Disabili abbandonati: il colpevole è lo stato – Luigi, padre di un bambino autistico di Afragola, ha denunciato ai giornali la situazione di suo figlio disabile.
Mio figlio sta regredendo, non sappiamo più cosa fare, si sente frustrato e rifiutato, e sta diventando a tratti violento.
Questa è la condizione di disumano abbandono in cui versano molti pazienti disabili dell’Aias di Afragola, in provincia di Napoli.
La burocrazia paralizza le attività
Si tratta per la maggior parte di bambini autistici e il motivo dello stop è legato a un contenzioso sorto tra il centro e l’Asl.
Sono sei anni che mio figlio fa terapia – prosegue il padre del piccolo – le cose andavano bene, ma in questi cinquanta giorni è regredito tantissimo e sicuramente se e quando riprenderanno le terapie ci vorrà tantissimo tempo per recuperare tutto questo che abbiamo perso.
Sulla vicenda è intervenuta anche la ministra per la disabilità Alessandra Locatelli, la quale in una telefonata con l’associazione “La Battaglia di Andrea”, che si batte per i diritti dei diversamente abili, ha comunicato che dalle informazioni acquisite dalla regione Campania la soluzione sembra ormai vicina.
L’intervento del Ministro
Siamo fiduciosi dell’intervento del Ministro Locatelli – dichiara Asia Maraucci, presidente de ‘La Battaglia di Andrea – ma siamo anche molto preoccupati perché ad oggi non abbiamo nessuna nuova informazione al riguardo, l’unica cosa che sappiamo è che ormai sono passati quasi due mesi e questi bambini sono senza terapie, e questa è l’unica cosa che per noi conta. Alcune mamme ci hanno segnalato che i figli stanno avendo problemi nella loro vita quotidiana, dalla scuola alla vita familiare, stanno diventando scontrosi, qualcuno violento e sembra che nessuno riesca a trovare una soluzione.
I diritti che non fanno notizia
Tutto questo avviene nell’ Italia che scende in piazza per garantire il diritto all’inclusività.
Da capire però a quale inclusività facciano riferimento i rivoluzionari per la tutela dei diritti umani, visto che ai disabili non viene solo calpestato costantemente il diritto alla salute ma anche il diritto allo studio.
Infatti, in questi giorni, è diventata virale la storia di Nina Rosa Sorrentino, la ragazza con sindrome di Down che si era ritirata dal liceo di Bologna, perché le aveva impedito di accedere all’esame di stato
La diciannovenne si era vista negare dalla sua scuola di Bologna la possibilità di accedere alla maturità perché non idonea.
Ma dove non arriva lo Stato, arriva il senso di umanità.
Tre scuole del capoluogo emiliano si sono candidate ad accogliere la ragazza per farle sostenere l’esame di stato, dal momento che il liceo Sabin di Bologna – indirizzo Scienze umane -, nonostante la polemica sollevata, era rimasto fermo sulla decisione.
Sempre il ministro per la Disabilità, Alessandra Locatelli, ha parlato della vicenda di Nina Rosa alla Camera durante il question time. C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità.
Un po’ di strada da fare?
Da uno studio del Censis di fine 2022, realizzato in collaborazione con Aipd, l’Associazione Italiana Persone Down, risulta che quando un giovane con sindrome di Down termina il percorso scolastico c’è spesso il nulla e non resta che stare a casa. Questa è la realtà che vive quasi il 50%, specialmente al Sud e nelle isole.
È anche per questo che il 44,8% dei down over 45 non fa nulla e sta a casa; appena il 9% lavora e il 41,3% frequenta un centro diurno.
Una condizione di abbandono che accomuna tutti i disabili e le loro famiglie, in uno Stato in cui tutti dovrebbero avere la stessa dignità sociale.
Rita Lazzaro