Svolta nel caso Alice Schembri: spunta il video Hot – Il 18 Maggio 2017 una ragazza di 15 anni si suicida lanciandosi nel vuoto della Rupe Atenea di Agrigento dopo aver affidato ai social un lungo sfogo circa la sua situazione mentale.
“Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte… Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando. Ho provato a conviverci e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai.. E allora ho pensato… Perché devo sopportare tutti i momenti no, che pur fregandomene, sono abbastanza stressanti, se anche quando tutto va bene e come dico io, il mio pensiero è sempre là? Non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio sempre averla vinta, ma questa volta non posso lottare, perché non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così…”.
La ricostruzione degli inquirenti
Gli inquirenti hanno ricostruito che la quindicenne venne costretta a fare sesso con 4 coetanei che ripresero anche gli incontri con la giovanissima.
I quattro indagati avrebbero abusato delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica “legata al consumo di sostanze alcoliche”. Alla ragazza sarebbe stato intimato di restare ferma e non si sarebbero fermati neppure davanti al suo espresso rifiuto avendo la quindicenne, sostiene l’accusa, pronunciato frasi dal contenuto inequivocabile. “Non voglio”, “non posso”, “mi uccido”, “No, ti prego… Mi sento male”.
Accuse gravissime agli imputati
All’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di minore si aggiunge quella di produzione di materiale pedopornografico: ed è questa l’ipotesi di reato che ha fatto scattare la competenza della procura di Palermo alla quale i colleghi di Agrigento hanno trasmesso gli atti.
Ai quattro indagati si contesta di avere realizzato e prodotto materiale pedopornografico con una quindicenne costretta “con violenza e abuso” a subire i rapporti. Due le aggravanti contestate: l’avere realizzato i video con una minore di 16 anni e l’averlo commesso “in più persone riunite”.
I pm della procura di Palermo hanno concluso le indagini preliminari per i due maggiorenni coinvolti nell’inchiesta, entrambi ventiseienni, di cui si omettono le generalità a tutela della privacy della presunta vittima, mentre per i due minorenni sta procedendo la procura minorile.
Il precedente nel 2008
Un orrore che ne ricorda un altro, successo sempre in Sicilia, vicino Caltanissetta, dove il 13 maggio 2008 i vigili del fuoco estrassero da un pozzo nelle campagne il corpo martoriato di una giovane donna: Lorena Cultraro, studentessa quattordicenne. Violentata, presa a botte e strangolata. I suoi assassini all’epoca avevano 15, 16, e 17 anni.
Lo “sgarro” della ragazza? Spaventare i suoi carnefici (tutti fidanzati) con finte gravidanze.
Vicende agghiaccianti non solo per la giovane età della vittima ma anche dei carnefici. Ragazzi che non hanno alcuna pietà di fronte alla paura e alla sofferenza delle proprie vittime e che uccidono o inducono al suicidio senza porsi alcuno scrupolo nel togliere la vita a una loro coetanea.
Orrori che dovrebbero far riflettere non solo sull’assetto normativo ma anche sul contesto sociale e culturale in cui versano i giovani che saranno gli uomini di domani.