Esclusiva: Intervista Gianni Alemanno – ex-ministro dell’Agricoltura, già sindaco di Roma e uscito indenne, anche se dopo il consueto, vergognoso calvario giudiziario, dalle inchieste con cui si tentò di coinvolgerlo nel malcostume della Sinistra capitolina, promotore del comitato Fermare la Guerra che ha dato una scossa senza eguali all’omologazione della politica e dell’informazione sul conflitto tra Russia e Ucraina. Dopo un anno di intensa attività nelle piazze, nei convegni e nei talk-show televisivi, ora chiama a raccolta ad Orvieto – tradizionale luogo di appuntamento della Destra sociale italiana – tutti coloro che, pur non essendo necessariamente ostili al governo di Giorgia Meloni, a quasi un anno dall’insediamento, si aspettavano forse qualcosa, se non molto di più dal nuovo esecutivo in materia di cambiamento e rottura rispetto al passato. In questa intervista esclusiva, fa il punto sull’organizzazione dell’importante evento.
Chi si aspetta di incontrare a Orvieto, oltre a coloro che hanno già aderito al comitato?
Devo dirle che stiamo ricevendo molti riscontri in quella che si può definire la “destra sommersa”, una molteplicità di sigle e di raggruppamenti che hanno manifestato grande interesse a un progetto comune di presenza sulla scena politica e militante del Paese oggi un po’ asfittica; ma abbiamo ricevuto risposte significative e incoraggianti anche da quel “mondo del dissenso” che, emerso durante le proteste contro la gestione della “pandemia”, sono oggi alla ricerca di una risposta forte che dia soluzioni ai gravi problemi di rappresentanza e di democrazia reale che sono emersi nel corso di quel biennio.
Dunque, parte da destra, ma non si ferma certo lì?
L’identità di destra sociale è fondamentale non solo per caratterizzare la nostra visione sulla sovranità nazionale, ma anche per uscire dalla fumosità di formule che, sotto l’autonomia dalla politica, tradiscono solo un vuoto culturale, programmatico e specialmente di valori; noi la nostra cultura e la nostra storia ce l’abbiamo e ne siamo orgogliosi e gelosi, ma siamo anche convinti che possiamo essere coinvolgenti e rappresentativi anche per istanze, rivendicazioni legittime, sensibilità che muovono da tradizioni e storie differenti, nel reciproco rispetto e nella comune volontà di cambiamento della politica e del modo di fare e di gestire la politica, ovviamente in senso più partecipato e comunitario.
A parte molte, anzi, tante personalità del mondo intellettuale, per altro, di primissimo ordine, una sola, significativa presenza di governo, quella di Vittorio Sgarbi. È deluso da questo?
No, assolutamente. Tra l’altro ci sono almeno due europarlamentari della Lega e molti consiglieri regionali. È solo un segno non positivo dell’emergenza climatica che stiamo vivendo e che non riguarda solo le precipitazioni e le temperature, ma anche e soprattutto la capacità delle forze parlamentari attuali di confrontarsi e di dibattere con chi opera direttamente nella società. È uno dei limiti dell’attuale politica che noi vorremmo contribuire a superare: senza un dialogo ampio e alto sui grandi temi dello sviluppo e della collocazione internazionale dell’Italia, non si possono risolvere i problemi dell’Italia e, me lo lasci dire, dell’Europa.
Il suo movimento si è caratterizzato le posizioni dissonanti sulla guerra in Ucraina rispetto non al governo, ma si potrebbe dire al Parlamento, vista l’unanimità delle posizioni lì espresse. A Orvieto si amplierà questa posizione del suo movimento?
Certamente, anche perché, come abbiamo spiegato per un anno e più, non è solo questione di stare dalla parte di Zelensky o di Putin. Non è con il tifo da stadio che si affronta la politica internazionale. Noi vogliamo sottolineare come sia interesse per l’Italia prendere coscienza che il mondo di oggi è multipolare, che non conviene né all’Italia né all’Europa allinearsi acriticamente all’America di Biden. Oggi occorre guardarsi intorno a 360 gradi, è necessario prendere atto di realtà dinamiche come il Brics, evitare scelte manichee…
… il governo, però, sembra abbia altre intenzioni, come dimostra la scelta annunciata di stracciare l’accordo per la “via della seta”
Una scelta che, se fosse compiuta veramente, sarebbe avventata perché ci precluderebbe importanti investimenti. L’Italia ha già alzato un muro altissimo nei rapporti con la Russia – che non sarà facile da abbattere nemmeno quando la guerra sarà finalmente finita -, ora che facciamo, ne alziamo un altro anche verso la Cina?
