Zaia, Balloch e il “vizietto” del centrodestra – Era il 1978 quando uscì il primo film della serie “Il Vizietto”, splendidamente interpretato da Ugo Tognazzi e Michel Serrault. Chissà se oggi l’implacabile censura del politicamente corretto permetterebbe un simile titolo, dato che la pratica omosessuale è assurta a esercizio di virtù.
L’altro ieri le cronache sono state animate da due notizie su questa materia. La prima riguarda Stefano Balloch, già sindaco di Cividale del Friuli, che si candiderà alle regionali in Friuli Venezia Giulia nelle liste di Fratelli d’Italia. Fin qui nulla di strano, se non fosse che Balloch ha contratto unione civile con il giornalista Tommaso Cerno, ex PD e attivista per i diritti degli omosessuali.
La scelta di “civiltà” di Zaia
La seconda notizia è relativa al governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha dato il proprio via libera ad un progetto che prevede la presa in carico di pazienti intenzionati a cambiare sesso da parte del Policlinico Universitario di Padova, nell’ambito dei LEA (Livelli essenziali di Assistenza), e quindi a totale carico della sanità pubblica. L’operazione è stata definita dallo stesso governatore “una scelta di civiltà”, aggiungendo che “chi fa politica deve garantire le libertà, non limitarle”. Sarebbe interessante disquisire sul curioso concetto di libertà di Zaia, ma non è questo il punto.
Il problema è il tradimento di milioni di elettori che, negli anni e in particolare alle ultime elezioni politiche, hanno sostenuto il centrodestra ritenendolo un baluardo della famiglia e dei valori della tradizione, contro la deriva del gender e lo spauracchio di una riproposizione del ddl Zan e oggi si ritrovano un Balloch candidato in Fratelli d’Italia e uno Zaia (ma anche un Centinaio, sempre della Lega) neo pasdaran delle battaglie LGBT.
Il “vizietto” di sudditanza del centrodestra
Dunque, se anche su questi temi viene a crollare la distinzione tra centrodestra e centrosinistra, in base a cosa si dovrebbe scegliere l’uno o l’altro? Il centro destra si sta completamente appiattendo sulle posizioni della sinistra, ne condivide le logiche, ne sposa il linguaggio, muta antropologicamente e confonde desideri e diritti.
È proprio questo il vizietto, ormai cronico, della destra italiana (sempre che ci si voglia ostinare, sia pure solo per semplificare, nell’uso di categorie ormai completamente fuori dal tempo e dalla realtà): la sudditanza culturale, l’incapacità di proporre proprie tesi, la mancanza di coraggio nel difendere quello che dovrebbe essere il suo naturale sistema di valori. Soprattutto L’ansia da prestazione nell’essere accettati. Molto più facile, molto più comodo e molto più utile seguire la corrente, uniformarsi al pensiero dominante e alle mode, essere gregge, anziché cercare grane.
Peccato che ci sia una grossa fetta di italiani che, in questo modo, smette di essere rappresentata, sempre che lo sia mai stata. Per questi italiani, finalmente, è tempo di guardare oltre e immaginare scenari politici nuovi.