Recensione al libro “Psychostasia”, Claudio Mutti, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2023 – A Talignano (in provincia di Parma), sulla lunetta di una pieve romanica d’origine cistercense si può vedere un altorilievo che mostra la scena della pesatura dell’anima dell’uomo dopo la morte.
I meriti del defunto fanno pendere la bilancia dalla parte di San Michele, mentre i peccati che egli ha commesso, più leggeri, lasciano il demonio a bocca asciutta, nonostante gli sforzi che questi compie per far pendere il piatto di sinistra.
Pesare il cuore del defunto
L’autore del libro prende le mosse da questa scena, risalente al XII secolo, per passare in rassegna le varianti del tema della pesatura dell’anima rintracciabili in presenti in diverse culture d’Europa e d’Asia.
Forse la variante più celebre, in Europa, è quella del passo dell’Iliade in cui Zeus pone sui piatti della bilancia divina le sorti di Achille e di Ettore, i quali stanno per scontrarsi in un duello mortale.
Ma quella dell’Iliade non è l’unica scena del genere nel mondo greco: tre secoli dopo Omero, infatti, Eschilo intitolò con la parola Psychostasia (“pesa delle anime”) una tragedia in cui il dio supremo pesava le sorti di Achille e di Memnone, il figlio dell’Aurora, prima che i due eroi si affrontassero in singolar tenzone.
Fu così che la parola greca psychostasia venne adottata sia dagli egittologi – per designare la pesatura del cuore rappresentata in molti papiri egizi – sia dagli storici dell’arte cristiana per indicare le scene analoghe a quella di Talignano.
Tipico esempio di sincretismo religioso
Al saggio iniziale sulla psicostasia, che dà il titolo al volume, ne seguono altri su diversi temi attinenti alla civiltà greco-romana. Ad essere trattato con notevole ampiezza e ricchezza di documentazione, nel saggio Unus deus, è il cosiddetto “monoteismo pagano”. Attraverso un’abbondante quantità di citazioni desunte da opere di filosofi e poeti antichi l’autore ci mostra come nella cultura greca ed in quella latina sia stata affermata l’esistenza di un principio unitario e supremo da cui deriva e dipende tutta quanta l’esistenza universale.
Questo argomento viene ulteriormente approfondito in un altro saggio, che affronta il tema del Chaos, l’abisso dal quale, secondo Esiodo, nacquero Gea, il Tartaro, Eros, l’Erebo, la Notte e da loro, a mano a mano, tutte le generazioni degli dèi.
L’età dell’oro virgiliana
Segue un saggio sull’escatologia antica, Iam redit et Virgo, nel quale troviamo descritta quell’aspettativa di un radicale rinnovamento del mondo e del genere umano di cui è documento fondamentale, nella civiltà romana, l’enigmatica quarta egloga di Virgilio, composta quando sembrò che il principato di Augusto, dopo una lunga serie di cruente guerre civili, avesse instaurato una pax aeterna e che dall’età del ferro si fosse passati ad una nuova età dell’oro.
Claudio Mutti, che agli studi virgiliani ha dedicato recentemente un libro intitolato Lectura Vergilii (Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2022), propone una nuova traduzione dell’egloga e la commenta verso per verso.
Iuno Moneta si intitola poi uno studio sulle origini della monetazione, dal quale risulta evidente come la moneta, analogamente a tante altre cose, sia stata spogliata a poco a poco delle sue iniziali caratteristiche sacre.
La numismatica
I dati storici attinenti alla numismatica mostrano chiaramente che nell’antichità la moneta fu il veicolo di un’influenza spirituale, la cui azione poteva esercitarsi in virtù dei simboli sacri che essa recava impressi, i quali per lo più venivano scelti fra quelli che presentavano un significato più profondo.
Il saggio successivo, Sacer ignis, inizia curiosamente riportando una dichiarazione fatta da Xi Jinping il 28 gennaio 2020 circa il Covid, che cominciava allora a diffondersi in Cina. “L’epidemia è un demone”, disse il presidente cinese, il quale probabilmente pensava a quell’entità cui la tradizione estremo-orientale assegna il nome di Si Wang-Mou: si tratta della demoniaca “regina dell’Occidente”, che dalla sua caverna nel Kunlun diffonde le epidemie sulla terra.
A questa figura della mitologia cinese corrisponde – fa notare l’autore – il demone infero che sull’altro versante del continente eurasiatico, in significativo riscontro, provoca il contagio pestilenziale: è Tisifone, la terribile Furia della quale Virgilio descrive il ruolo svolto nella diffusione della peste che sterminò il bestiame del Norico.
La Geografia sacra di Guénon
Nel saggio conclusivo, Nullus locus sine genio, l’autore parte dall’affermazione di Carl Schmitt secondo cui “i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello Stato sono concetti teologici secolarizzati” e, basandosi su tale assunto, ipotizza che la geopolitica costituisca la derivazione laicizzata di concetti teologici aventi a che fare con quella che René Guénon chiamava “geografia sacra”.
Per sostenere una tale ipotesi, oltre ai diversi riferimenti alle origini sacrali del limes ed alla sua santità, vengono presi in considerazione termini caratteristici del lessico geopolitico che ripropongono la nozione di “Centro del mondo”, nozione rappresentata dalle culture tradizionali mediante simboli di natura geografica.
Alla ricerca del katéchon
D’altronde, osserva l’autore, in tali culture i termini geografici sono metafore di realtà appartenenti alla sfera spirituale; e ciò, a suo parere, vale non solo per i punti cardinali, ma anche altri termini geografici sono stati applicati a realtà d’ordine religioso o mitico.
In questo contesto si inseriscono interessanti riflessioni sul katéchon, “figura” eminentemente teologico-escatologica la quale ha dato luogo, nell’opera di Carl Schmitt, ad una nozione di filosofia politica che presenta evidenti implicazioni geopolitiche. Parimenti interessanti sono le considerazioni sulla simbologia dantesca dell’Occidente: se per Martin Heidegger questo punto cardinale è simbolo dell’“oscuramento del mondo” e del depotenziamento dello spirito, nel Poema di Dante esso riveste una valenza che attiene all’aspetto più tenebroso della materia.
Matteo Pio Impagnatiello