La lobby LGBT all’attacco di sport e concorsi di bellezza – Miss Portogallo edizione 2023 è stato vinto da un transgender.
Si tratta del ventottenne in arte Marina Machete, il primo trans a vincere la fascia nazionale e a competere per il titolo di Miss Universo.
Oramai competono solo loro
Ma non è finita qui, il transgender competerà con un altro transgender per il titolo di Miss Universo in programma a El Salvador.
“Orgogliosa di essere la prima donna trans a competere per il titolo di Miss Universo Portogallo”, è così che il trans ha esultato sui social per la vittoria in un concorso che dovrebbe esaltare la bellezza femminile.
Ovviamente non poteva mancare la melassa arcobaleno “Per anni non mi è stato possibile partecipare, e oggi sono orgogliosa di far parte di questo incredibile gruppo di finalisti”, ha aggiunto.
E come dimenticare la vittoria di luglio del ventiduenne olandese Rikkie Kolle, diventato il prim transgender a vincere il titolo di Miss Paesi Bassi?
Machete e Kolle succederanno allo spagnolo Angela Ponce, diventata la prima candidata transgender al titolo di Miss Universo nel 2018.
Ai trans piace vincere facile
Una sostituzione delle donne che non riguarda solo il mondo della bellezza femminile ma anche dello sport.
Basti pensare alle atlete trans che hanno partecipato alle Olimpiadi di Tokio.
Il primo caso è quello di Quinn, classe 1995, membro della Nazionale di calcio femminile del Canada dal 2013, che si dichiara non binary: ossia non si identifica né come maschio né come femmina. Perciò ha chiesto, nei suoi confronti, l’uso di pronomi neutri “they” e “them”.
Laurel Hubbard, 43 anni, sollevatrice di pesi neozelandese, ovviamente lo scopo non è quello di vincere gareggiando da uomo con altre donne ma: “cambiare le menti delle persone”.
Poi c’è Chelsea Wolfe, nata nel 1993, atleta supplente per il team Usa di BMX freestyle: ha cominciato a fare gare di Bmx quando aveva sei anni.
Ed anche qui la melassa arcobaleno non poteva mancare “lo faccio anche perché voglio essere la persona che avrei avuto bisogno di vedere alle Olimpiadi quando ero più giovane. Allora, mi avrebbe aiutato immensamente a sentirmi adeguata, a valorizzare la persona che ero e a non sentire il bisogno di nascondermi dal mondo”.
Oltre alle olimpiadi di Tokyo da ricordare Lia Thomas nata Will, ultracorpo maschile che ha stravinto tutte le gare stile libero femminili sulle distanze di 200, 500 e 1650 yard battendo i record della categoria. Nelle 200 yard Thomas è passata dal 462° posto nazionale nella categoria maschile al primo posto in quella femminile.
Ma al peggio non c’è mai fine.
La beffa per le avversarie
Infatti, alle avversarie, che si erano indignate per la più che evidente ingiustizia, i dirigenti avevano consigliato un supporto psicologico affinché accettassero l’inclusione.
Ma, a quanto pare, ad aver bisogno dello psicologo era proprio chi invitava ad andarci, visto che, lo scorso marzo, è scartato il veto della Federazione mondiale di atletica per la partecipazione a gare femminili a chi è nato maschio.
Un veto giustificato dal fatto che la biologia ha la meglio sul genere e l’equità per le donne viene prima di ogni inclusione.
Nemes Sicari