Necropoli di Tarim, la storia della Biancaneve venuta dal passato – Nessuno sapeva da dove venissero gli uomini mummificati dell’età del bronzo trovati nella necropoli di barche del Tarim, in Cina. Gli storici e gli archeologi rimasero stupiti dalle fisionomie occidentali dei defunti, perfettamente conservati senza l’uso di prodotti particolari, e ne hanno cercato di svelare il mistero.
Secondo alcuni esperti, sembrava si trattasse di popolazioni Indo-Europee in migrazione, ma nessuno sapeva dare una risposta attendibile sull’origine della “Bella Addormentata” di Tarim che aveva dei tratti somatici tipicamente europei.
Tante le domande senza risposta su uno dei luoghi sacri più semplici ed eleganti del mondo ovvero La necropoli di barche del Tarim in Cina.
La scoperta nel 1910
Tarim è un luogo desolato come un mare prosciugato, all’interno di una zona oggi desertica, ma un tempo attraversata da fiumi che la rendevano una area ricca e feconda coperta da vegetazione. Fu tra le dune desertiche di quest’area che un giorno, nel 1910, un contadino aveva visto pali piantati nella sabbia e barche ormeggiate, ad ogni palo.
Come avviene in una laguna ma qui, le barche ormeggiate erano sprofondate nella sabbia. Una visione alquanto inquietante e misteriosa. Ogni barca era protetta da una coperta di cuoio e conteneva un defunto perfettamente conservato, vestito, dotato di corredi anch’essi perfetti.
Il sito si presentava con numerosi elementi decorativi. Molti dei manufatti rappresentavano simboli sessuali, una cosa non rara nell’antichità. Vi erano anche dei resti di cibo che, si presuppone, servissero per accompagnare il defunto nell’aldilà, una sorta di sostentamento da utilizzare lungo il lungo viaggio che si intraprende dopo la morte.
Il contadino, spaventato da quella visione, scappò via pensando addirittura di essere morto in quelle terre ed essere arrivato nell’aldilà. Il suo racconto arrivò alle orecchie di alcuni studiosi che giunsero in quel luogo rimanendo stupefatti nel vedere quei corpi e quelle barche.
Soprattutto si stupirono dello straordinario stato di conservazione dei corpi che, da analisi successive, sembravano essere stati conservati senza l’uso di particolari sostanze. La risposta più plausibile è che, questo fenomeno, sia dovuto al clima del luogo e alla qualità del terreno della zona.
Il mistero nel mistero
Ma c’era un altro mistero che gli studiosi non si spiegavano, ovvero la fisionomia occidentale dei defunti. A colpire particolarmente gli esperti, era il viso di una giovane donna scomparsa presumibilmente nel 1800 a.C. i cui tratti somatici erano palesemente europei fu chiamata “Bella di Loulan” o anche “Biancaneve” in quanto la sua bellezza, la sua posizione nella barca che le faceva da bara, i capelli sciolti lungo le spalle, le ciglia lunghe, gli occhi tondeggianti, ricordavano il noto personaggio della fiaba dei fratelli Grimm addormentato nella teca di cristallo in attesa del bacio di un principe che l’avrebbe risvegliata.
Certo, una versione un po’ macabra della fiaba, ma sicuramente non si poteva dire che non fosse una “bella addormentata”.
Come dicevamo, il luogo, nella sua semplicità ha un aspetto estremamente elegante, ogni defunto è perfettamente vestito, con attenzione ad ogni particolare, al punto che pare che tutte le barche e i loro occupanti si accingessero a partire, in corteo, come gli invitati a una gioiosa ed elegante cerimonia nuziale.
Non c’è nulla di terribile e di definitivo, non ci sono simboli di divinità infernali, non ci sono cani dell’Aldilà, né mostri, né nulla che faccia pensare alla morte, in un articolo sul ritrovamento, il giornalista del sito “stilarte”, che si era occupato del caso, per descrivere come apparivano i corpi, scrisse: “Non c’è morte in questa morte!”. Ora uno studio genetico condotto da ricercatori cinesi è arrivato a una conclusione.
