Don Bosco e gli altri… I Santi e gli animali – Sono tanti i santi che hanno avuto tra le loro “amicizie” gli animali, San Francesco d’Assisi, in particolare, aveva un rapporto speciale con tutte le creature del Creato.
Una delle frasi che reputo più significative del Santo Patrono d’Italia è sicuramente: “Se avrai uomini che escluderanno qualsiasi creatura di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrai uomini che tratteranno allo stesso modo i loro simili umani”.
Tanti oltre a San Francesco
Ma non solo San Francesco è ricordato con il suo amorevole rapporto con gli animali, basti pensare a San Rocco di Montpellier che, come San Francesco, era nato in una famiglia nobile ma aveva abbandonato gli agi della casa paterna per girare l’Italia e curare i poveri ed i malati dalla peste che affliggeva l’Italia in quel periodo mettendo a disposizione dei più deboli le sue conoscenze di ex studente di Medicina.
Poiché dedito alla cura dei malati, si ammalò lui stesso e, per non essere di peso per nessuno, si ritirò in una grotta appartata attendendo che, la malattia, avesse la meglio sul suo corpo terreno. Ma in realtà San Rocco non era totalmente solo, insieme a lui, in attesa dell’arrivo della sua ora, la storia del Santo Francese ci racconta che ci fosse un cane probabilmente di proprietà di una famiglia del luogo che faceva visita quotidianamente al Santo e, per confortarlo, leccava le sue piaghe e ogni giorno, si racconta, portasse un pezzo di pane al Santo rubandolo dalla tavola del suo padrone.
Da questo episodio nacque il legame tra san Rocco e i cani, di cui è ricordato come patrono. Questo legame con il cane è un ulteriore segno della sua affinità con San Francesco entrambi raffigurati in compagnia di un “canide”, San Rocco con il Cane, San Francesco con il Lupo.
Sant’Antonio Abate
Altro Santo che aveva un rapporto speciale con gli animali, non a caso è il Santo protettore degli animali domestici, era l’Eremita Egiziano Sant’Antonio Abate, la cui storia è giunta fino a noi grazie ai racconti del suo discepolo Sant’Atanasio. Sant’Antonio Abate è considerato il “Santo Ecologista” in cui l’armonia tra uomo e natura è un dono della grazia di Dio.
Riconciliazione e rispetto che non nega, anzi presuppone, la scala gerarchica ontologica di importanza delle creature, di cui l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, è il vertice, il custode ed il corretto fruitore.
Ma ci sono anche racconti, alcuni probabilmente solo legende ma che vale la pena raccontare, di altri Santi che hanno a che fare con gli animali, come San Macario l’Eremita che viveva in una grotta dove un giorno vi entrò una iena con il suo cucciolo tra i denti, il Santo si accorse che il cucciolo era cieco ed ebbe compassione di lui, lo benedisse e miracolosamente il cucciolo riacquistò la vista.
Ricordiamo anche San Karilef di Francia che fece nidificare dei cardellini nel suo cappuccio da Frate o San Benedetto (Patrono d’Europa) la cui regola era: Ora et Labora (Prega e lavora) E poiché lui faceva proprio così non sempre era apprezzato dagli altri monaci che lo conoscevano, tanto che tentarono di avvelenarlo offrendogli del pane avvelenato, ma a salvare la vita al Santo fu il corvo che lui aveva amabilmente allevato.
Il corvo di San Benedetto
Benedetto, infatti, sfamava un corvo che ogni giorno veniva a mangiare del pane dalle sue mani. Un giorno, illuminato dallo Spirito Santo sul fatto che il pane era avvelenato, Benedetto disse al corvo: “Fratello corvo, prendi questo pane e portalo dove nessuno potrà mai né trovarlo né mangiarlo”.
