La Conciliazione: il grande ideale – L’11 febbraio 1929, 94 anni fa come oggi, venivano firmati i Patti Lateranensi. Fu la conclusione di un lavoro lungo, complesso e tormentato, iniziato con trattative ufficiali nel 1925, seppure i primi contatti informali tra il governo fascista e le autorità vaticane si ebbero già nel dicembre del 1922, quindi pochi giorni dopo la Marcia su Roma.
La Conciliazione segnò la fine dell’annosa Questione Romana, che lacerò l’Italia per molti decenni. Ufficialmente la Questione Romana cominciò all’indomani della Seconda guerra di Indipendenza ma il suo inizio può essere retrodatato al 1850, allorquando il Regno di Sardegna varò le leggi Siccardi, che abolivano il Foro Ecclesiastico, la Manomorta e il diritto di asilo, assestando una grave offesa alla Chiesa cattolica. Fu il primo di una serie di attacchi e contrattacchi che videro protagonisti lo Stato dei Savoia (prima Regno di Sardegna e poi d’Italia) da un lato e quello Pontificio dall’altro, con gli Italiani, in maggioranza profondamente cattolici, stretti tra i due contendenti per quasi 80 anni.
Unire l’Italia
Non bastò la breccia di Porta Pia a unire l’Italia. L’unità territoriale e amministrativa non poteva essere ancora unità spirituale, fintanto che quella condizione di guerra fredda tra trono e altare restava in piedi. Nell’Italia post unitaria, infatti, la classe dirigente era di estrazione liberale, con un’estesa presenza massonica, pertanto, in linea di principio, ostile al cattolicesimo.
Il Fascismo, pur contando al suo interno numerose componenti anticlericali, aveva un progetto di Italia che poggiava sulla civiltà romano-cattolica, sul suo sistema di valori, sui suoi principi fondativi. Pertanto il governo Mussolini si impegnò fin da subito, come accennato, nel superamento della Questione Romana. Non fu un compito facile, ma alla fine il risultato fu di portata storica, suscitando entusiasmo tra gli italiani e i cattolici di tutto il mondo. Le parole di Pio XI su Mussolini, “l’uomo che ha riportato Dio all’Italia e l’Italia a Dio”, sintetizzano magnificamente il valore degli accordi raggiunti.
La Costituzione del 1948
La Conciliazione fu, secondo molti storici, l’opera più importante del Fascismo, e gli sopravvisse. Nella Costituzione del 1948 i costituenti, tra cui anche un insospettabile Palmiro Togliatti, vollero fortemente inserire i Patti Lateranensi, all’art.7.
L’11 febbraio, ricorrenza della vera unità d’Italia (e anche dell’apparizione della Madonna di Lourdes), fu giorno festivo fino al 1977, quando furono soppresse numerose festività.
Nel 1984, su pressione della Chiesa conciliare, guidata allora da Woytila che, in nome dell’ecumenismo, mal digeriva la religione di Stato, fu varato un nuovo Concordato, firmato da un altro socialista, Bettino Craxi. Fu un accordo di tutt’altro sapore, improntato al secolarismo e all’agnosticismo di Stato. Ma questa è un’altra storia.
Nel 1953, personaggi che vissero direttamente lo sforzo politico, diplomatico, culturale che portò ai Patti Lateranensi (Vito Mussolini, figlio di Arnaldo e nipote del Duce, Emilio Canevari, generale anche durante l’RSI, Giuseppe Landi, primo segretario della Cisnal, Giuliano Balbino, senatore negli anni 1924-25, il cardinale Federico Tedeschini e tantissimi altri) vollero pubblicare un libro dal titolo dal titolo: “1870-1929 – Il grande ideale – la Conciliazione”, per tramandare ai posteri il valore di quella storica conquista.
Raffaele Amato
Autore del libro: “Vangelo e Moschetto. Fascismo e cattolicesimo. Sintonie, attriti, battaglie comuni” Ed.Solfanelli