Ingiustizia è fatta! In primo luogo, massima solidarietà a Gianluca Iannone, a Simone e a Davide Di Stefano e a tutti gli altri sette condannati dal tribunale di Roma a una pena pure superiore di due mesi alla richiesta del pubblico ministero per l’occupazione dello stabile di via Napoleone III, diventato l’epicentro di un’esperienza umana e politica particolarissima, certamente non negativa.
Un’esperienza che ha incuriosito tanti e notissimi intellettuali italiani delle più̀ svariate convinzioni politiche, i quali hanno contribuito, con la loro presenza fisica alle iniziative indette da Casapound in quel luogo, a rafforzare un contributo culturale e politico che certo non hanno mai offerto altro genere di “centri sociali”.
In secondo luogo, a questo punto è lecito aspettarsi, dai ministri dell’Interno e della Giustizia e dagli assessori nei vari enti locali, un’ondata di sgomberi delle innumerevoli realtà di “compagni” che, senza aver mai offerto nulla di paragonabile a quello che Casapound a Roma ha regalato alla dinamica politica, da decenni organizzano abusivamente locali pubblici, luoghi di intrattenimento danzante, concerti a pagamento e ogni altro genere di attività “imprenditoriale” in barba ai regolamenti, alle norme igienico-sanitarie, alle normative fiscali, alle leggi per la tutela della pubblica incolumità, a ogni altro tipo di vincolo a cui è sottoposto chiunque altro lavori negli stessi settori.
Ingoia il rospo antifascista
Si tratta di un’aspettativa legittima, altrimenti si sarebbe costretti a pensare che il governo di Giorgia Meloni, oltre a tutto un menù di rospi cucinati pure poco e male, ma da ingoiare ormai quasi quotidianamente, abbia nella lista dei piatti quotidiani anche la “rana antifascista”, cioè l’obbligo di dimostrarsi anche più intransigente del Pd con le realtà non conformiste della Destra.
La grottesca vicenda delle maglie numero 88 nelle competizioni sportive, da questo punto di vista, non rassicura affatto.
Agibilità politica
Inoltre, è lecito aspettarsi che, a fronte di questa nuova iniziativa giudiziaria a senso unico, almeno nelle città in cui è responsabile dell’amministrazione, il Centrodestra apra le porte a una nuova stagione di “agibilità politica” per le realtà giovanili non di sinistra, a prescindere dal fatto che tifino per Zelensky o per Putin, oppure che siano disponibili o meno ad attaccare i manifesti di Fratelli d’Italia, della Lega o del compianto Cavaliere alle prossime elezioni.
Al di là di Roma, dove comunque gli spazi esistono ancora, anche al di là della “severità” di certi magistrati, certamente degna di miglior causa, esistono decine e decine di capoluoghi, anche di regione, come Bologna, dove una realtà politica e culturale che non lecchi il culo al Pd o non sia intruppata nei “centri sociali” ha come una possibilità di espressione gli spazi privati a pagamento. Qualcosa deve cambiare.
I Centri Sociali SPA
Tornando ai “centri sociali”, è semplicemente ridicolo veder comminare 26 mesi di galera ai vertici di Casapound, in un paese dove praticamente nessuno ha pagato, da un punto di vista giudiziario, per restare al caso più recente, gli scempi compiuti un po’ ovunque nella “campagna Cospito”, costati centinaia e centinaia di migliaia di euro alla collettività per danneggiamenti, vandalismi e impiego di risorse delle forza pubblica dai sedicenti “anarchici”.
Il Centrodestra non può pensare di aver risolto il problema della Giustizia politica con la legge sulle intercettazioni: esiste ancora una magistratura militante – e rossa – che tradisce le sue inclinazioni anticostituzionali e illegali – perché per un magistrato l’imparzialità è un obbligo normativo preciso, anzi, il primo e più importante dei doveri professionali – in questo genere di sentenze, dove non solo le occupazioni, ma ogni ipotesi di reato politico viene pagato più o meno pesantemente a seconda dello schieramento in cui si suppone sia stato consumato.
Imparzialità della Magistratura una chimera
Tutto ciò deve finire, specialmente ora che si appalesano nuove iniziative volte a tagliare le gambe a un dissenso giovanile che, se non trova spazio nelle formazioni parlamentari, non per questo deve essere represso come se si trattasse di fenomeni criminali e non già di fermenti – magari acerbi, a volte ingenui, ma pur sempre legittimi – di espressività autentica della personalità individuale e collettiva di ampie fasce dei ragazzi delle nostre città.
Per altro, sopravvissuta, fiorita e cresciuta fino al 2023, sarebbe a dir poco vergognoso che l’esperienza di Casapound terminasse proprio nell’anno che vede la Destra al governo del Paese. Un fatto del genere suonerebbe come la conferma che a governare, in realtà, sarebbero altri, con gli uomini e le donne del “patriottismo” elettorale a fare da “foglia di fico” alle vergogne di un sistema di potere reale che non muta mai, nemmeno in seguito alle oscillazioni elettorali.