Ponte Morandi: terremoto politico in arrivo? – Con le dichiarazioni del top manager dei Benetton ora crollerà anche la santa alleanza omertosa tra Meloni, Salvini, le sardine e Landini sui 43 morti di Genova?
In data 22 Maggio 2023, la più alta carica tra i manager dei Benetton, ovvero Gianni Mion l’amministratore delegato della capogruppo Edizioni Holding, ha confessato davanti ai giudici quello che era già chiaro a tutti: “Emerse che la struttura era a rischio di collasso. È il mio grande rammarico. Avevo l’impressione che nessuno controllasse. Perché non ho parlato? Forse temevo di perdere il lavoro”.
Mion canta davanti ai giudici
Poi Mion ha delineato un altro reato gravissimo, ovvero l’acquisto da parte delle aziende dei Benetton della società dello Stato che doveva controllare la struttura. Ovvero si erano comprati chi doveva controllare se le aziende dei Benetton effettuavano le giuste manutenzioni. Ecco come continua Mion nella sua dichiarazione: “Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo (direttore generale di Aspi) mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’”.
Ovvero, non era più un ente terzo a controllare ma si controllavano in famiglia.
Una riunione affollata quella di cui ha parlato Mion davanti ai giudici: parteciparono l’Ad di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia, e tecnici e dirigenti di Spea, la società addetta alle manutenzioni.
Le istituzioni erano a conoscenza del pericolo
Anche lo Stato aveva ricevuto delle segnalazioni precise sui pericoli di crollo.
Ci furono addirittura delle interrogazioni parlamentari sui rischi di crollo del ponte, ovviamente precedenti al crollo.
E lo Stato dov’era? Perché aveva scelto di cedere l’azienda addetta ai controlli? Come controllava lo Stato? Come controllava il ministro Del Rio (del PD), allora addetto alle infrastrutture?
Prima di parlare in aula, Gianni Mion aveva già parlato durante alcune intercettazioni telefoniche e definiva “una banda di cialtroni” la Spea, la società del gruppo che si occupava delle manutenzioni: “Sono una banda di cialtroni e un’associazione a delinquere… diciamo che in Autostrade, in Spea, in quel mondo là non si salva nessuno”.
Fino a concludere così davanti ai giudici: “Avevo la sensazione che nessuno controllasse nulla. La mia idea è che c’era un collasso del sistema di controllo interno e esterno, del ministero non c’era traccia. La mia opinione, leggendo ciò che emergeva, è che nessuno controllasse nulla”.
Alla faccia del ministro Del Rio.
Adesso l’alleanza omertosa tra governo, PD e sindacati, come si mette?
Ci sono almeno quattro grandi scandali per cui vige un sistema omertoso, tra governi vari, opposizioni varie (finte) e sindacati, che si è protratto fino a oggi, ovvero Meloni, Salvini, Schlein e Landini non spiegano mai niente su
1) la voragine di Mps,
2) la cancrena del Csm,
3) i 1.850 miliardi distribuiti dalla Bce non si sa a chi,
4) appunto l’enorme giro di soldi dopo il crollo del ponte di Genova.
Nessuno attacca nessuno. Il paradosso è che sono quattro scandali tutti della Sinistra, eppure la Destra se ne sta inspiegabilmente buona e zitta.
Adesso però qualcosa è cambiato, fino al 22 Maggio 2023 il muro del silenzio non si era mai incrinato, nessuno aveva indicato i colpevoli, neanche dopo il volo di Davide Rossi dal palazzo di Mps.
Neanche dopo che si scoprì come il governo D’Alema-Mattarella aveva dato il contratto ai Benetton secretandolo per le assurde clausole in esso contenute (il contratto, blindato oltre il ragionevole, rendeva 1 miliardo di euro all’anno e durava 32 anni).
Neanche dopo che si scoprì della festa vip a Cortina tenuta dai Benetton con i cadaveri ancora non estratti dalle macerie del ponte. Ve lo immaginate il padrone delle ferriere che festeggia nella sua tenuta nonostante nella sua fabbrica siano appena morte 43 persone?
Neanche dopo che Oliviero Toscani aveva fotografato le sardine insieme ai Benetton pochissimo tempo dopo, tutti felici e sorridenti. E dopo che lo stesso Toscani dichiarò che “agli italiani non frega niente se viene giù un ponte”.
Insomma, la Destra o sta muta o è ammiccante, come quando Zaia e Giorgetti presero subito posizione a favore delle aziende dei Benetton nei giorni successivi alla tragedia, con la scusa che c’erano in ballo “10.000 lavoratori”, ben sapendo che quei lavoratori erano gli unici a non rischiare niente perché la vita delle autostrade italiane non era in discussione.
E adesso che Gianni Mion ha vuotato il sacco, quali saranno le iniziative della Schlein, di Landini, di Salvini o della Meloni?
Mario Draghi andrà processato?
Il governo Draghi ha inspiegabilmente pagato 9 miliardi alle aziende dei Benetton per ricomprarsi la concessione delle autostrade, perché non ha semplicemente revocato quella concessione a fronte di un crollo che ha causato una tragedia?
Perché Draghi non ha almeno aspettato l’esito del processo in corso a Genova per stabilire se ci fu o meno negligenza nelle manutenzioni del ponte crollato, avendo così un forte motivo per una revoca del contratto?
Se a seguito delle dichiarazioni di Gianni Mion, il manager più importante dei Benetton, adesso gli altri manager dei Benetton verranno condannati per negligenza, il governo Meloni chiederà la restituzione dei 9 miliardi erogati da Draghi?
Se venisse giù Draghi, verrebbe giù tutto?
Finalmente scopriremmo le verità nascoste su Benetton, Bce, Csm e Mps, e in Italia si respirerebbe aria più pulita.
Carlo Maria Persano