Caso Zaki, quanto ci è costato? – Zaki graziato: il Presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, con la concessione tanto invocata dai progressisti, libera le cronache da una faccenda oltre i limiti del grottesco.
Tra PD e servizi stranieri
Gli amici “Lefty” tirano un sospiro di sollievo per lo studente straniero laureatosi da remoto in Italia, discutendo una tesi sul gender – sarà un caso – trattenuto in stato di detenzione preventiva dal 7 febbraio 2020 ad oggi, in Egitto, per minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda terroristica.
I fan di Zaki, che hanno perorato la sua causa, sono – sarà di nuovo un caso – coloro che invocano e avallano la repressione contro chiunque metta in dubbio il sacro verbo della subcultura di sinistra, affezionati estimatori dell’antifascismo militante, amici del gay pride e chi più ne ha più ne metta.
Un agente al soldo inglese
Zaki rappresenta il tipico martire della sinistra, scelto a caso nel mucchio, tralasciando casi ben più gravi di detenzione illegale. Facciamo notare ai sinistroidi che il detto “tutto il mondo è paese” non vale una cippa, soprattutto nei Paesi Islamici, nonostante l’Egitto sia uno dei più moderati.
Conoscendo bene l’atteggiamento della sinistra e dei suoi supporters, è probabile che Zaki abbia, per così dire, esagerato laddove non è concesso e per questo sia stato punito secondo le leggi dello Stato egiziano, del resto non tutto il mondo è Italia.
Quanto ci è costato?
La domanda che sorge spontanea, come in tutti i casi del genere, è: quanto sarà costata questa grazia allo Stato italiano, visto quel “Il nostro impegno per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato, continua, abbiamo ancora fiducia”, proferito per bocca di Giorgia Meloni? Domanda a maggior ragione lecita visto l’atteggiamento del soggetto che ha rifiutato le foto con le istituzioni – minimo sindacale in situazioni di questo genere -.
Lorenzo Gentile