Si fa troppo affidamento all’area neoliberista guidata da Biden, non comprendendo come l’attacco ai valori e alle tradizioni sovrane non viene solamente dalle autocrazie vere o presunte che governano altre parti del mondo, ma anche da quel modo pervasivo, senza limiti e rispetto per la dignità umana, senza attenzioni sociali di alcun genere e tipo che provengono dall’America di oggi e da una parte del così detto Occidente che non è certo più il vecchio baluardo contro il comunismo sovietico.
Un mondo che sparla di libertà ogni giorno, ma riferendosi solo a quella indiscriminata delle multinazionali e delle forze finanziarie che condizionano negativamente e senza alcun controllo la vita di interi popoli e di interi continenti.
A proposito di libertà, che effetto le fa, adesso, leggere con sempre più frequenza la richiesta di criminalizzare il “negazionismo climatico”?
Come le stavo dicendo poc’anzi, nel mondo “turboliberista” di oggi, quando si parla di libertà, s’intende solo la licenza di agire senza freni per i colossi del mercato finanziario e industriale sovranazionale.
Di contro, come ha dimostrato la triste vicenda del Covid, assistiamo a un tentativo reiterato e sempre più soffocante di limitare la libertà di scelta delle persone, anche quando si tratta di scelte intime, anche per il proprio corpo o la propria salute, in nome di uno “scientismo” senza fondamenta nella Scienza che è utile solo ad agevolare gli interessi economici di qualcuno.
Noi vogliamo affermare una società dove la libertà delle persone è inviolabile come inviolabile deve essere la libertà dei popoli di vivere nel solco delle sue tradizioni e dei suoi costumi.
Qualcuno ha scritto – e lei ha smentito prontamente – che quello di Orvieto sia il primo passo di un nuovo partito, ma non crede che ci sarebbe spazio per un nuovo movimento, a destra della Meloni o altrove rispetto a lei?
Certamente lo spazio c’è e forse sarà ancora più vasto nel prossimo futuro, viste le tendenze dell’elettorato a sposare proposte politiche forti, salvo poi abbandonarle se la prova di governo non risulta all’altezza delle aspettative.
Però, a Orvieto, noi vogliamo che siano le idee a essere protagoniste, non le scelte elettorali.
Anche perché non nasciamo né vogliamo diventare per forza una opposizione alla Meloni: noi non siamo scontenti che governi il Centrodestra e siamo convintissimi che, se si sostituisse l’attuale esecutivo con nuovi governo tecnici per non parlare della Sinistra, si arriverebbe al disastro peggiore.
Noi vogliamo poter raccogliere ed elaborare quelle istanze che sono per altro maggioritarie nel Paese e costituire semmai un pungolo per chi oggi ha responsabilità di governo.
Un commento finale alle elezioni spagnole e al non esaltante risultato di Vox?
Le consultazioni iberiche dimostrano la validità dei nostri assunti principali: quando una forza di destra si accoda al neoatlantismo, frena e smorza le sue spinte identitarie e sovraniste, favorisce solo il rafforzamento delle posizioni centriste, rendendo orfana una vasta porzione di elettorato che perde anche il solo interesse ad andare a votare.
Un po’ come accade in Italia, dove chi è già sulla scena della politica fa finta di non sapere come i numeri di cui può disporre siano, in realtà, drogati da un astensionismo sempre più marcato e preoccupante.
Il nostro movimento si caratterizzerà, quale che sia la struttura che si sceglierà per continuare la militanza nella società, anche per la ricerca del dialogo coi delusi dalla politica, nel costante impegno di far tornare quella che ora è la maggioranza del nostro popolo a collaborare nella casa comune per un’Italia veramente, libera, indipendente e sovrana.