Bretton Woods al tramonto e il mondo che cambia – Il mondo sta cambiando. Il cambiamento che ci troviamo davanti è il più grande dalla fine del secondo conflitto mondiale ed ha una dimensione a dir poco epocale.
Se la caduta del muro di Berlino con l’uscita del comunismo dalla storia per implosione sembrava aver dato la vittoria al sistema liberalcapitalista segnando con la scomparsa dell’URSS un gigantesco mutamento geopolitico, oggi, a distanza di pochi decenni le cose sembrano andare molto diversamente da quanto ci si era aspettati.
La deriva dell’occidente
A partire dal 1989 il cosiddetto mondo libero ha progressivamente perso la bussola impantanandosi in conflitti etnici esplosi in modo fragoroso che hanno segnato l’emergere di piccoli nazionalismi di stile ottocentesco mentre l’avidità economico finanziaria di alcune grandi potenze ha fatto il resto.
In tal modo, il mondo, invece di andare avanti, è andato indietro e il cosiddetto crollo delle ideologie non ha trovato rimpiazzo e modo di indicare ai popoli un percorso convincente di cooperazione e di progresso.
Tutte le guerre USA
Gli americani, con le loro guerre infinite, con le trame ordite in tanti paesi al fine di sottometterli direttamente o indirettamente, hanno portato la situazione all’esasperazione. Dopo il Vietnam, dopo l’America latina, dopo l’Iraq, dopo il Kosovo, dopo l’Afghanistan, ora è il turno dell’Ucraina che si è prestata al gioco di Washington mirato ad allontanare i Paesi europei dalla Russia con la quale stavano fiorendo importanti relazioni commerciali soprattutto nel campo energetico.
In questa situazione l’Unione Europea, già fallimentare sotto diversi punti di vista, si è fatta coinvolgere nei piani della NATO notoriamente volti contro i suoi interessi. A farne le spese sono stati e sono i popoli del Vecchio Continente costretti a pagare gli errori dei propri governi.
In primis gli italiani, seguiti a ruota da tedeschi e francesi. I governi europei, infatti, un po’ per abitudine, un po’ per sudditanza agli USA, ma anche per endemica vocazione alla sottomissione, hanno fatto buon viso a cattivo gioco facendo finta di non vedere cosa accade intorno realmente.
Dedollarizzazione in arrivo?
Gli osservatori più attenti hanno però notato che dietro le guerre ossessive provocate dalla NATO, si nasconde il tentativo statunitense di salvare la propria moneta, il dollaro, che da tempo ha cominciato ad essere rifiutato da diversi paesi sui mercati internazionali.
E questo perché, a ben vedere, gli accordi di Bretton Woods hanno fatto il loro tempo. L’imposizione del dollaro all’epoca fu favorita dalla forza dell’economia americana ma soprattutto in virtù di accordi tra i vari paesi allo scopo di varare una comune politica monetaria.
Bretton Woods
Gli accordi, pattuiti da 44 Paesi, stabilirono che i vari Stati, nell’attuare gli scambi avrebbero fatto riferimento al valore del dollaro (che così sostituì la sterlina) e il dollaro, a sua volta, al valore dell’oro. Questi accordi favorevoli alle banche e non ai privati, determinarono come conseguenza che ogni Stato nell’emettere moneta avrebbe dovuto avere nei propri forzieri una quantità d’oro corrispondente.
La guerra del Vietnam, costringendo gli Stati Uniti a emettere moneta in abbondanza, determinò lo squilibrio con le riserve aurifere federali e pertanto nel 1971 venne messo fine al vecchio sistema che però, a fronte di un marcato indebolimento della moneta statunitense, non ne eliminò completamente la potenza.
I segnali ci sono tutti
Oggi però la situazione appare radicalmente cambiata e se già nel 2014 Russia e Cina hanno deciso di abbandonare il dollaro nei loro scambi, oggi tale pratica sta diventando sempre più diffusa. Vale la pena di ricordare che il premier austriaco Haider acquistava il petrolio in euro e che pagò la sua indipendenza morendo in un misterioso incidente stradale. Cospirazionismo?
Nel 2022 la Russia ha utilizzato negli scambi sempre più spesso il Rublo e lo Yuan e così pare che anche la Francia si sia orientata nell’acquisto di gas naturale liquefatto dall’Arabia Saudita pagando con la moneta cinese.
Si tratta di segnali e non di poco conto che spiegano il nervosismo americano di fronte ad un processo che pare destinato ad accrescersi di giorno in giorno.
I BRICS
A questo va aggiunta la nascita del BRICS. Il BRICS, che riuniva in precedenza Paesi come il Brasile, la Cina, la Russia e l’India, deve l’aggiunta della S finale all’adesione del Sudafrica.
Si tratta in sostanza di Paesi dall’economia emergente, dotati di grandi risorse, che hanno come obiettivo la de-dollarizzazione del mercato mondiale, progetto questo che si sta realmente concretizzando e che sta allarmando, come dicevamo, il governo statunitense.
Ovviamente il mondo che sta cambiando non lo fa solo sotto il profilo economico ma anche politico e morale.
Il declino dell’Europa
Geoffrey Barraclough nella sua opera Guida alla storia contemporanea, scritta all’indomani della Seconda guerra mondiale, nell’offrire una periodizzazione della storia, poneva l’inizio di quella contemporanea nel 1890, anno che segnava un fatto epocale: il declino geopolitico dell’Europa che, dopo tanti secoli, aveva perso ormai il primato sulla scena della storia, cedendo il passo alle potenze extraeuropee.
Dopo la parentesi tra le due guerre, oggi l’Europa sembra essere di nuovo al capolinea con un’Unione Europea ormai ridotta a fantoccio degli Stati Uniti e che invece di tutelarsi e rafforzarsi alimenta in modo masochistico disastrosi conflitti interni.
Tramonto dell’occidente
L’intero Occidente, come già predetto da Oswald Spengler, confermando il significato del suo nome, si avvia fatalmente verso il suo tramonto.
I segnali sono sotto gli occhi di tutti, ma quello che più colpisce non è solo la sua disfatta politica quanto la decadenza morale (il suo complice silenzio di fronte al genocidio compiuto da Israele in Palestina la dice lunga) il degrado dei costumi, l’edonismo sfrenato che ha travolto e sconvolto ogni valore facendo perdere di vista il senso del tutto, soprattutto negli strati giovanili disorientati come mai prima d’ora, incapaci di trovare una direzione, distanti da una Weltanschauung indirizzata verso i valori più alti.
Come però è stato detto, e non è retorica, la notte precede sempre l’alba, la Luce scaccia sempre le tenebre. Era la speranza di Adriano Romualdi ed è anche la nostra. Ed è a questo che devono lavorare quelli che Nietzsche ebbe a definire buoni Europei.
Arriva il tempo dei patrioti
A questo e soprattutto a questo deve mirare una formazione politica sana, fiera e rigenerata dalla forza degli ideali. Adesso è il momento di agire e noi italiani, come già accaduto nel passato, di fronte alle necessità, dobbiamo porci in Europa all’avanguardia nella rinascita, dobbiamo tornare protagonisti del cambiamento che inesorabilmente sta arrivando.
La parola per questo deve passare ai patrioti. Quelli veri.
Nicola Cospito
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