Israele-Hamas: i pensieri di un complottista – “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina” è una delle frasi più celebri di Giulio Andreotti, storico esponente della cosiddetta Prima Repubblica, famoso per il suo acume e la sua ironia.
E viene proprio da pensar male, fino a sconfinare nel complottismo, se si riflette a mente fredda sulla tragedia di Gaza.
Gratti Hamas ed escono i Fratelli musulmani
Hamas discende dai Fratelli musulmani, organizzazione islamista egiziana nata nel 1928, fortemente osteggiata dal governo laico di Nasser.
Prima della Guerra dei sei giorni del 1967 l’Egitto controllava il territorio di Gaza e, dopo il conflitto, i fratelli Musulmani, liberi dalla repressione di Nasser, videro crescere la loro popolarità presso la popolazione palestinese della Striscia, da quel momento sotto controllo israeliano.
Hamas, che deriva dai Fratelli Musulmani, fu antagonista dell’OLP di Arafat, movimento sostanzialmente laico, che molte simpatie trovava nell’opinione pubblica internazionale, particolarmente in quella liberal.
Proprio per indebolire Arafat, Israele cercò di sostenere l’organizzazione islamista. Non è azzardato, quindi, parlare di Hamas, se non come di una creatura dello Stato ebraico, per lo meno come di una sua figlia adottiva, in un’ottica di divide et impera tanto cara sia agli USA che a Tel Aviv.
Questo spiega come massicci finanziamenti di varie nazioni arabe, Qatar in testa, insieme a forniture di armi e missili, abbiano potuto raggiungere il movimento islamista, nonostante l’asfissiante controllo che lo Stato ebraico esercita sui territori occupati.
L’attacco del 7 ottobre
Il New York Times ha scritto che dirigenti dell’esercito e dell’intelligence israeliani erano a conoscenza del piano di Hamas da circa un anno ma che, in sostanza, lo sottovalutarono, liquidandolo come troppo difficile da realizzare per il movimento fondamentalista. Un documento di circa 40 pagine, che le autorità israeliane chiamarono in codice “Muro di Gerico”, descriveva dettagliatamente il piano di attacco. Fu solo un errore di sottovalutazione dell’apparato di controspionaggio più efficiente del mondo?
La vendetta israeliana
Hamas e i palestinesi in genere conoscono bene la spietatezza degli israeliani, il loro culto della vendetta e la complice indifferenza della comunità internazionale verso le violazioni delle convenzioni da parte di Tel Aviv. Le ferocissime rappresaglie seguite ad ogni attacco palestinese sono state pagate a caro prezzo dalla popolazione civile innumerevoli volte e la mente va alla famigerata operazione “Piombo Fuso”, compiuta tra il dicembre del 2008 e il gennaio del 2009, con l’utilizzo del fosforo bianco.
Dunque, gli esiti devastanti dell’attacco del 7 ottobre erano perfettamente prevedibili, anche per quanto riguarda le proporzioni spaventose del massacro. Perché, allora, Hamas ha colpito con tanta forza?
Ipotesi complottiste
Facciamo un gioco: vestiamo per un attimo i panni di uno dei tanti bistrattati complottisti e proviamo a rispondere alla domanda fondamentale: cui prodest?
Chi trae vantaggio dalla guerra – anzi, dal massacro – in atto ora a Gaza? Un aiutino potrebbe venire dal dossier del Ministero dell’Intelligence di Tel Aviv pubblicato nei dettagli dalla rivista israeliana Mekomit, che prevede, al termine della guerra, la deportazione dell’intera popolazione di Gaza in territorio egiziano, dove verrebbero allestiti dei campi profughi per i 2,3 milioni di palestinesi.
In sostanza, una gigantesca operazione di pulizia etnica. Ebraizzare completamente la Palestina, questo potrebbe essere lo scopo mostruoso della guerra in atto.
Verosimilmente, altri pretesti potrebbero essere in futuro creati per attuare la stessa strategia in Cisgiordania.
In sintesi: Israele supporta Hamas, Hamas attacca il 7 ottobre, Israele devasta Gaza e ne deporta la popolazione in Egitto, Gaza diventa completamente israeliana e il cerchio si chiude. Sembra quasi quadrare tutto ma…
Lo ripetiamo, si tratta solo di ipotesi da complottisti. Oppure no?
Raffaele Amato
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