Se non è Zuppi…è distillato – Lo scorso 24 dicembre il Corriere della Sera riportava un’intervista di Aldo Cazzullo a Matteo Zuppi, cardinale e presidente della CEI.
Tra i vari passaggi degni di analisi ce n’è soprattutto uno che lascia letteralmente sgomenti.
Alla osservazione del giornalista:” Pupi Avati dice che la Chiesa rischia di non sapere parlare del Vangelo, di ridursi a una Ong e i preti assistenti sociali.”
La replica di Zuppi è stata: “Il Vangelo non è un distillato di verità…” E invece no, caro Monsignore. Il Vangelo è esattamente un distillato di Verità, con la “V” maiuscola.
Anzitutto è un distillato, perché riporta una piccola parte dell’opera di Gesù Cristo, la più importante.
Come scrive l’evangelista Giovanni: “Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.” (Gv. 20, 30-31) e anche:” Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.”(Gv.21,25).
Dunque, il Vangelo è un distillato ed è un distillato di Verità, per un credente.
Perché è l’annuncio di Gesù Cristo che è Via, Verità e Vita. È la Verità assoluta.
Ci risparmieremo la battuta per cui la risposta di Zuppi sia stata data sotto l’effetto di ben altri distillati, dato il periodo di festa. E la risparmieremo non tanto per la sua ineleganza – a ben altre cadute di stile ci ha ormai abituato la Chiesa bergogliana – quanto perché l’affermazione del cardinale non è una semplice boutade, un’occasionale espressione infelice sfuggita di bocca, ma è frutto di un immiserimento ermeneutico sempre più conclamato di queste gerarchie ecclesiastiche tutte protratte verso il mondo.
Si sceglie proprio il sacro periodo natalizio per colpire i Vangeli anche dall’interno della stessa Chiesa, non bastassero gli attacchi del fronte dichiaratamente anticristiano.
E così, dopo i tentativi di rinominare il Natale come Festa d’Inverno, di vietare l’esposizione di simboli sacri nelle scuole e in altri luoghi pubblici, di presentare come divertenti film sfacciatamente blasfemi, quest’anno è stata la volta del presepe sacrilego con due Madonne ideato da don Vitaliano della Scala, “parroco” vicino ai centri sociali, e, appunto, delle parole sostanzialmente apostatiche di don Matteo, come ama farsi chiamare il capo dei vescovi italiani.
Abbiamo avuto più volte occasione di scrivere che questo quadro non è frutto del solo pontificato di Bergoglio, ma è il risultato di un lungo percorso, iniziato con il Concilio Vaticano II che, a forza di piccoli passi, sta cambiando i connotati della Chiesa Cattolica, trasformandola in qualcosa d’altro.
Dalle porte bronzee della Basilica di San Pietro alla finestra di Overton.
Ma proprio San Pietro ha insegnato:” Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At. 5,29).
E noi, caro Zuppi, ci teniamo stretto e caro quel distillato di Verità che sono i Vangeli.
Raffaele Amato
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