Il corvo se ne andò col pane nel becco, come faceva ogni giorno e tutti pensarono che se lo sarebbe mangiato e sarebbe morto, nonostante San Benedetto e le sue parole. Invece dopo pochi minuti il corvo tornò indietro, senza nulla in bocca e si posò vicino a Benedetto, aspettando il pane quotidiano. Il santo gli diede del pane buono e lo benedisse, ringraziando Dio di averlo esaudito e di aver mostrato a tutti il suo amore per l’uomo.
San Giovanni Bosco salvato dal Grigio
Come al solito mi dilungo e perdo il filo principale del mio racconto, quindi eviterò, per il momento, di parlarvi dei legami con gli animali di San Marcuffo, San Cadoc, San Basolo, San Cuthberg, Sant’Egidio, Sant’Uberto, Santa Hildegarde di Bingen, Sant’ Antonio da Padova e Santa Rita da Cascia di cui vi parlerò in un altro articolo.
San Giovanni Bosco e al suo amico “Grigio” che è il protagonista di questa storia. Questo intelligente animale comparve la prima volta nella vita del Santo nel 1852. Una sera d’inverno, mentre il Santo rientrava a tarda sera, scorse un individuo che, imboscato dietro un albero, gli scaricò a bruciapelo due colpi di pistola.
Fortunatamente partì solo un proiettile che non colpì il Santo, allora l’uomo si gettò su Don Bosco, per tentare probabilmente di strangolarlo e ci sarebbe riuscito se in quell’istante un ululato spaventoso non fosse risuonato e se una animale dal notevole coraggio non si fosse lanciata sul dorso dell’aggressore mettendolo in fuga, mentre che Don Bosco, ripresosi dalla forte emozione, accarezzava con gratitudine il pelo del suo salvatore. Don Bosco, era risaputo, aveva numerosi nemici, chiaramente i Valdesi che, più d’una volta, cercarono di attentare alla sua vita.
Il ritorno del Grigio
Una sera, infatti, due sicari lo spinsero in una stradina oscura e deserta di Torino, I due malviventi si precipitarono su di lui e lo incappucciarono con un sacco, dibattendosi, Don Bosco riuscì inizialmente a togliersi il cappuccio, ma fu prontamente rimesso dai malviventi e chiuso, per evitare che se lo togliesse nuovamente, così ermeticamente che gli fu impossibile chiamare aiuto.
Il Santo stava per cadere, quando un terribile ruggito scoppiò a due passi: era nuovamente il Grigio.
Il cane con un balzo saltò addosso agli aggressori del suo padrone e lo liberò dalla presa dei due malviventi. Don Bosco liberato dalla stretta, scorse uno dei due aggressori scappare via spaventato, mentre l’altro, coricato a terra, era tenuto stretto dalla morsa dei denti dell’animale ben stretta alla sua gola.
“Chiamate il vostro cane – urlava l’uomo- mi strozza”; Don Bosco disse che lo avrebbe fatto se il malandrino avesse cambiato vita diventando saggio e morigerato. “Tutto quello che volete”, disse il malandrino, fu allora che Don Bosco parlò al suo buon amico, che lasciò la presa, e l’uomo fuggì a tutta velocità.
Un’intera banda di malviventi
Ancora un altro episodio ci viene tramandato dalla storia di San Giovanni Bosco quando Grigio lo salvò da un’intera banda di malviventi, giunti a prestar man forte ad un loro compagno che aveva aggredito il sacerdote ma che stava avendo la peggio.
Essendo stato colpito da un pugno, per difendersi, del Santo, il malvivente, lanciò un urlo per chiedere aiuto ai suoi compagni che sbucarono velocemente fuori da alcuni cespugli per prestargli man forte. Don Bosco era perduto, quasi svenne, quando l’abbaiare feroce del “Grigio” si fece sentire.
In alcuni salti egli si posizionò al fianco del suo padrone, ed ora, girava e rigirava intorno a Don Bosco grugnendo in modo eloquente e mostrando dei denti impressionanti. Uno ad uno i malandrini se la filarono nella vicina campagna a gambe levate per paura di essere aggrediti dal cane.
