Sondaggi: la vera notizia – La maggioranza degli italiani è contraria all’invio di armi in Ucraina.
Non è una notizia, lo si sapeva da tempo, ben prima che La Stampa di Torino diffondesse l’ennesimo sondaggio di cui nessuno sembra tener conto.
La maggioranza degli italiani che votano Lega e Fratelli d’Italia sono contrari all’invio di armi a Kiev. Non è una gran notizia neppure questa, almeno per chi ancora parla con la gente e con la gente di cui condivide, anche in senso lato, le opinioni politiche.
La vera notizia, che La Stampa non dà, ma che è conseguenza logica delle prime due, è che non solo il Parlamento continua ad agire come se il risultato fosse l’opposto, ma che i due partiti suddetti continuino ostinatamente a fare scelte non condivise dalla maggioranza dei propri elettori.
Dissenso ne abbiamo?
Inoltre, a completare il ragionamento, sarebbe una notizia ulteriore quella, secondo la quale né in Fratelli d’Italia né in Lega si apprezzino manifestazioni di dissenso verso la linea – minoritaria rispetto all’elettorato – dei rispettivi leader.
In altre parole, al pari degli altri, non sono partiti, Fratelli d’Italia e la Lega, ma banali comitati di supporto e sostegno di chi li comanda, strutture piramidali dove alla base non c’è la “base”, cioè, quelli che votano, bensì i piccoli “quadri”, privi di qualsiasi autonomia di azione e di pensiero.
Se così non fosse, anche strumentalmente, qualcuno si alzerebbe, magari non per richiamare all’ordine, ma almeno l’attenzione su questa frattura consistente oltre che evidente tra chi vota e chi rappresenta il voto.
Di contro, tutti allineati e coperti dietro Giorgia e dietro Matteo, sperando in un miglior posizionamento nelle liste elettorali nel prossimo futuro.
Il tempo delle “correnti”, dei “comitati centrali”, dei “congressi”, non è finito, appartiene proprio alla preistoria. Questo spiega il sondaggio sull’idea che gli italiani hanno della politica estera attuale del governo. Solo, ma non solamente, questo: la democrazia – quando si concretizza in governi che agiscono in spregio al sentire comune – è semplicemente di facciata.
Una fiction
Una “fiction” che, infatti, trae la sua legittimazione sulla forza mediatica che l’essere al potere conferisce di volta in volta al prescelto di turno.
Un prescelto che, al momento opportuno, verrà messo da parte e sostituito da chi, magari, a un certo punto vedrà miracolosamente amplificata la propria voce in dissenso e salire esponenzialmente le proprie quotazioni elettorali, salvo poi rimangiarsi nuovamente tutta la sua carica rivoluzionaria, una volta effettuata la sostituzione al vertice del potere.
Vertice fittizio, poiché è sempre più evidente come siano altri – quelli appunto che ingigantiscono all’improvviso personaggi dell’opposizione per sostituire i governanti ritenuti ormai spremuti – quelli che regolano il gioco vero.
Altri mica misteriosi, non così sconosciuti, ma restano per lo più nascosti agli occhi dell’opinione pubblica.
Ricordate le impennate di consenso per Matteo Renzi?
E, poi, quelle per Beppe Grillo e la sua combutta?
Non ebbe un effimero successo anche Matteo Salvini?
È la volta della Meloni
Ora tocca alla Meloni, ma non sembra cambiato il cliché. Tanto, il pericolo vero, quello di una politica veramente alternativa, è scongiurato: di fenomeno in fenomeno e di delusione in delusione, cresce solo la dimensione della maggioranza di sfiduciati radicali, di quelli che non credono più a niente e a nessuno e che, quindi, con soddisfazione del “gestore”, a votare non ci vanno più.
La Nuova democrazia è questa: un consesso di pochi che, col voto di pochi altri, decidono per tutti, senza rispondere di niente a nessuno.
Certo, da un’elezione all’altra, si può essere costretti a scendere dal cavalluccio meglio dipinto della giostra, ma mica dalla giostra, da quella no: quella continua a girare e a dare prebende e soddisfazioni a chi è rimasto composto, durante il giro assegnatogli.
Lo avevano anche annunciato, quelli che scrivono la sceneggiatura di questo horror-movie, durante la “pandemia”: dopo il Covid, nulla sarebbe stato come prima.
Con la folle guerra non dichiarata alla Russia, si è capito cosa intendessero.
Nel grande set della politica – estera o interna che sia – c’è chi sta in regia e chi recita, tutti gli altri sono spettatori e, se insoddisfatti, possono giusto restare a casa, a leggere un libro, a tagliare il prato o ad aspettare che la casa di produzione confezioni un altro film che gli dia un po’ più di gusto, ma solo per una serata.
Dopo, la programmazione è e sarà sempre la stessa.