Hanno ucciso Indi Gregory, il commento di Antonio Brandi, presidente di ProVita&Famiglia – La storia della piccola Indi Gregory ha fatto il giro del mondo e ProVita&Famigliasi è attivata subito per mobilitare l’opinione pubblica italiana e per promuovere una raccolta firme che in pochi giorni ha sfiorato i 50.000 sottoscrittori.
Sappiamo tutti quale è stato il tragico epilogo della vicenda.
Abbiamo chiesto a Antonio Brandi, presidente di ProVita&Famiglia di commentare il triste evento
Indy Gregory, neonata di 8 mesi, con malattia genetica mitocondriale è stata condannata a morte dalle autorità ospedaliere britanniche e dal giudice inglese Peel.
Dopo settimane di battaglie legali fra i genitori Dean e Claire Gregory, Il Trust dell’Ospedale QMC Nottingham dove Indy era ricoverata, l’OP Bambin Gesù, il giudice Peel, il console italiano in Inghilterra e la la presidenza del consiglio italiana, i medici hanno tolto alla piccola il supporto vitale e Indy è morta per soffocamento nella notte a cavallo tra domenica 12 e lunedì 13 novembre.
Plauso al Governo
Al Governo italiano vanno le congratulazioni per aver dato immediatamente la cittadinanza italiana alla piccola Indy e secondo la Convenzione dell’Aja l’Inghilterra non poteva decidere della sua morte.
Varie le sedute presso l’Alta Corte inglese.
Prima il tribunale del 13 ottobre stabiliva che la rimozione del trattamento di sostegno vitale di Indi può avvenire a casa, in un hospice, o in ospedale a scelta dei genitori.
Il padre contro i medici inglesi
Il padre, Dean, informò i medici del Nottingham Hospital che la voleva portare a casa ma i medici si sono opposti e dopo vari appelli, le autorità inglesi hanno fatto morire Indy in un hospice non conosciuto e nascosto alla pubblica opinione.
Vi fu anche il tentativo del nostro Governo di portare Indy, cittadina italiana, in Italia ma anche questo fallì a causa dell’insistenza inglese.
Dopo la decisione delle autorità inglesi di fare morire Indy, il Console italiano ha presentato un appello, le autorità inglesi lo hanno ignorato e qui potete vedere l’infame ed ipocrita risposta del giudice Peel.
Il cuore degli inglesi è duro…
Molti si chiedono il perché di questo odio da parte britannica?
L’ospedale il Bambin Gesù si era offerto di prendere Indy, lo Stato italiano avrebbe pagato tutte le spese.
Vergognose anche le posizioni prese dal parlamentare del PD, Andrea Crisanti, secondo il quale Indy doveva morire.
Il caso Charlie Gard
Ma non è stata la prima volta, ricordiamo Charlie Gard che fu lasciato morire senza supporto vitale dalle autorità mediche inglesi nel 2016.
La famiglia di Charlie aveva raccolto 1,2 milioni di sterline per poterlo portare in America per essere curato da un medico giapponese ma le autorità inglesi preferirono la morte di Charlie.
Le storie a lieto fine
Ricordiamo anche il caso di Mele, con la stessa patologia, che è vivo e vegeto e vive con la mamma, Chiara Paolin, in provincia di Lucca.
Anche Tafida Raqeeb bimba data spacciata dalle autorità inglesi ora vive e viene curata all’ospedale Gaslini di Genova.
Nel 2018 l’Italia dette la cittadinanza anche ad Alfie Evans. Vi fu anche un appello del Papa. Nonostante ciò, gli inglesi gli tolsero il supporto vitale e lo fecero morire.
Odiano la vita
Perché questo odio per la vita e la dignità dei bambini? Non solo il nostro intelletto e la nostra coscienza morale danno grande valore al diritto universale alla vita ma anche la Convenzione ONU dei diritti dei fanciulli agli artt. 6, 23 e 24 confermano la dignità degli adolescenti.
Non a caso l’eugenetica fu creata da Francis Galton, cugino di Charles Darwin.
Gli inglesi sono i veri primi razzisti e continuano ad esserlo, non dimentichiamolo.
Redazione
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