Quel cane che, al momento provvidenziale, sorgeva da non si sa dove e se ne ritornava non si sa dove, che nessuno incontrò mai nelle vie di Torino, né vide mai mangiare o bere si comportava, a volte, in maniera strana, si racconta che una sera, anziché offrire al Santo la sua scorta per l’uscita serale, gli impedì chiaramente di uscire da casa sua allungandosi sulla soglia della sua dimora impedendo a chiunque di allontanarlo.
Le maniere forti del Grigio
Per una volta, egli si mostrava stranamente aggressivo verso il suo padrone, sembrava fermamente intenzionata ad impedire al Santo di uscire, si intuiva che darebbe stato capace anche di “usare le maniere forti” pur di costringerlo a rimanere a casa, tant’è che, quando Don Bosco provò ad uscire, lo rispinse in casa saltandogli letteralmente addosso con notevole vigore.
“Se non vuoi ascoltarmi, ascolta almeno questa bestia: essa ha più ragione di te”, disse a suo figlio mamma Margherita, che da una mezz’ora si opponeva all’uscita notturna del Santo, alla fine, Don Bosco ascoltò la bestia, e fu un bene, poiché, meno d’un quarto d’ora, dopo un vicino accorse per supplicare Don Bosco di non uscire quella sera perché aveva ascoltato involontariamente una conversazione tra alcuni furfanti che progettavano chiaramente un’aggressione ai suoi danni.
L’ultimo incontro con il grigio
L’ultima volta che Don Bosco vide Grigio, era nel 1883. egli si era perduto, ed il cane, che non aveva preso un pelo bianco, in trentadue anni, longevità alquanto sorprendente, lo rimise sulla buona strada, poi lo accompagnò fin sulla soglia del patronato, prima di scomparire per sempre nella notte.
In molti credono che il “Grigio” altri non era che l’Angelo Custode del Santo presentatosi sotto le sembianze di un fedele cane, quando, alla fine della sua vita, lo si interrogava sullo strano animale che si era istituito suo protettore e che tutte le sue relazioni avevano veduto, toccato, accarezzato, Don Bosco, si scusava e rispondeva sbiascicando: “Dire che Grigio era un angelo farebbe ridere. Ma non si può dire certo che fosse un cane come gli altri”.
Io non credo che possa essere che Grigio fosse un Angelo sotto forma di cane anche se l’idea, da amante dei cani, mi (spero non sia sacrilego questo mio pensiero).
Il pensiero dei papi
Ma sicuramente è la rappresentazione di quanto un animale possa amare tanto il suo padrone dal rischiare la propria vita pur di difenderlo. Perché l’amore di un cane, verso il proprio padrone, non ha limiti e va aldilà di ogni possibile immaginario. Chiudo questo mio lungo, ma spero non noioso, racconto con le frasi di due Papi a me cari che si sono espressi riguardo il “Creato”.
Il Primo è Beato Giovanni Paolo II che ha dichiarato: “La bellezza dell’universo. L’ordine e l’armonia del mondo creato risulta dalla varietà degli esseri e dalle relazioni che esistono tra loro. L’uomo le scopre progressivamente come leggi di natura. La bellezza della creazione riflette l’infinita bellezza del Creatore e ispira il rispetto e la devozione dell’intelligenza e della volontà dell’uomo”.
Il Secondo è Papa Benedetto XVI che durante la giornata della pace nel 2010 (Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato): “Non va infine dimenticato il fatto, altamente indicativo, che tanti trovano tranquillità e pace, si sentono rinnovati e rinvigoriti quando sono a stretto contatto con la bellezza e l’armonia della natura. Vi è pertanto una sorta di reciprocità: nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che Dio, tramite il creato, si prende cura di noi”.
Valerio Arenare