Istat: Potere d’acquisto eroso e salari bassi – Tra il 2007 ed il 2020, nell’arco di poco più di un decennio, la situazione del lavoro in Italia si è deteriorata enormemente.
Da quanto emerge dagli ultimi dati ISTAT, risulta che la contribuzione sociale dei datori di lavoro, nei riguardi dei dipendenti, è scesa del 4%, mentre complessivamente, in media, le retribuzioni sono scese di circa il 10%.
Italia, un paese povero
A ciò si aggiunga un’inflazione galoppante, a tassi altissimi, ed un costo della vita in continuo aumento, che rendono la quotidianità insostenibile per famiglie mono reddito.
Un disegno impietoso della realtà sociale della nazione, da cui deriva come l’Italia stia diventando sempre più un paese povero.
Gli stipendi medi di un lavoratore sono ben al di sotto dei 30 mila euro annui; inoltre il peso delle tasse incide per oltre il 45 % sulla retribuzione lorda.
Infine, si citi la disoccupazione, che ad oggi – soprattutto tra le fasce di età più giovani – raggiunge e supera il 50%. Per cui, allo stato attuale, guadagnare 1300 euro al mese ed avere un lavoro stabile è diventato un miraggio per i più.
Sfruttamento e precariato
Sfruttamento e precariato, d’altra parte, la fanno da padroni, in un mercato sempre più volatile e liberalizzato, dove non c’è più spazio per la qualità e l’artigianato, ma solo per la convenienza e l’abbattimento dei prezzi ad ogni costo; con tutto ciò che ne consegue, anche in termini di trattamento riservato ai lavoratori.
Di questo passo l’Italia diventerà un Paese sottosviluppato, in termini economici e sociali; e allora restare o meno nell’Unione Europea non sarà più un problema di cui occuparci, perché sarà accolta a pieno titolo nel seno delle Nazioni del Terzo Mondo.