Il mistero della moneta sovrana – Tutti noi, ragioniamo, viviamo, spendiamo e guadagniamo col denaro che già si trova in circolo.
Spendiamo dal barbiere, dal salumiere, dal fornaio, depositiamo in banca, oppure riceviamo lo stipendio da soggetti, i più disparati, che hanno il denaro.
O ancora, lo versiamo agli stessi soggetti, prelevandolo dal nostro conto o dal portafoglio. Tutto ciò senza renderci conto, senza nemmeno chiederci: Ma questo denaro (cartaceo o in monetine, o elettronico) chi lo ha immesso nel sistema?
Un circolo vizioso
I più risponderebbero la banca, ma nessuno si chiederebbe: A quale titolo?
Cioè: Perché la banca – che, tra l’altro in Italia è nella quasi totalità dei casi privata -, ha un potere così sconfinato che le consente di fabbricare il denaro?
Perché di questo si tratta. Mentre infatti, bene o male, noi conosciamo la ragione per la quale ci ritroviamo 100 euro in tasca, la banca da dove li ha presi i soldi?
Anche qui, quasi tutti risponderebbero: Dai depositi dei clienti. E i clienti? Ma dalla banca!
Evidentemente c’è un corto circuito, un giro vizioso che andiamo generando con queste domande-risposte.
Se la banca mi dà i soldi del mio stipendio, e li prende dai depositi, quelli che depositano da dove li prendono? Dalla banca? Potremmo continuare all’infinito senza venire a capo della soluzione.
Il ruolo della BCE
A meno che non ci dicessimo la risposta esatta che interrompe il circolo vizioso.
La banca crea denaro dal nulla, e lo mette in circolo, attraverso i prestiti. I depositi non c’entrano niente.
Sono solo liquidità aggiuntiva. Più esattamente: La Banca Centrale (BCE per noi) stampa le banco-note (6,7% del totale circolante) e le immette in circolo prestandole alle banche commerciali, e queste lo tengono in parte a riserva, insieme ad altri beni, sulla quale creano “credito” da somministrare ai clienti che lo richiedono (moltiplicando la riserva fino a cento volte e creando il rimanente 93% del circolante).
E in parte lo mette in circolazione, malvolentieri, prestandolo o cambiandolo con impulsi elettronici, per consentire piccoli spostamenti e pagamenti.
Aria fritta
Preciso per chi ancora non lo avesse capito: il “credito” è aria fritta, cui tutti noi diamo valore, poiché la banca si impegna a richiesta, a cambiarcelo in moneta a corso legale (art. 1834 c.c.).
È una specie di falsa cambiale della banca che può teoricamente girare all’infinito, fino a quando qualcuno passa all’incasso del contante. È una promessa di pagamento in contanti. Ma se i contanti verranno in un futuro prossimo eliminati, la banca non avrà più nemmeno l’obbligo di restituirci il saldo dei nostri conti correnti, poiché tutti i saldi, continueranno a circolare in moneta elettronica da un soggetto ad un altro, passando inevitabilmente solo per il circuito interbancario.
Circa le monete
E le monetine metalliche? Il terzo tipo di moneta, da dove viene? Questa è quella che molti dovrebbero percepire come la vera moneta (notare sulle monetine l’acronimo RI a lettere sovrapposte che significa Repubblica Italiana), battuta dallo Stato sovrano, che non crea debito, poiché lo Stato non la immette in circolazione prestandola, bensì spendendola in cambio di servizi per i cittadini.
Ma ahimè, ce n’è pochissima solo 0,3% del totale, e serve ben poco dal punto di vista contabile, ma è importantissima sotto il profilo giuridico e simbolico, poiché ci ricorda, che se lo Stato volesse, potrebbe aumentare la quota della propria moneta – oltre alle monete metalliche esistono anche i biglietti di Stato a corso legale, ovvero Stato-note – sostituendole alla moneta a debito delle banche.
Quindi si tratta come al solito, della mancanza di volontà politica e di coraggio.
Claudio Zanasi