasolini, persona intellettualmente raffinata e genuinamente controcorrente, nel 1964 decise di girare nella città di Matera la pellicola Il Vangelo secondo Matteo.
Poco più di dieci anni prima dell’inizio di quelle riprese, precisamente nel 1952, la città lucana assurse ufficialmente a infelice luogo simbolo delle difficili condizioni igieniche in cui versava la sua popolazione, tanto da richiamare l’attenzione del governo italiano guidato da Alcide De Gasperi con una legge nazionale che stabilì il trasferimento forzato della popolazione e il conseguente svuotamento dei Sassi che ospitavano da secoli i suoi abitanti.
Le polemiche attorno al film di Pasolini
Il film suscitò naturalmente delle critiche, positive e negative, in merito al contenuto e al taglio dato alla narrazione della vita di Gesù.
Ma si sa, Pasolini non era nuovo a espressioni artistiche anticonformiste ed eccentriche, e non era acerbo nei confronti degli attacchi che già in passato aveva ricevuto.
Prova vivente della denuncia contro la distruzione del paesaggio mutilato e storpiato dalla cementificazione imperante di quegli anni, Pasolini si impegnò alacremente in questa battaglia, nonostante l’armatura da Don Chisciotte e la lotta impari.
La Lucania come la Terrasanta
Malgrado ciò, la pellicola ebbe il merito di rilanciare un meridione umile e popolare ma verace, autentico e genuino. Pasolini colse ancora una volta nel segno. I Sassi ritornarono al centro dell’opinione pubblica dopo una politica di risanamento delle infrastrutture e di miglioramento delle condizioni di vita.
Pasolini andava cercando una Terrasanta dove ambientare il suo Vangelo e la ritrovò in quella città che il 9 dicembre 1993 ottenne il riconoscimento di patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Anni dopo, nel 1971 sempre Pier Paolo Pasolini si rivolgeva alla medesima istituzione che aveva conferito quella medaglia di beltà a Matera, e questa volta affinché l’organizzazione delle Nazioni Unite si impegnasse a riconoscere eguale bellezza e fascino all’antichissima città di San’a, la capitale dello Yemen.
La città di San’a
L’appello di Pasolini era rivolto al fine di salvaguardare l’integrità della città da progetti di modernizzazione, una città il cui valore risiedeva nella purezza, nel non aver subito mai nessuna contaminazione con nessun mondo diverso.
San’a era il simbolo di un mondo antico che emanava un’aurea mitologica, una bellezza maestosa minacciata dalla sfrenata e irragionevole speculazione edilizia di un mondo prigioniero del neocapitalismo. L’intento di Pasolini voleva essere quello di tutelare un Bene con la ‘b’ maiuscola, una realtà dal profumo de Il fiore delle Mille e una notte, pellicola che l’artista bolognese girò parzialmente proprio nell’antica San’a.
Una nobile città del Medio Oriente, disseminata da una quarantina di sūq che emanano fragranze e odori incantevoli di spezie, di frutta e di tanti altri prodotti locali che l’arricchiscono di quella semplicità in contrasto con le maleodoranti città moderne.
Una città popolata di persone che da più di duemila anni fa fronte alla natura plasmandola in monumenti mozzafiato come il Palazzo della Roccia, il Dar al-Hajar. Una città che si slancia verso il cielo con i suoi edifici della città vecchia a più piani, imponenti, costruiti con mattoni di terra e decorati in gesso bianco. Una città che finalmente ottenne il riconoscimento di patrimonio dell’umanità nel 1986.
Pasolini ci era riuscito. Ancora.
Oggi un nuovo rischio per la città
Oggi, a più di cinquant’anni dalla realizzazione di quel documentario denuncia, l’antica città di San’a è minacciata da un altro pericolo: le turbolenti politiche di conflitto che vedono contrapporsi gli Houti, gruppo armato yemenita di orientamento sciita zaydita, e un’alleanza di potenze occidentali, in prima linea gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, e l’Arabia Saudita.
Un conflitto che, pur essendo ancora limitato è già sfociato e ha già colpito la città di San’a con attacchi missilistici, risposta dell’Occidente a stelle e strisce agli attacchi Houti contro il commercio marittimo tra il Golfo di Aden e il Mar Rosso.
Per il momento ci si è limitati a poche scaramucce, ma Washington ha dichiarato qualche giorno fa di aver inserito gli Houti nella lista dei gruppi terroristi internazionali, etichetta che in futuro peserà molto sul gruppo sciita zaydita e a malincuore sulle sorti dell’antica città di San’a.
Riccardo Giovannetti
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