Un tempo ritenuti migranti di lingua indoeuropea provenienti dall’Occidente, gli uomini mummificati dell’età de Bronzo trovati nel bacino del Tarim si rivelano essere una popolazione indigena locale con profonde radici asiatiche.
La conclusione degli studiosi cinesi
In sostanza, gli studiosi cinesi, sostengono che quelli di Tarim erano gli abitanti antichissimi del luogo, che non si fusero con altre popolazioni in movimento. Quindi non si fusero né con le popolazioni che avrebbero portato alla nascita dei cinesi moderni né discendevano dagli europei.
Fu una comunità culturalmente molto avanzata, in grado di colloquiare con le popolazioni vicine, di avviare interscambi ma portata all’endogamia, considerato il fatto che non appaiono segni di fusione genetica con altre popolazioni. Le sepolture indicano una fortissima identità etnica.
Fu forse questa diversità culturale ad annullare la possibilità di matrimoni misti?
“Dalla fine degli anni ’90, la scoperta di centinaia di resti umani naturalmente mummificati risalenti a un periodo compreso orientativamente tra il 2.000 a.C. al 200 d.C. nel bacino del Tarim ha attirato l’attenzione internazionale a causa del loro aspetto fisico cosiddetto “occidentale“, dei loro vestiti di lana infeltriti e intrecciati e della loro economia agropastorale che comprendeva bovini, ovini e caprini, frumento, orzo, miglio e persino formaggio kefir ( un latte fermentato, simile allo yogurt, originario del Caucaso e del Tibet, ndr.) – afferma Christina Warinner del’ Istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia – Sepolte nelle bare delle barche in un deserto arido, le mummie del bacino del Tarim hanno a lungo sconcertato gli scienziati e ispirato numerose teorie sulle loro origini enigmatiche”.
L’origine della popolazione
“Per comprendere meglio l’origine della popolazione fondatrice delle mummie del bacino del Tarim, che per prima si stabilì nella regione in siti come Xiaohe e Gumugou intorno al 2.000 a.C. – prosegue Christina Warinner – un team di ricercatori internazionali dell’Università di Jilin, l’Istituto di paleontologia e paleoantropologia dei vertebrati, il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, Seoul National University of Korea e Harvard University hanno generato e analizzato dati sull’intero genoma di tredici delle prime mummie conosciute del bacino del Tarim, risalenti a un periodo compreso tra il 2.100 e il 1.700 a.C., insieme a cinque individui risalenti a circa 3.000-2.800 a.C. nel vicino bacino di Dzungarian. Questo è il primo studio su scala genomica delle popolazioni preistoriche nella regione autonoma uigura dello Xinjiang e include i primi resti umani ancora scoperti della regione”.
Mistero risolto?
Quindi il mistero sembra essere risolto, “La Biancaneve di Tarim” e tutti gli altri corpi ritrovati, appartengono “isolato genetico”, che non si mescolò con nessun’altra etnia. Discendevano da una popolazione pleistocenica – gli euroasiatici del Nord – un tempo diffusa, ma che era in gran parte scomparsa entro la fine dell’ultima era glaciale.
Loro furono tra i pochi a resistere, a proclamare la propria diversità, conservandola, fino a scomparire. Secondo gli studi, non ebbero discendenti e di conseguenza si estinsero definitivamente. Ma di loro resta comunque una traccia che è “sopravvissuta” nei secoli nel DNA dei loro lontani cugini, anch’essi discendenti dallo stesso ceppo: le popolazioni indigene della Siberia e dell’America che condividono con i Tarim il 40 per cento dei geni.
Anche nel nostro corredo genetico esistono tracce di parentela, ma il legame non è particolarmente stretto.
Ecco risolto il mistero della Biancaneve di Tarim che, forse, aspetta quel principe che con un bacio la possa risvegliare da quel secolare sonno.
Valerio Arenare