Cola di Rienzo e la devozione per gli autentici Re di Roma: San Pietro e San Paolo – È trascorsa da poco la memoria liturgica di San Pietro e Paolo, protettori di Roma per aver coronato il loro apostolato col martirio tra il 64 e il 67 d.C. durante le persecuzioni di Nerone.
Nello spirito di celebrazione per i santi padri, sovviene alla memoria di chi scrive un bellissimo aneddoto risalente al Basso Medioevo di cui non è semplice attestare la veridicità, ma che comunque appare consistente.
Un’allegoria scomparsa
Si tratta della composizione del terzo “affresco – manifesto” (di cui oggi non vi è traccia, come molte altre decorazioni e statue nella lunga storia dell’edificio iniziata nell’VIII secolo) che Cola di Rienzo, durante l’infame prigionia del Papato ad Avignone, avrebbe fatto dipingere sulle pareti dell’antica chiesa di Sant’Angelo in Pescheria a Roma, nei pressi del Portico d’Ottava.
In tale affresco sarebbero stati rappresentati sulla sinistra una grande fiamma nella quale ardevano i nobili cittadini ed i grandi commercianti, mentre Roma veniva allegoricamente rappresentata come una donna che tentava di fuggire dalle fiamme.
La salvezza di Roma
Sulla destra, in cima all’altissimo campanile di una chiesa da dove fuoriusciva l’Agnus Dei, sarebbero stati rappresentati San Pietro e San Paolo che invocavano salvezza “alla albergatrice nostra”.
Una colomba portante una corona di mortella passata poi ad uccello assai più piccolo per inviarla, in segno di salvezza, all’antica donna.
Davanti a questo meraviglioso racconto, che ci appare del tutto verosimile, appare uno sprone. Quello di essere, con l’ausilio dei Padri Pietro e Paolo, la progenie di Cola di Rienzo a difesa della città di Roma.
Noi vogliamo salvarla dai baroni di questi tempi che la depredano e l’affamano e, con essa, l’Italia intera.
Lo dobbiamo alla Patria, lo dobbiamo ai poveri, ai lavoratori, ai disoccupati ed alle loro famiglie, ma soprattutto lo dobbiamo alla giustizia in Cristo Re.
Per questo noi di Militia Christi non cediamo e, a Dio piacendo, non cederemo mai.
Lorenzo Roselli