Industria del porno e Onlyfan: quello che non ci dicono – Diventata famosa per la sua partecipazione alla sesta edizione de “Il Collegio”, un docu-reality trasmesso su Rai2, Maria Sofia Federico, una volta compiuti i 18 anni, ha deciso di dare una svolta alla sua vita, passando da forte sostenitrice della difesa dei diritti delle donne e degli animali a sex worker sbarcando su Onlyfans.
“Sei troppo giovane, non hai idea di quello che ti aspetta”, queste sono state alcune delle critiche mosse contro la sua scelta, ma la giovane è andata avanti.
Non per nulla la ragazzina, che si è sempre dichiarata femminista, ha sempre sostenuto che la battaglia per la parità dei diritti passa anche per OnlyFans.
Femministe su Onlyfans?
Un’ altra conferma di come il femminismo nato in funzione della libertà delle donne sia ormai degenerato in un’ideologia in funzione del loro libertinaggio, demolendo uno dei pilastri del fenomeno ossia la donna vista come un soggetto di diritto e non come oggetto di compravendita.
In che modo si può emancipare una donna se rende il suo corpo una merce, seppur in modo virtuale?
In che modo si può emancipare una donna che ha dichiarato di essere stata vittima di revenge porn, sbarcando su una piattaforma a pagamento con contenuti hot?
In che modo si può lottare per il rispetto della donna se è la prima a non rispettarsi, calpestando la sua femminilità degenerata in volgarità e la sua libertà imprigionata in una piattaforma dove diventa mero oggetto del desiderio?
Forse sarebbe stato più funzionale all’emancipazione dell’universo in rosa, invitare le donne alla prudenza, soprattutto se si è state vittime di un crimine vile e meschino come appunto il revenge porn.
Forse sarebbe stato femminista lottare per rivendicare l’essere donna contro un’ideologia che la cancella e far sì che il diritto di essere sia madre che lavoratrice non stia più sulla carta ma anche e soprattutto nei fatti.
La donna ha il diritto di essere donna, di godere della sua giovinezza e di mostrare la sua femminilità in tutte le sue sfaccettature dall’essere sensuale all’essere sexy.
Aspetti, questi, che nulla c’entrano con la volgarità, col do ut des e soprattutto con una libertà che sa solo di libertinaggio.
Non è tutto rosa e fiori
La vera forma di emancipazione oggi più che mai è insegnare alle donne a non essere scatole vuote ma con un contenuto che rende la forma molto più interessante e soprattutto unica.
Ma non tutto oro quel che luccica.
“Sa qual è il guadagno medio di chi posta contenuti erotici su quella piattaforma? 180 euro al mese. Ma nessuno lo scrive. Vedo ragazzine andare in tv a raccontare come sia facile diventare ricchi in questo modo. La verità è che rischiano di rovinarsi la vita per 180 euro”.
Questo è lo sbugiardamento fatto dall’attore porno Max Felicitas. Il trentunenne prospetta la stessa situazione anche per l’industria del porno dove “se lavori per una produzione come performer maschile al massimo sei pagato 200-300 euro a scena se all’epoca, avessi saputo quanto è brutto l’ambiente non avrei mai iniziato. Lo dico sempre a chi si avvicina a questo mondo”.
Ciò che lo ha spinto a restare è stata la voglia di essere imprenditore di sé stesso.
Ragazzine che lottano per l’emancipazione della donna con Onlyfans e trentenni che diventano imprenditori di sé stessi con l’industria del porno.
Un contesto squallido e lunare che conferma amaramente quanto sostenuto da Paolo Crepet “Educare significa tirare fuori il talento di ognuno, il suo grado di libertà, la strada per apprendere davvero.”
Infatti, dall’assenza di talenti e di libertà si ha l’amara conferma del fallimento nell’arte di educare i giovani ossia nella principale missione di una società civile.
Rita Lazzaro