Romagna e Magistratura: Qualcuno si ricorda di Rigopiano? Qualcuno ha memoria della slavina che, in Abruzzo, il 18 gennaio 2017 travolse un hotel, uccidendo 29 persone?
Ebbene, allora, quasi prima che arrivassero i soccorritori, la Procura della Repubblica di Pescara aprì un fascicolo, per disastro colposo, se la memoria non difetta, che si risolse, poi, in un processo con un pugno di condanne e una trentina di assoluzioni.
Ora, in Romagna le vittime, grazie a Dio, sono una decina in meno, ma i danni materiali ed economici infiniti: risulta a qualcuno che a Bologna, Forlì, Rimini e Ravenna un qualche procuratore abbia preso l’iniziativa di vederci un po’ più chiaro, nelle ragioni del disastro? Curioso, no?
In Emilia Romagna?
Sempre pronti a mettere sotto la lente della giustizia ogni evento di qualsiasi natura, i magistrati che operano in Emilia non hanno alcun dubbio sul fatto che mezza Romagna sia stata cancellata solo dal destino cinico, baro e criminale.
Le pubbliche amministrazioni? Cosa si vuole che potessero fare, le pubbliche amministrazioni?
Tra Reno e il Po
Eppure, in altra parte del nostro giornale, l’amico Giovanni Preziosa fa notare quello che tutti notano, a Bologna e a Ferrara, ma di cui nessuno parla: Lamone, Bidente, Idice, ecc., non sono il Nilo, eppure questa “piena” che ha travolto uomini, animali e cose pare abbia risparmiato tutte le terre e gli abitati che si affacciano o sono percorsi dal Reno e dal Po.
In particolare, questo primo fiume, che dalla montagna sovrastante il capoluogo – dove pure sono state registrate frane, crolli, esondazioni – trae gran parte dell’acqua della sua portata, non fa registrare innalzamenti pericolosi del livello dell’acqua stessa e non crea disastri alcuni.
Non in città – se non in una strada da troppi anni interessata da interventi poco sensati da parte del Comune – e non nella campagna che attraversa e che, dal Canale di Galliera che lambisce niente meno che la stazione ferroviaria, arriva fino a San Pietro in Casale, Malalbergo, Galliera e, di lì, si dirige verso il mare costeggiando il percorso del Grande Fiume.
La costa adriatica
Curioso, per altro: nella costa adriatica emiliana, non si registrano disastri particolari proprio a Marina Romea, Marina di Ravenna, Porto Garibaldi e nelle altre piccole località che non solo sono inserite nel Delta del Po, ma, appunto, sono strette tra il Delta e le foci del Reno: lì la “bomba d’acqua” non è arrivata?
Non desta perplessità una massa di acqua gigantesca che sconvolgerebbe tutti i tributari grandi e piccoli di fiumi ben più importanti e consistenti e i territori circostanti – e dove dovrebbe giungere gran parte di quella massa, poiché appunto tutti gli altri piccoli e grandi vi si gettano -, ma che lascia indenne e tranquilli proprio il fiume principale e i terreni che sono lambiti dalle sue rive? Non è curioso che, tale le poche località intonse della Romagna forlivese, ci sia Cesenatico, dove le acque interne e il loro incrocio col mare sono regolate da un sistema progettato non dal Pd e dalla Regione, bensì – per loro mena fortuna – da Leonardo da Vinci?
Monumento a Greta
È proprio il caso di innalzare un monumento a Greta Thunberg e bersi la colossale balla dell’evento imprevedibile e del “cambiamento climatico”, oppure sarebbe meglio chiedere un’inchiesta seria sull’accaduto?
Fateci caso: non aveva ancora smesso di piovere che, dalle televisioni ai quotidiani, è stata subito rispolverata una parola che non si sentiva da quasi un anno, dai tempi del Covid e del Green-pass: Negazionista.
C’è ancora il fango sulle strade, ma c’è già il criminale da abbattere: colui che non crede al “cambiamento climatico”.
Cosa farà Giorgia Meloni?
E così, quando arriverà Giorgia Meloni dal Giappone, questa non potrà che abbracciare e stringere le mani a Stefano Bonaccini e piangere insieme a lui le sventure dei romagnoli e, magari, affidare all’uomo che ha gestito tanto male il territorio martoriato dalle esondazioni, il ruolo di “commissario di governo” per rimediare agli errori che lui stesso a contribuito a commettere.
Per altro, come già è successo col terremoto di dieci anni fa, nella certezza che i romagnoli – gente di ferro – entro due settimane, ora che il tempo si aggiusta, ripristineranno gran parte di ciò che è stato devastato in men che non si dica, “gabbando il santo” passata non la festa, ma la tragedia.
Proteggerà Bonacini?
Tutto il mainstream è mobilitato a proteggere Bonaccini e la sua ex-braccio destro, Elly Schlein: la Meloni dimostri di avere una tempra diversa dai suoi predecessori e pretenda che vengano messi sotto accusa subito e non si faccia coinvolgere dalla retorica solidaristica. I governi non devono piangere i morti o prostrarsi davanti alle calamità: devono agire: per risolvere i problemi e fare giustizia di coloro che li hanno creati. In primo luogo, chiedendo ai magistrati emiliano-romagnoli di tirar fuori la testa dall’acqua.
Massimiliano Mazzanti