Il Ballottaggio in Argentina? Massa o Milei? – Domenica 19 gli Argentini sceglieranno il loro nuovo presidente che uscirà dal confronto tra il candidato “oficialista” del neoperonismo Sergio Massa e Javier Milei.
Vincitore quest’ultimo col 29% contro il 21% del rivale nelle primarie di agosto (effettuate per la selezione dei candidati alle presidenziali), è stato poi battuto al primo turno pur raggiungendo il 30% dei consensi, con Massa che ha invece superato il 36%.
Chi è Milei?
Inquadrare Milei non è impresa facile. Definito di estrema destra, si deve tener conto del significato che nel subcontinente ispano-americano si attribuisce a tale termine, usato abitualmente per i sostenitori delle politiche ultraliberiste.
Che molte sue proposte ne ricalchino gli schemi pare indubitabile: tra queste l’unificazione dei ministeri dello Sviluppo sociale, della Salute e dell’Istruzione, con una decisa virata verso la privatizzazione delle prestazioni ospedaliere e delle contrattazioni in materia di lavoro, in aperta sfida ai sindacati che, nel paese, detengono praticamente il controllo totale su tutto quanto concerne la vita del lavoratore, dalle ferie alla previdenza fino al pensionamento.
In questa piattaforma liberista vi è posto, naturalmente, per la riduzione dei dazi in entrata e delle pesanti ritenzioni tributarie imposte agli esportatori.
E poi la riduzione dell’impiego pubblico – gonfiatosi a partire dalle presidenze kirchneriste di oltre il 60% per motivi in realtà molto spesso clientelari.
Anarco-liberale…
Clamore ha suscitato, di contro, la sua proposta di eliminare il Banco centrale – da più di vent’anni stampatore seriale di banconote inflazionate – e favorire la creazione di modelli monetari alternativi scelti dai cittadini, auspicando altresì la dollarizzazione del sistema economico – parità tra moneta a corso legale e valuta statunitense – come già funziona da vent’anni in Ecuador, con risultati in verità non del tutto negativi – e che già fu adottato durante la presidenza Menem.
Dichiaratosi antiabortista – in ciò sfidando il graduale cambio di passo del neoperonismo – intende eliminare i programmi di educazione sessuale nelle scuole introdotti dall’ultima presidenza di Alberto Fernández; propone l’estensione del diritto al porto d’armi e il rafforzamento delle forze di sicurezza.
Sergio Massa
Oppositore interno alla leadership della Kirchner – rappresentando in quegli anni l’ala di “destra” del variegato mondo justicialista – oggi Massa si è piegato alla progressiva radicalizzazione di un movimento che, nella sua politica ufficiale non differisce, nella sue scelte etico-valoriali, da un PD nostrano, avendo allargato le maglie del ricorso legale all’aborto e favorito le politiche LGBT.
A suo svantaggio pesa come un macigno la disastrosa situazione economica degli ultimi anni – è stato ministro dell’economia nel precedente governo – con un’inflazione a doppia cifra e il desiderio di un cambiamento radicale, soprattutto fra le giovani generazioni; e in una nazione con un’età media di 32 e il diritto di voto ai sedicenni.
Gli va però riconosciuto il ruolo fondamentale di promotore di accordi col governo di Pechino che hanno favorito entrate di capitale in un sistema finanziario allo stremo.
I sondaggi. The winner is…
Chi potrebbe influire sull’esito del voto è un terzo incomodo, Patricia Bullrich, votata dal 23% al primo turno; ha dichiarato che appoggerà Milei. Già militante nelle file dei Montoneros in un gruppo di fuoco, esiliatasi durante il regime militare, entrò nel partito radicale, poi fu nominata ministro nel governo Macri. Nell’ultimo comizio di Milei a Cordoba, il 17 novembre, era al suo fianco ma il suo sostegno non è stato condiviso da tutto il suo elettorato.
I sondaggi sono divisi e manifestano l’incertezza dell’esito, una parola – incertezza – che esprime compiutamente il destino di una nazione che non riesce a intravedere serenità nel proprio futuro e si appoggia a qualsiasi speranza di salvezza.
Una certezza però esiste. Ed è il ruolo che la Cina assumerà con sempre più forza nel paese. Se l’entrata nel Brics voluta dal neoperonismo e da Sergio Massa in particolare è contestata duramente dalle dichiarazioni fortemente anticinesi e antirusse di Milei (per rassicurare qualche leadership internazionale? Qualcuno però assicura che anche lui abbia legami di tipo politico economico col paese dei Mandarini), non scordiamoci che anche durante la presidenza del conservatore Bolsonaro, in Brasile la Cina aumentò la sua presenza, favorita dal suo rivale Lula.
E i miliardi d’investimenti già realizzati e in via di realizzazione, dal campo aerospaziale a quello estrattivo, sono argomenti a cui nessun presidente, soprattutto di una nazione in una crisi economica strutturale e latente, potrà mai davvero rinunciare.
Resta aggiornato!
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Community WhatsApp
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Canale WhatsApp
Preferisci Telegram? Nessun problema:
Canale Telegram