Primarie: dai soldi in Svizzera, alla “svizzera” nel Pd – A saperlo, sarebbe stato furbo provarci: iscriversi al Pd e candidarsi alla segreteria nazionale, fregandosene della concorrenza di un apparato che, ormai, è tale solo per chi gestisce la cassa e deve provvedere al mantenimento della struttura.
La battuta circola già da ore sulla rete: il Pd perde anche le elezioni interne, col suo “campione” emiliano – cioè, di quella terra che la Sinistra considera ancora come una sorta di feudo – stracciato dall’ultima arrivata.
Altro che “rinnovamento” della classe dirigente, il voto di ieri assume i caratteri di un “commissariamento esterno”, apparentemente imposto con una candidata “estremista”, in realtà, di assoluta fiducia dell’establishment internazionale o, più precisamente, dell’ala radical-chic americana.
Banalmente sconsiderata
Elly Schlein, a Bologna, è conosciuta, certo, ma mica per qualche iniziativa o qualche azione politica di rilievo. Anzi, le poche volte che è assurta agli onori della cronaca è stato a causa di dichiarazioni o annunci in cui il banale si mescolava allo sconsiderato, la vacuità alla melassa “politically correct” in cui rimestano ormai tutti i pidioti del Paese.
L’unica attività di rilievo conosciuta della neo-segretaria del Pd è quella “promoter volontaria” di Barack Obama nelle due campagne presidenziali che lo videro vincere ormai un decennio addietro. E ciò è bastato per mettere all’angolo quel “governatore” della “Emilia felix” che, fino a ieri, veniva indicato come l’esempio del “buon amministrare” della Sinistra.
Tanto buoni, quel metodo e quello stile, da essere stato rigettato dai suoi stessi elettori. Tanto più che la Schlein non ha vinto chissà dove, ma proprio in casa di Bonaccini.
Il crollo di un mito
Pur avendo prevalso in buona parte delle sezioni cittadine sparse lungo la Penisola, a determinare il sorpasso della Schlein – va ricordato che non hanno votato gli italiani, ma gli iscritti e i simpatizzanti del Pd che, in larga parte, sono concentrati in Emilia e, ancor più in particolare, nelle città di Modena e Bologna – è stato il consenso ottenuto sotto le Due Torri e lungo la via consolare che congiunge Rimini a Piacenza e dà il nome alla regione.
Insomma, non un rinnovamento, ma un crollo: il crollo di un mito, quello della classe dirigente degli enti locali immagine e tradizione positiva del “Partitone”. Per capire quale identità saprà imprimere al Pd la Schlein è presto per dirlo, dal momento che il suo retroterra politico sono quei “centri sociali” noti solo per l’abitudine a vivere nell’illegalità, a contatto con l’eversione e nella frequentazione degli ambienti criminali, con particolare predilezione per quelli impegnati nel traffico della droga.
Emily Clancy
E non è rassicurante, da questo punto di vista, la battaglia, iniziata nel Pd proprio da una delle figure più vicine alla Schlein, da Emily Clancy, vicesindaco di Bologna, contro il 41-bis che, dietro la vicenda di Alfredo Cospito, vede animarsi le speranze di tutte le articolazioni delle cosche, dalla Campania, alla Sicilia, passando per la Calabria.
Quel che fa ridere e che alimenta l’umorismo è che il Pd – nel mentre che è travolto anche nelle sue articolazioni di Bruxelles da uno scandalo di soldi che, a valige intere, dai paesi arabi, pare si indirizzassero verso “paradisi fiscali”. Scandalo da cui la Schlein sia chiaro, è immune – scelga come leader un’ex-europarlamentare nata a Sorengo, vicino a Lugano.
Come dire: siccome è poco salutare per il Pd portare i soldi dalla Francia in Svizzera; è meglio portare proprio la “svizzera” nel Pd…