Il discorso della Ferragni – Consueta sequela di frasi fatte, luoghi comuni, politicamente corretto e svenevole ipocrisia: è iniziato il Festival di Sanremo.
Ultima paladina rappresentante della pantomima all’italiana, è stata Chiara Ferragni, influencer priva di qualsivoglia spessore umano, culturale o scenico che sia.
Da che pulpito
Impacciata come un ragazzino alla recita di Natale, la Ferragni non ha lesinato le solite pantomime femministe, allo scopo di propagandare la canonica morale fintamente emancipatoria, presentandosi al primo “Ciak si Gira”, indossando una palandrana sui campeggiava “Pensati libera” – lei emblema e sostenitrice del pensiero unico che le impone come vivere, cosa dire, cosa pensare – ed al secondo, calcando il palco indossando un abito modello “I vestiti nuovi dell’Imperatore”, trasparentissimo, al limite tra l’indecente ed il ridicolo.
La bionda influencer si è esibita in un monologo scontato, dal contenuto trito e ritrito, facendo sponda al femminismo più becero, di maniera, utile soltanto a fomentare degrado etico e caos sociale, destituendo la credibilità della famiglia naturale e della figura maschile.
Quanto ci costa la catechesi della Ferragni?
L’Ariston avrebbe tranquillamente potuto fare a meno della Ferragni e dei suoi sproloqui. Ben farebbe l’italiano medio a non prestare orecchio alla propaganda martellante e smettere di pagare l’iniquo canone di Stato, tassa di possesso di un bene già pagato, utilizzato in parte quale compenso – 100 mila euro – proprio alla Ferragni.
Tramutare l’amaro in bocca in un colpo di mano, scuotendo le colonne d’Ercole della Tv di Stato, è cosa buona e giusta, nostro dovere. Basta con il circo di nani e ballerine, comparse di una politica antitaliana, quando la politica in sé, in questa storica manifestazione, non dovrebbe nemmeno essere nominata.