Direttiva UE CSRD colpo alla nuca alle SME – L’Unione Europea, lo scorso 14 dicembre, ha pubblicato una nuova direttiva, la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive, vale a dire Direttiva per la reportistica di sostenibilità delle imprese), che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro i prossimi 18 mesi. Inizialmente saranno coinvolte solo le aziende di maggiori dimensioni, particolarmente quelle quotate in Borsa, ma in una seconda fase il provvedimento sarà esteso anche alle piccole e medie imprese, vera colonna portante dell’economia italiana e non solo.
I contenuti della direttiva UE
Cosa comporta questa ennesima Direttiva europea? Che le imprese dimostrino di rispettare i diritti umani e di adoperarsi per ridurre il proprio impatto sull’ambiente, divulgando informazioni relative alla “sostenibilità”, uno dei mantra più in voga. In sintesi, la sostenibilità, nell’ottica della CSRD, include: aspetti ambientali, aspetti sociali (in particolare relativamente al trattamento dei dipendenti), rispetto dei diritti umani, politiche anticorruzione e anticoncussione, e, immancabilmente, “diversità” nei consigli di amministrazione (relativamente ad età, genere, livello di istruzione).
Nessuna meritocrazia
Quest’ultimo aspetto rimanda ad una sorta di quote rosa allargate, cioè ad un obbligo a selezionare le figure apicali non tanto in base al merito quanto all’appartenenza a determinate categorie, in modo da poter riempire tutte le caselle previste. Nelle intenzioni dichiarate della UE, la CSRD sarà uno strumento di valutazione per gli investitori, che avranno modo di esaminare i risultati non finanziari delle imprese, incoraggiando queste ad intraprendere il più possibile politiche sostenibili, cioè allineate alla visione di Bruxelles.
Le ricadute sulle nostre imprese
Superata la prima fase, di adeguamento alla direttiva da parte delle grosse aziende, ne seguirà, come sempre avviene, una seconda, in cui le piccole e medie imprese dovranno impegnarsi a loro volta a rispettare i requisiti della direttiva, pena, alla lunga, una loro marginalizzazione nel mercato. Normalmente si attiva un meccanismo a cascata, per cui la grande impresa adotta un certo schema e richiede che facciano altrettanto i suoi fornitori più strategici.
L’adeguamento alla CSRD, in particolare per le piccole imprese significherà ulteriori oneri ed ulteriori sforzi organizzativi che andranno a pesare sulla loro competitività nel mercato globale, incidendo sul prezzo dei loro prodotti o servizi per l’utente finale.
L’ennesimo regalo della UE, con benefici tutti da verificare, che, per imporre anche nelle realtà lavorative i dogmi della ideologia di Bruxelles, incarta con fiumi di burocrazia il dinamismo di imprese che hanno nella flessibilità e nella creatività, a volte coraggiosa e temeraria, la capacità di fare grande la nostra economia.