I nigerini si sono svegliati a luglio 2023 e gli italiani? – Vietando alle Nazioni Unite e alle ONG le “zone operative” militari, tramite “restrizioni temporanee” causa instabilità, hanno de facto, cominciato a togliersi i sassolini dalle scarpe.
Lo schiaffo a Macron
Il Niger è un Paese che ha deciso – forse nell’unico modo possibile – di liberarsi una volta per tutte dell’usuraio francese e di tutti i suoi compagni di Risiko. Appare chiaro, a chi non è sprovveduto, che la mossa sia parte della controffensiva strategica economica russa.
La guerra scatenata dagli USA per procura contro Putin, con la complicità dell’Occidente o, meglio sarebbe dire, con la partecipazione dovuta in quanto colonia statunitense, è militare da un lato ed economica dall’altro.
Il ricatto occidentale non funziona più
L’attuale situazione di sicurezza, compresa l’operatività delle forze armate nigerine potrebbe realizzarsi quale premessa per fare piazza pulita di indesiderate presenze parassite che, invece, i parassiti stessi, fanno passare come disumano divieto di invio di aiuti umanitari, un classico gioco sporco d’oltre Atlantico, con l’ONU che ha istericamente strillato, per acuto di Nicole Kouassi – presidente ad interim – che 3,3 milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare.
Le mani sulle materie prime
L’ONU corre dunque in aiuto a Parigi che, perso il controllo della ex colonia, rifiutando di riconoscere la legittimità del nuovo governo nigerino, spera di non perdere l’approvvigionamento di Uranio, indispensabile alle centrali francesi, ben sapendo che dei nigerini importa poco se non nulla: l’importante è che lavorino come “negri” ed estraggano ciò che occorre alla Francia.
A pensar male si fa peccato, ma a perseverare unicamente in buoni pensieri si fa peggio.
I media asserviti sproloquiano di una UE che ha tagliato i ponti con il Niger, quando i fatti dimostrano l’esatto contrario.
Guerra in arrivo?
Si profila dunque un braccio di ferro che potrebbe sfociare in una sorta di guerra civile africana, poiché la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentali si è schierata contro i nuovi leader militari – una delle tante – con ausilio di pacifiche bombe NATO per ripristinare la democrazia, quella forma di governo in cui le pecore promettono ad altre pecore di difenderle dalla tigre.
Cristian Borghetti