Storia tra materia e dogma – In Italia sembra quasi che se non si è “coerenti” con le versioni ufficiali dei fatti, quasi non ci si possa definire preparati su niente o comunque si venga delegittimati nei ragionamenti in base ai punti di vista differenti.
Sembra assurdo, ma le istituzioni sono affette da strane sindromi a metà tra l’isterismo e le amnesie proprio riguardo a presunti cavalli di battaglia che millantano di possedere sul piano addirittura delle verità assolute.
Da materia a dogma
Viviamo l’impressione demenziale che ormai in Italia nemmeno si possa più parlare di storia percependola come “materia di ricerca” o “materia di studi”, ma tutto assurge all’assurda evoluzione da “materia” a “dogma”, quest’ultimo in base al quale si costruiscono una serie di retoriche che ingabbiano il consenso anche su svariati temi d’attualità.
Si è riusciti infatti a collegare periodi storici a fenomeni che nulla c’entrano con questi, come ad esempio il periodo coloniale coi flussi migratori.
Il paradosso della nostra repubblica
Per prima cosa va da sé che chi accusa non può macchiarsi delle stesse colpe (se di colpe si tratta), quindi il ragionamento logico è che una repubblica che accusa il suo passato (nel nostro caso in ordine monarchia e fascismo) in materia coloniale, non può a sua volta essere o esser stata una repubblica che abbia “colonizzato”.
Le nostre istituzioni ormai battono qualsiasi record negativo e non dovremmo stupirci di niente, nemmeno che abbiano il coraggio d’intraprendere assurde crociate contro il passato coloniale avendolo quindi vissuto a loro volta nella parte conclusiva dello stesso fenomeno storico.
La Somalia italiana
Tutti sappiamo che questa repubblica è composta da 20 bellissime regioni, ma nel decennio tra il 1950 ed il 1960, le regioni italiane erano invece 21, anche se la ventunesima aveva uno status un po’ particolare: quello di “Amministrazione Fiduciaria”.
Quando le storie di due nazioni e due popoli vengono legate tra loro dal buon Dio, gli uomini non possono far altro che adeguarsi al suo volere, ed il caso dell’Italia e della Somalia è proprio uno di questi.
Nonostante la storia non venga più studiata come si dovrebbe ed abbia a suo malgrado subito la trasformazione da materia a dogma come dicevamo sopra, arriva la conferma che questo passaggio sia veritiero proprio col caso dell’AFIS (Amministrazione Fiduciaria della Somalia Italiana).
Ancora italiana fino agli anni ‘50
Dopo la nefasta sconfitta militare in guerra, l’impero coloniale italiano viene letteralmente smembrato principalmente tra Etiopia e Regno Unito; ma dopo una serie di accadimenti l’ONU assegna il 1° aprile 1950 in Amministrazione Fiduciaria l’ex colonia della Somalia Italiana, proprio alle istituzioni repubblicane vigenti, e lo fa sino al 1° aprile del 1960 (anche se formalmente questa repubblica affretterà l’indipendenza somala al 1° luglio dello stesso anno).
Viene da ridere a trovare le differenze tra la vecchia colonia della Somalia Italiana e l’AFIS dato che si trattava dello stesso identico perimetro territoriale, degli stessi battaglioni coloniali, delle stesse attività economiche e dello stesso apparato burocratico e d’infrastrutture con il semplice cambio di nome.
Le persone intelligenti davanti a questo non possono che farsi una serie di domande:
- Ma i somali, quindi, non erano pronti per l’indipendenza già dal 17 maggio 1942 (data della sconfitta della seconda battaglia dell’Amba Alagi) oppure effettivamente non sono mai stati perché la coscienza nazionale in salsa europea semplicemente non è mai esistita?
- Ed ancora, ma quindi l’ONU non era in realtà contro il colonialismo così come non lo era la primissima Repubblica Italiana fondata da tanti partigiani?
Dato che certe cose sono diventate dogmi usiamo un linguaggio consono, e diciamo che potremmo continuare per molto con i dubia, ma senza ricevere anche in questo caso delle risposte dato che “il Papa” (la Repubblica Italiana) potrebbe essere uno che semplicemente s’inventa le cose perché abusivo sul trono.
Le tematiche del professor Casula riguardo alla sovranità italiana continuano a diventare sempre più interessanti oltre che sempre più necessarie.
Gianluca Cocco