Pedopornografia: uno sguardo nell’abisso – Il 5 maggio è la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, istituita dalla legge 41/2009.
Oggi più che mai è un dovere ricordare una serie di crimini e dati che la riguardano e che, purtroppo, continuano a degenerare.
Il rapporto della Polizia Postale
Nel 2022 il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online ha trattato 424 casi di adescamento sulla rete: anche quest’anno la fascia dei preadolescenti (10-13 anni) è quella più coinvolta in interazioni sessuali tecnomediate.
Un lento incremento dei bambini sotto i 9 anni adescati online, un trend, diventato più consistente a partire dalla pandemia.
È questo l’allarme nel report annuale della Polizia Postale, che segnala come social network e videogiochi online siano “i luoghi di contatto tra minori e adulti più frequentemente teatro delle interazioni nocive”.
E questo, nonostante sia “diminuita la circolazione globale di materiale pedopornografico online”.
Gli agenti hanno trattato complessivamente 4.542 casi, indagando 1.463 persone (il 3% in più rispetto al 2021), di cui 149 arrestate (l’8% in più) per reati connessi ad “abusi tecnomediati in danno di minori”, per i quali la fascia dei cosiddetti preadolescenti (tra i 10 ed i 13 anni) risulta “anche quest’anno” come la più coinvolta nelle reti dei pedofili.
Il monitoraggio dell’Associazione Meter
Le modalità di scambio di materiale pedopornografico, secondo quanto emerge dal lavoro di monitoraggio svolto dall’Associazione Meter, stanno cambiando: adesso i pedofili prediligono le cartelle compresse condivise e vendute nella massima privacy all’interno di piattaforme di file hosting; inquantificabile la mole di materiale in esse contenuto.
Dal 2012 a oggi sono stati individuati 47.801 link nel deep web e nel dark web, la faccia oscura della Rete, spazio libero in cui le associazioni a delinquere di tutto il mondo espandono i loro traffici, proprio per la capacità di offrire anonimato e privacy. Meter dal 2014 monitora continuamente foto, video e mega archivi.
Un fenomeno mondiale
Anche nel 2022 la pedopornografia online è stata un fenomeno mondiale.
America (12.771 link su 15.660 segnalazioni) ed Europa (1.299 link) sono la culla della maggior parte delle aziende che gestiscono i server che permettono il funzionamento di siti e di piattaforme in cui si divulga il materiale pedopornografico. E le leggi sulla privacy, che custodiscono la riservatezza di tutti, sono talvolta un ulteriore muro a difesa dei pedofili che possono agire indisturbati.
Su questo argomento l’Associazione Meter è intervenuta più volte presso il Parlamento Europeo per proporre un’adeguata soluzione a tutela dell’infanzia.
Un occhio nell’abisso
Dall’analisi del materiale si evidenzia ancora la presenza delle Pedomama, donne che compiono abusi sessuali ai danni di minori e di filmati pedopornografici con la presenza di animali che compiono atti sessuali su minori, spesso questo materiale è prodotto artigianalmente in ambito familiare.
Inquietante la presenza degli abusi sui neonati e degli abusi di minori su minori. Come se non bastasse, l’utilizzo continuativo e sistematico dei videogiochi durante il tempo libero, sostitutivo di attività alternative relazionali, genera una tendenza all’isolamento e favorisce il rischio di adescamento.
I link monitorati per fasce d’età indicano che la preferenza sia delle foto che dei video è per la fascia d’età 8/12, che totalizza 1.667.559 foto e 718.615 filmati. Seguono la fascia 3/7 con 312.748 foto e 201.975 video, e a chiudere quella 0/2 anni con 1.542 foto e 648 video, la cosiddetta infantofilia.
Per don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter l’aspetto più sconvolgente e inquietante del problema è l’impossibilità di quantificare l’ingente mole di materiale pedopornografico che naviga nella rete internet, così come non è possibile arrestare un fenomeno che avanza.
Rita Lazzaro