UE, la vergogna della blasfemia – Quel tempio dei “diritti” – ma soprattutto dei dritti – che è l’Europarlamento si appresta, in occasione della presidenza svedese, ad ospitare una mostra della sedicente “artista” Elisabeth Ohlson, tra le cui “opere” figurerebbe l’immagine di Gesù omosessuale circondato da apostoli in tenuta sadomaso.
L’iniziativa viene promossa dall’organizzazione “The Left”. Diventa difficile trattenere il turpiloquio di fronte a tanta indecenza, eppure, a considerare le cose con la logica della rana bollita, piuttosto che della “Finestra di Overton”, ci troviamo di fronte all’esito annunciato di un processo che viene da lontano.
La Carta di Nizza
Più precisamente dall’approvazione della Carta di Nizza del 2000, embrione della Costituzione Europea del 2004, documento che non riconosceva le radici cristiane dell’Europa.
Quella Carta fu il simbolo di una frattura, che appare ogni giorno di più insanabile, tra l’Europa, fonte di civiltà trimillenaria, e l’Unione Europea, costruzione burocratica, artificiosa e astratta.
Non possiamo non dirci cristiani
Negare il valore e l’importanza per l’Europa delle sue radici cristiane significa negare la Storia e la realtà.
Lo stesso uso del termine “Europa” è relativamente recente.
Nei tempi antichi, a cominciare dal tanto vituperato Medioevo – in cui fiorirono le prime università, in cui nacquero i primi ospedali, in cui vennero trascritti i classici greci e latini attraverso l’opera dei monasteri benedettini e tante altre “atrocità” del genere – il Vecchio Continente era infatti identificato con il nome di “Cristianità”.
Il cristianesimo ha permeato la cultura dell’Occidente nel corso dei secoli, forgiandola con il proprio sistema di valori e con la propria ispirazione.
Nel 1942 Benedetto Croce, liberale e perciò sostenitore di una visione laica dello Stato, pubblicò un saggio intitolato “Non possiamo non dirci cristiani”, in cui, tra l’altro, si legge: “…la rivoluzione cristiana operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all’intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all’umanità”.
Basterebbe solo questo per capire quanto deviata e pervertita possa essere la concezione dell’Unione blustellata che si è preteso forzatamente di costruire.
Una volontà luciferina
Ma a piccoli passi, senza che quasi ce ne si accorgesse, come la rana fatta bollire aumentando lentamente la temperatura dell’acqua, ecco che l’UE ha compiuto un ulteriore scatto di decadenza.
Non paga, infatti, di essere senza Dio, ora ambisce ad essere contro Dio.
La martellante propaganda LGBTQ impone una nuova casta a cui ci si deve rapportare con il capo perennemente cosparso di cenere, titolare di ogni diritto, a cui ogni capriccio è dovuto.
La blasfemia è la cifra di questa casta, che ne fa sfoggio in ogni gay pride oltre che in una serie interminabile di opere ignobili spacciate per artistiche.
La casta LGBTQ è l’avanguardia di quella società fluida tanto cara al pensiero unico di cui l’UE è diventata patria. Poco importa se si diverte a calpestare i sentimenti e la sensibilità di milioni di credenti. Anzi, tanto meglio.
Raffaele Amato