Siate cavalieri! Una risposta al PM Mannella – “Cambierei il finale della Bella addormentata o di Biancaneve che tutti conosciamo. Quando la principessa si sveglia, dovrebbe dire al principe: Ho perso anche già tanto tempo. Ora vado a trovarmi un buon lavoro”.
È così che la Pm che indaga sul femminicidio di Giulia Tramontano e sulla denuncia per violenza a carico di Leonardo Apache La Russa spiega a Fanpage.it perché per contrastare la violenza di genere è necessario partire dall’educazione dei più piccoli.
Un magistrato fazioso
Si tratta di Maria Letizia Mannella, che guida il quinto dipartimento della Procura di Milano che si occupa di tutela delle vittime vulnerabili e della violenza di genere.
“Nelle favole le donne si salvano grazie a un uomo, non deve essere così”: La Pm parla della necessità di “uno scatto culturale”, ossia “bisogna che tutti, uomini e donne, vengano considerati entrambi forti”.
“Siamo tutti forti, anche se in modo diverso”, facendo così capire ai piccoli che “i bambini e le bambine sono uguali”.
Iniziando ad escludere sport adatti ai maschi e alle femmine, “perché tutti sono capaci di fare tutto, perché questa è la realtà. Spesso noi donne ci sottovalutiamo: pensiamo che senza un uomo che ci valorizzi noi valiamo meno. E non va bene”.
Ed è proprio qui che la Pm punta il dito contro le fiabe: “D’altra parte le favole che ci raccontano fin da piccole raccontano di donne, da Cenerentola a Biancaneve, che si sono salvate grazie a un uomo”.
In attesa di questo scatto culturale la Pm consiglia alle donne di non accettare l’ultimo incontro chiarificatore, in quanto è solo un momento in cui l’uomo “pretende solo di prevaricare sulla volontà della donna, costi quel che costi”.
Sovvertire i rapporti umani
Ciò che ostacola la lotta contro la violenza sulle donne è la figura di un uomo che tratta la donna come una principessa salvandola da morte certa?
Un’osservazione che stona, e parecchio, visto che versiamo in una società in cui si invita, giustamente, ad educare l’uomo al rispetto della donna.
E quale figura migliore da prendere da esempio se non quella del principe azzurro che salva la sua amata a costo della sua stessa vita? Chissà quante donne molestate per strada, o peggio violentate, avrebbero voluto a fianco il principe di Biancaneve o de La bella addormentata che le salvasse dal mostro di turno.
La stessa Mannella ha detto che sia gli uomini che le donne sono forti “anche se in modo diverso”. E forse per questo motivo nelle fiabe è il principe che salva la principessa.
E, sempre per questo motivo, una donna si sente più sicura se ad accompagnarla a casa è una figura maschile anziché femminile.
Questa nostra fragilità fisica è forse una forma di sottomissione all’universo maschile o è solo una mera presa coscienza delle regole di madre natura?
Dura lex sed lex
Perché vedere il male anche in un gesto romantico, cavalleresco e dolce nella sua potenza?
Non sarebbe forse più corretto insegnare alle bambine ad essere sì autonome, libere ed indipendenti senza rinunciare o addirittura rinnegare le loro fragilità, i loro limiti e le loro debolezze? Aspetti questi che, se vissuti con un principe azzurro, pesano, si affrontano meglio e magari si risolvono.
Non sarebbe più sensato leggere alle bambine Biancaneve e la Bella addormentata, insegnando loro a farsi trattare come principesse e, nello stesso tempo, trattare chi le rispetta con lo stesso rispetto?
Non è forse questa la parità di genere?
Quella parità che non equivale certo a uno scambio di ruoli, distruggendo così l’essenza della diversità per antonomasia ossia quella tra uomo e donna.
Quella diversità che è fonte di vita e che è quindi motore del mondo.
Nemes Sicari