I due pesi della giustizia italiana – La magistratura romana colpisce ancora chiedendo condanne durissime per gli episodi avvenuti attorno alla sede della CGIL a Roma il 9 ottobre 2021, durante un corteo che chiedeva la fine delle misure restrittive e lo stop al Green-Pass e alle politiche vaccinali imposte dal governo.
Richieste pene fuori scala
Posto che il sistema giudiziario italiano prevede tre gradi di giudizio e che, fino al grado massimo, quello della Cassazione, nessuna accusa deve essere considerata come comprovata, le condanne richieste dal PM Gianfederica Dito sono enormi e sproporzionate rispetto all’evidenza di tutte le immagini disponibili.
Il ruolo della polizia
La ricostruzione del PM risulta totalmente avulsa dalla realtà: all’epoca dei fatti vennero colpevolmente minimizzate le gravi “mancanze” delle forze di polizia, che di fatto contribuirono a quanto avvenuto.
In ossequio a questa voglia di “giustizia”, sarebbe altrettanto giusto sanzionare ugualmente l’allora ministro degli interni Luciana Lamorgese e gli ufficiali preposti alla gestione della sicurezza in piazza.
Una magistratura iniqua
Nelle ultime settimane la giustizia italiana ha toccato il suo punto più basso: se da una parte abbiamo giudici pronti a sabotare il DL Cutro liberando così i clandestini e lasciandoli liberi di delinquere nel nostro paese, dall’altro si cercano pene draconiane per i manifestanti della piazza romana del 2021.
Al lettore le considerazioni su quanto sopra: due pesi e due misure e mala tempora currunt.
Redazione