La Scala di Milano: tirare fuori un po’ di carattere mai? – A questo punto, non ci sono dubbi: al Centrodestra piace essere preso a schiaffi.
Questione di gusti, evidentemente, ma che rende il “teatrino” della politica interna qualcosa che va anche al di là del grottesco.
Da dieci giorni, infatti, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è sulla graticola, alimentata e accesa della stampa e dai comici televisivi, per la nomina del figlio, Geronimo, nel consiglio d’amministrazione del “Piccolo Teatro” di Milano. <Cosa c’entra Geronimo col teatro!>, hanno tuonato ovunque le “vestali” nostrane di Melpomene.
Anpi sezione teatro La Scala
Non fanno a tempo a calmarsi queste acque, che, sempre a Milano, scoppia un’altra grana da palcoscenico, con – udite, udite!!! – l’Anpi “Sezione La Scala” che contesta la presenza di Ignazio La Russa alla prima del celeberrimo tempio dell’opera in rappresentanza delle istituzioni della Repubblica:
<No ai fascisti alla Scala!!!>, hanno strillato i “partigiani” meneghini.
E giù commenti, a favore o a sostegno del sindaco Giuseppe Sala, il quale, per coprire le sue incapacità amministrative, ha calcato il berretto da “resistente”, annunciando un decisivo e fondamentale “cambio di poltrona”, qualora il presidente del Senato si fosse presentato al foyer.
Reazioni nel Centrodestra?
Appelli alla “educazione istituzionale”, a tenere bassi i toni, in quanto, La Russa “è pur sempre la seconda carica dello Stato”.
Come dire: “Ok, forse non è stata una genialata eleggerlo, ma cosa fatta capo ha, non approfittatevene…”
E dire che mai come in questo caso, la risposta sarebbe stata facile, anche se magari non immediata.
Infatti, l’unica vera notizia di tutta questa stucchevole sceneggiata, è l’apprendere che esiste una sezione dell’Anpi all’interno de “La Scala” e che, a detta di qualche giornalista, avrebbe pure un ruolo negli organi di gestione del teatro.
Cosa c’entra l’Anpi?
Ma cosa c’entra l’Anpi con “La Scala”, se non addirittura qualcosa in meno di quel che, al limite, c’entra Geronimo La Russa col “Piccolo”?
La guerra civile è finita da 78 anni; ammesso che ci fossero partigiani 14enni, questi oggi avrebbero almeno 92 anni; siccome gli ultranovantenni sono concentrati nel Sud e nelle isole, dove la lotta partigiana fu inesistente, oggi l’Anpi non è più quella simpatica accozzaglia di “ex” qualcosa, bensì un’istituzione squisitamente politica, di parte, se non proprio partitica che, forse, proprio in virtù degli eccessi a cui sempre più spesso si lascia andare, andrebbe ridimensionata, visto che vive ovunque di contribuzioni pubbliche, dirette o indirette.
Non è la prima volta che lo si scrive, ma pare non cambiare molto da questo punto di vista: a che serve avere il Centrodestra al governo, se anche una struttura odiosa, faziosa e sostanzialmente inutile per la società, quale è l’Anpi, ma necessaria solo al Pd e alle frange più estreme della Sinistra, continua a essere generosamente foraggiata dai contribuenti?
Togliere i fondi agli odiatori
Non è il caso di tagliare le unghie e i fondi, non solo a Roma, ma anche in tutte le Regioni e in tutti i Comuni governati dal Centrodestra, a questa gente? Oppure, anche l’ossequio all’Anpi – che ringrazia regolarmente con insulti, campagne denigratorie et similia – fa parte degli “scotti” da pagare per il “patentino di presentabilità”?
Passi – anzi, no: non dovrebbe passare neanche quello – il neo-atlantismo viscerale, la neo-bruxellomania e tutto quanto, in termini di abiure politiche e programmatiche è utile a omaggiare i potenti e a garantirsi benevolenza; ma anche quei quattro straccioni culturali e politici dell’Anpi devono riverire i “fratellini”?
Orsù, via: ogni tanto, tirare fuori un po’ di carattere, no…