Fini: chi l’ha visto? – Non è stato il programma di Raitre di Federica Sciarrelli a far riapparire il desaparecido Gianfranco Fini, per trent’anni deputato del parlamento, già segretario del MSI-DN, già fondatore di Alleanza nazionale, già uomo-speranza, e poi delusione, di riscatto di una vera destra identitaria e sociale, già ministro dei governi Berlusconi, già presidente della Camera.
A ridestarlo dall’oblio, la vittoria elettorale di FDI e della sua ex pupilla Giorgia Meloni e la voglia di ritornare a far politica dopo essere inciampato in una brutta disavventura.
La casa di Montecarlo
Brutta sotto diversi aspetti. Morale, avendo svenduto al cognato un immobile donato al partito da una vecchia signora “per la giusta causa”, poi rivenduto a un prezzo quattro volte maggiore. Politico, per i suoi stretti contatti con un grande evasore senza scrupoli quale Francesco Corallo e per le bugie di cui le spiegazioni da lui fornite erano infarcite. Giudiziario, perché l’acquisto dell’appartamento di Montecarlo avrebbe in realtà nascosto un’operazione di riciclaggio. Non è certamente compito nostro emettere sentenze ma un’eventuale assoluzione di Fini non basterebbe comunque a cancellare il torbidume in cui si era infilato un uomo non di primo pelo.
Un processo fantasma
Una cosa, piuttosto, ci colpisce. L’informazione e lo stesso dibattito politico, sempre attenti nell’utilizzare le cronache processuali in funzione di condizionamento dell’opinione pubblica – che, è doveroso aggiungerle, è sempre stata a sua volta attratta da quel teatro di scandali, intrighi, bugie e verità che è l’aula di giustizia – hanno cancellato dalle loro agende il processo cui Gianfranco Fini, insieme con la moglie, il cognato, Corallo e altri, è sottoposto.
È davvero la prima volta che un procedimento giudiziario nei confronti di un imputato eccellente finisce sottotraccia. Nessuna cronaca giornalistica ci è stata mai fornita riguardo alle udienze, ai testimoni, allo svolgimento di un dibattimento che è iniziato nel 2018 e riguarda un soggetto che ha ricoperto importantissimi incarichi istituzionali.
I fatti del 2011
A pensare male ci si azzecca, diceva il saggio, ed allora come non ricordare il ruolo, importante, che Fini ebbe a ricoprire nell’indebolimento e nella successiva caduta del governo Berlusconi e la difesa che il presidente della Camera si vide garantire, con grande determinazione, dall’allora presidente Giorgio Napolitano.
“C’è contro di lui una campagna gravemente destabilizzante. È ora che finisca” aveva affermato il capo di stato ex PCI che, però, altrettanto zelo difensivo non aveva dimostrato quando al centro degli attacchi, pochi mesi prima, si era trovata un’altra carica istituzionale, quella del capo del governo, nella persona di Silvio Berlusconi.
Il quale era divenuto il bersaglio di un ampio fronte, interno ed internazionale, che completò l’opera di demolizione dell’esecutivo di centro-destra con la destabilizzazione della Libia, l’omicidio di Gheddafi, che aveva stretto un accordo col premier, e la lesione degli interessi italiani nell’area mediterranea; per finire poi con la guerra dello spread.
È allora lecito pensare che l’omertà giornalistica di cui l’Fini sta godendo da diversi anni sia il frutto della riconoscenza per i servizi resi a quel fronte antinazionale? O si tratta forse di una circostanza casuale?