Iqbal, la storia del sindacalista bambino – “Gli unici strumenti che i bambini dovrebbero usare sono le penne e i libri. Sono questi gli strumenti della libertà! Non avete il diritto di obbligarci a lavorare, dovete darci le chiavi del mondo. Dovete ridarci il futuro”. Sono queste le parole di Iqbal Masih, un bambino operaio, sindacalista e attivista pakistano, diventato simbolo della lotta contro il lavoro minorile nell’industria pakistana del tappeto.
Oggi più che mai, a pochi giorni dalla giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile del 12 giugno, è un dovere ricordare non solo la storia di questo piccolo grande uomo ma anche di un crimine che affligge troppi bambini in tutto il mondo.
Venduto dai genitori
Nato nel 1983 in una famiglia molto povera, Iqbal, a soli 5 anni cinque anni, fu venduto dai suoi familiari per far fronte ai debiti delle spese matrimoniali della primogenita.
26 dollari, questo era il “prezzo” di un bambino acquistato da un fabbricante di tappeti.
Un bambino di cinque anni incatenato a un telaio, per circa quattordici ore al giorno, con lo stipendio corrispondente a pochi centesimi di euro.
Una vita di schiavitù che durerà fino al 1992, quando Iqbal uscito di nascosto dalla fabbrica, partecipò, insieme ad altri bambini, ad una manifestazione del “Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato”, nella quale si celebrava la Giornata della Libertà.
Testimone delle condizioni disumane
Il giovanissimo raccontò la sua storia e le sofferenze degli altri bambini che lavoravano assieme a lui
Una testimonianza diretta a sensibilizzare l’opinione pubblica.
Un bambino sempre in prima linea per i diritti dei bambini al punto che, nel 1995, nella città di Lahore, partecipò ad una conferenza contro la schiavitù dei minori. Grazie ad Iqbal, circa tremila bambini ridotti in schiavitù uscirono da quella condizione disumana.
Morto in circostanze misteriose
Una vita di lotta che, purtroppo, verrà stroncata troppo presto. Infatti, il 16 aprile 1995, l’eroe dei bambini fu assassinato a soli 13 anni.
Le testimonianze sulla dinamica della sua morte risultano ricche di contraddizioni. A detta di due cugini Iqbal venne colpito alla schiena da Ashraf Hero, un eroinomane.
Il BLLF invece accusò subito dell’accaduto la “mafia dei tappeti”. Una cosa è però certa, lo sfruttamento del lavoro minorile continua a non arrestarsi.
L’analisi di Save the Children
Secondo l’indagine di Save the Children “Non è un gioco”, condotta insieme alla Fondazione Di Vittorio, emerge che 336 mila minorenni di età compresa tra 7 e 15 anni abbiano avuto esperienze di lavoro, praticamente il 6,8% della popolazione di quell’età, mentre è del 20% la percentuale dei 14-15enni che hanno lavorato prima dell’età legale consentita: 1 minore su 5.
Si tratta di lavori svolti in gran parte nell’ambito della ristorazione e nelle attività di vendita nei negozi e attività commerciali ma non mancano neppure le nuove forme di lavoro come quelle online.
Un altro dato inquietante è che quasi la metà dei minori coinvolti nell’indagine ha dichiarato di aver trovato lavoro tramite i propri genitori. Un aspetto che dimostra come la piaga dello strumento del lavoro minorile sia riconducibile in qualche modo all’ambito familiare.
Intreccio di reati
Nello sfruttamento del lavoro minorile vi sono anche i reati a sfondo sessuale come lo sfruttamento della prostituzione minorile.
A tal proposito da ricordare che in Europa, dove si stima che il traffico di esseri umani produca in un anno 29,4 miliardi di euro di profitti, ben un quarto dei soli 14.000 casi identificati riguardano vittime minorenni, intrappolate in gran parte nello sfruttamento della prostituzione (64%)
Il sogno di Iqbal era quello di diventare un avvocato in difesa dei più piccoli contro questo cancro sociale.
Un sogno che per le istituzioni dovrebbe essere un dovere.
Nemes Sicari