Costituzione a Sanremo: la Gran Carta (di credito) di Benigni – Chi temeva – o sperava – che a Sanremo il fondo – o l’acme – si sarebbe toccato col messaggino guerrafondaio di Volodymyr Zelens’kyi, non avrebbe mai immaginato la sorpresa del capo dello Stato che fa capolino al festival, ma solo per pochi minuti, giusto per un selfie con Chiara Ferragni.
Una foto da diffondere sul web, per leggere i più commentare: Ma chi è quel vecchio vicino a quella gran gnocca della moglie di Fedez?
Roberto Benigni
Lo schifo totale, però, lo ha regalato – more solito – Roberto Benigni, al quale, per passare alla generosa cassa della Rai, non è stato nemmeno necessario studiare una parte, limitandosi a leggere qualche articolo della Costituzione.
Chiunque altro, ciò facendo, avrebbe sfangato tutt’al più la lezioncina di Educazione civica; Benigni incassa euro a migliaia: decine, centinaia di migliaia.
Per di più̀, il comico toscano trasforma la Carta da “fondamentale” in “di credito”, prendendo in giro, di fatto, coloro che, per reclamare proprio quei diritti che ci sarebbero scritti sopra, hanno pagato e stanno pagando ancora di tasca loro, con le sanzioni, con la perdita del lavoro, coi processi ancora in corso per non essersi voluti piegare alla dittatura del Green-pass.
Consenso politicamente corretto
E milioni di italiani giù ad applaudire, come se il guitto non fosse una rotella del sistema, un ingranaggio benissimo oliato di una macchina del consenso politicamente corretto che sta strangolando l’Italia e, purtroppo, ogni giorno di più avviluppa anche il “governo del cambiamento”.
Sì, esatto, quell’esecutivo che avrebbe dovuto cambiare le cose e che, invece, sembra solo capace di far cambiare opinione su tutto i propri rappresentanti.
Per di più, su tutto quello per cui tanti italiani avevano votato il Centrodestra.
Ormai, governa il tubo catodico, dove, nello stesso giorno in cui ci si propone di calpestare ancora l’articolo 11, dando voce al capo di una banda di profittatori – i quali, ogni giorno che passa, si scoprono capaci di lucrare con sempre maggior famelicità sulle sofferenze del loro stesso popolo e sul sangue dei loro stessi soldati, magari rivendendosi all’estero quelle armi che pure tanto costano ai cittadini dell’Occidente -, si ammalia il popolino con la “bellezza” della legge fondamentale dello Stato.
D’altronde, al di là della bestialità, qualsiasi stupratore vede fascinosa e prova attrazione per la sua vittima: perché con la Costituzione – mai così tanto violentata come negli ultimi due anni – dovrebbe essere diverso?
Le canzoni
Ah, giusto, si è anche cantato, nella prima serata del festival…
Però, non è stato facile, accorgersene, non fosse per altro, per la sequenza di idiozie, culminate anche con un imbecille che, andando oltre le consegne ricevute – perché nel dopofestival ad Amadeus è scappata una mezza verità sugli accordi col cantantucolo -, devasta il palco.
E tra una puttanata e l’altra, francamente, seguire il concorso non è agevole, anche se una preferenza, per la vittoria finale, si potrebbe esternare: Gianluca Grignani. Il cantautore milanese, infatti, non è stato interprete di una performance all’altezza, ma è la sintesi perfetta dell’Italietta di oggi: un grande passato rovinato da anni di vizi ed eccessi, ma che potrebbe avere ancora molto da dire se, però, non fosse che <per fare accordi coi ricordi, le manca il fiato>.