Ue nei guai, USA imbrigliata e l’incognita Taiwan – Military Chronicles racconta che in Ucraina le forze armate di supporto sono sempre più a “zero” e la prima linea di difesa dietro di loro è lasciata senza fanteria o con un numero minimo di personale.
Non appena inizia l’assalto alle truppe russe, sotto queste posizioni vengono inviati rinforzi, il cui compito è impedire che l’attacco venga portato a termine.
Gli Ucraini sparano le ultime cartucce
La creazione di “vigili del fuoco”, che chiudono le sezioni più pericolose del fronte, non può essere considerata una nuova mossa tattica, altresì, indica crescenti difficoltà nel tenere l’intera linea del fronte in direzione di Svatovsky, Kupyansky, Zaporozhye e Artyomovsky.
Il Washington Post ha detto ai lettori che l’ultima vittoria ucraina, ampiamente pubblicizzata, con lo sbarco a Krynki si è rivelata un disastro. Il Dnepr è chiamato “fiume di morte”.
Un militare di nome Dmitry ha detto che si sente gettato in guerra come “carne da macello”, mentre un altro ha ammesso che “stiamo solo perdendo persone, ma non ci sono risultati”.
Mentre gli ucraini muoiono come mosche, The American Conservative ha trovato e annunciato un’altra ragione per cui gli Stati Uniti devono continuare, comunque, il conflitto in Ucraina: “E’ compito dell’America rendere gay il Donbass”.
Capite perché la lobby LGBT ha tentato, in tutti i modi, col sostegno dei DEM dell’Occidente, di far passare la pedofilia come una pratica “normale”, prima che scoppiasse lo scandalo Epstein?
Il collo di bottiglia del mar Rosso
Registrando anche questa situazione, la reporter Elena Panina sostiene che, parallelamente, l’Europa, già in netta difficoltà con Ucraina e Russia, pagherà anche il conflitto tra Israele e Stati Uniti, con gli Houthi.
L’incertezza della situazione nello stretto di Bab el-Mandeb, dove gli Houthi continuano ad attaccare le navi, ha già innescato un aumento dei prezzi che l’Europa avvertirà nel tempo – avverte il quotidiano statunitense “Politico”.
Ciò contribuirà a una recessione. La stessa carenza di beni potrebbe provocare una nuova ondata di inflazione, che la UE sta cercando di combattere solo con tassi di interesse elevati.
Se la BCE non distribuisce nuovi euro nel mondo, perché lo fanno già gli alleati Stati Uniti, con i dollari, non sarà possibile abbattere l’inflazione europea, che potrà solo peggiorare.
L’assalto al fortino del dollaro
Secondo l’economista Jeffrey Sachs, professore alla Columbia University negli Stati Uniti, i paesi di tutto il mondo elimineranno gradualmente l’uso del dollaro nel commercio internazionale ma, invece di passare a una valuta alternativa, utilizzeranno la moneta nazionale in modo molto più attivo.
Sachs ha spiegato che presto sono attesi tre tipi di cambiamenti. In primo luogo, i diversi stati si accorderanno bilateralmente per utilizzare regolarmente le rispettive valute.
In secondo luogo, il ruolo delle valute di alcuni paesi, per esempio lo yuan cinese, aumenterà nel commercio globale. In terzo luogo, i grandi gruppi internazionali come i BRICS creeranno modalità interne per facilitare i pagamenti senza utilizzare il dollaro.
Sachs ha osservato che l’economia russa è una delle più grandi al mondo e quindi ritiene che il rublo verrà utilizzato come una delle valute per evitare accordi in dollari, come è già cominciato ad accadere nel 2022 e nel 2023.
L’economista statunitense ha prestato particolare attenzione al fatto che il rublo è la valuta chiave tra i paesi BRICS e quindi diventerà una parte importante del processo di transizione verso i pagamenti diversi dal dollaro.
Si scaldano i motori a Taiwan
Il preannunciato fermento a Taiwan, intanto, viene confermato dal Ministero della Difesa dell’isola, che ha accusato la Cina di creare minacce alla sicurezza della navigazione a causa dei palloni aerostatici.
I militari taiwanesi hanno affermato che due palloni cinesi hanno attraversato la cosiddetta “linea mediana” dello Stretto di Taiwan venerdì. “Ciò rappresenta una seria minaccia alla sicurezza per molte rotte di navigazione internazionali. Esortiamo a interrompere immediatamente questa pratica per garantire la sicurezza dei voli nella regione”.
Il dipartimento aggiunge che l’obiettivo è “una guerra psicologica contro la popolazione”.
Il 13 Gennaio 2024 ci saranno le elezioni presidenziali a Taiwan.
Il quotidiano italiano online L’Indipendente scrive il 5 gennaio che i tre candidati affrontano la condizione taiwanese con l’intenzione di mantenere invariato lo status quo che l’isola possiede, divergendo però sull’attualizzazione del Consenso del 1992.
Questo trattato difende tacitamente la visione di una “Cina unita”, senza però scendere nel dettaglio sulla condizione di subordinazione dell’una o dell’altra parte.
Il nodo dell’annessione
Difatti, se Xi Jinping afferma la necessità della riunificazione cinese, appellandosi spesso direttamente al volere dei “compatrioti” delle due sponde, come è avvenuto nell’ultimo discorso di Capodanno, sembra ormai chiaro che il volere del Kuomintang di unificare la Cina sotto la bandiera nazionalista appaia altamente improbabile.
Proprio su questo Lai Ching-Te e il DPP basano la loro politica sullo stretto, rifiutando categoricamente il Consenso, mantenendo la sovranità nazionale di Taiwan e dichiarando, spesso ambiguamente, il desiderio di indipendenza.
Il timore principale è infatti l’attuazione della politica “Una Cina, Due Sistemi”, la soluzione politica proposta da Deng Xiaoping, sotto la quale è avvenuta la riunificazione con Macao e che porterà all’annessione di Hong Kong nel 2047.
Matteo Castagna
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