Il messaggio evangelico dei cantautori di sinistra – Tempo fa, sulla pagina Telegram del Megafono Cattolico (https://t.me/megafonocattolico), riportai una frase di De André (noto anarchico ateo e anticlericale) che definiva Cristo come “il più grande rivoluzionario di sempre”.
Certo: il Poeta Maledetto non ne riconosceva la Natura divina ma sosteneva che, solo umanizzandolo, sarebbe stato possibile imitare il Nazareno.
Queste parole di De André mi colpirono molto perché mi portarono a pensare che, anche nell’animo più ateo e ferocemente anticlericale, c’è il richiamo misterioso del Divino, c’è il profondo desiderio di senso.
E pur non riuscendo ad accettare la divinità del Cristo si viene comunque colpiti dalla potenza dirompente e rivoluzionaria del Suo Messaggio.
Non solo De André
Così ho deciso di analizzare tre testi di tre autori “simbolo” della Sinistra atea e “senza Dio”.
Guccini, Vecchioni e De André appunto.
Per Guccini parlerò di “Dio è morto”, titolo che riprende ovviamente il famoso motto Nietzschiano.
La canzone si divide in due parti: la prima dove viene ripetuta la morte, la caduta di Dio, ucciso dalle ingiustizie del mondo, dai campi di sterminio di recente memoria “nei campi di sterminio Dio è morto. Col mito della Razza Dio è morto” e soprattutto dai falsi ideali di Fede e Patria “tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura”.
La seconda parte invece parla della risurrezione di Dio attraverso la rivoluzione Comunista, il promesso paradiso squisitamente umano promesso dalla dottrina Marxista “In ciò che noi crediamo Dio è risorto. Nel mondo che faremo Dio è risorto”.
Il Testamento di Tito
Il secondo testo, meraviglioso quanto straziante, è il “Testamento di Tito” di De André.
La canzone è il grido disperato di dolore e rabbia di Tito, il ladro buono, crocifisso alla destra del Cristo. De André immagina Tito ripetere i 10 comandamenti e criticarli in modo sferzante e caustico.
Personalmente mi ha sempre colpito il Quinto “…non devi rubare. E io forse l’ho rispettato vuotando in silenzio le tasche degli altri che avevan rubato. Ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio”.
Chiaro riferimento anticlericale alla Chiesa Cattolica.
Tuttavia, anche qui alla fine del testo l’ateo arrabbiato si riconcilia col Nazareno amorevole: “Io nel vedere quest’uomo che muore, Madre io provo dolore. Nella Pietà che non cede al rancore, Madre ho imparato l’amore”
Quasi come se, proprio al momento di chiudere gli occhi alla vita terreno, la rabbia di Tito lasciasse spazio all’amore e al perdono.
La stazione di Zima
Il terzo e ultimo testo è di Vecchioni ed è “La stazione di Zima”.
Dei tre “Cavalieri dell’Ateismo” Vecchioni è forse quello più vicino alla Verità Cattolica.
Recentemente ha anche dichiarato di “credere in Dio ed essere Cattolico” e di “essere nato ateo, cresciuto comunista e di aver compreso Dio tramite la lettura del Vangelo”.
Ma arriviamo alla Stazione di Zima.
La prima parte è di una tenerezza sconcertante e mostra l’uomo preso dal “panico” dell’Infinito di Dio che gli si presenta: l’essere umano, nella sua fragilità, non sa come gestirlo e preferisce scendere alla stazione “Lasciami, questo sogno disperato d’esser uomo. Lasciami, questo orgoglio smisurato di esser solo un uomo. Perdonami, Signore ma io scendo qua alla stazione di Zima”.
Ma poi come sempre nella seconda parte l’Uomo si riavvicina al Padre.
Come un bambino che, accettando le sue fragilità, si avvicina al papà timido e desideroso di affetto.
E si ritorna all’attesa di Dio, alla Speranza che tutto abbia un senso, che Lui non ci lasci soli: “Guardami, io so amare soltanto come un uomo. Guardami, a malapena ti sento e tu sai dove sono. Ti aspetto qui, Signore. Quando ti va, alla stazione di Zima”
Tutti e tre gli autori hanno tratteggiato capolavori immortali della nostra musica, scolpendo il loro rapporto con Dio secondo i loro sentimenti e i loro ideali. Ma tutti e tre lo cercavano.
Tutti noi Lo cerchiamo
“L’Uomo mendicante del Cuore di Cristo e Cristo mendicante del cuore dell’Uomo” Dio parla a tutti i suoi figli, anche ai più arrabbiati e chiusi. Basta solo trovare la propria via personale per raggiungerlo.
E spetta a noi Cattolici aiutare i fratelli e le sorelle dubbiosi a trovare il sentiero per la Conversione.
Il Megafono Cattolico