Un’altra tragedia annunciata – “La UE governi il fenomeno migratorio” è stata la dichiarazione del presidente Mattarella all’annuncio di uno dei più tragici naufragi nella storia degli sbrachi extracomunitari in Italia.
Il bilancio dei morti e dispersi è ancora incerto, potrebbe addirittura superare le cento persone.
Il caicco, che trasportava circa 200 persone provenienti da Iraq, Iran, Afghanistan e Siria, aveva navigato lungo la rotta turca. Le pessime condizioni del mare hanno sfasciato l’imbarcazione a poca distanza dalla riva.
E il blocco navale?
Non bisogna mai smettere di concentrarsi su un dato. Questi viaggi – e le tragedie che sovente si verificano – sono il risultato di una resa incondizionata del mondo occidentale il quale ha rinunciato a considerare che la solidarietà deve coniugarsi con altre esigenze, meritevoli di pari dignità; ossia la sicurezza interna – in termini economici e sociali – i diritti degli Europei – ossia, i padroni di casa, che non sono mai chiamati a pronunciarsi in termini netti su questo fenomeno – e la difesa dei confini – divenuta, però solo per l’Italia un optional.
Anche qui, la cultura progressista ha piantato da tempo le sue bandierine, stabilendo linguaggio e opzioni praticabili, escludendo qualsiasi misura di rigore.
Da destra, invece, svanito lo slogan del “blocco navale”, oggi sostituito da misure amministrative contro le ONG che non si adeguano alle disposizioni impartite o non soddisfano determinati requisiti – comunque meglio che niente – il governo Meloni anche sulla questione dell’immigrazione ha dovuto adeguarsi all’agenda europea.
Non c’è, fino ad ora, discontinuità con gli esecutivi che l’hanno preceduto.
La UE deve governare il fenomeno migratorio, ma come?
Una particolare menzione va al ministro dell’Interno il prefetto Piantedosi il quale ha sottolineato la necessità di “bloccare le partenze”, considerazione giusta ma che presuppone la capacità dello stato italiano d’interloquire con quelli rivieraschi dalle cui coste salpano scafisti e migranti.
Ce l’ha, questa forza contrattuale il nostro governo? E quella di reggere le accuse, le solite, di razzismo e di egoismo, da parte degli alfieri dell’accoglienza, sponsor politici delle ONG e della costituzione di un esercito industriale (e agricolo) di riserva?
E quella di sbattere i pugni sul tavolo in sede UE minacciando la chiusura dei nostri porti (oggi invece pronti a ricevere gli sbarchi anche nelle regioni centrali, secondo le nuove misure varate dal governo)?
La solfa è sempre la stessa
A sentire ciò che ha detto il capo dello stato, non c’è alcuna speranza in un cambio di paradigma.
Se, come lui afferma, occorre un “forte impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo, povertà, territori resi inospitali dal cambiamento climatico“, la risposta è già data.
Non esiste alcuna volontà, in seno alla UE, di affrontare il problema migratorio, lasciato alla Cenerentola Italia, né di assumere una strategia, comune e vigorosa, anche attraverso l’uso di una forza militare misurata, nei confronti dell’Africa, oggi più che mai preda della penetrazione cinese.
Il punto è che, come ho più volte sottolineato, il ruolo dell’Italia all’interno di questa Europa è quello di fungere da bad company, progressivamente spogliata delle sue ricchezze e destinata a diventare l’hub delle migrazioni di massa.
La prognosi, purtroppo è infausta.