Alla Chiesa conciliare manca un Venerdì – L’astinenza dalle carni è una pratica molto antica, presente in diverse culture. Nel Vecchio Testamento la carne era considerata un alimento estremamente pregiato rispetto al pesce, e veniva consumato in modo particolare durante le feste. L’astinenza dalle carni era, quindi, rinuncia al piacere. Nel cristianesimo assume un valore cristologico di grande rilevanza. Nella lettera di San Paolo ai Colossesi leggiamo: “completo nella mia carne ciò che manca alle sofferenze di Cristo” (Col 1,24). E’una pratica ascetica di mortificazione del corpo, attraverso la quale il fedele partecipa alle sofferenze di Cristo nel Venerdì di Passione e, nei primi tempi, era estesa anche all’olio, alle uova, ai latticini e al vino.
Venerdì di magro
L’astinenza dalle carni al venerdì è uno dei cinque precetti generali della Chiesa Cattolica, nella loro formulazione tradizionale, insieme a quello di partecipare alla Messa la domenica e le feste comandate, di confessarsi almeno una volta all’anno e comunicarsi almeno a Pasqua, di sovvenire alle necessità materiali della Chiesa e di non sposarsi nei periodi di penitenza.
Il 16 febbraio 1966, da poco conclusosi il Concilio Vaticano II, Paolo VI, con la Costituzione Apostolica Paenitemini, da un lato conferma che: “La vera penitenza non può prescindere in nessun tempo da una ascesi anche fisica (…) La necessità poi della mortificazione del corpo appare chiaramente se si considera la fragilità della nostra natura, nella quale, dopo il peccato di Adamo, la carne e lo spirito hanno desideri contrari tra loro”.
Dall’altro concede facoltà ai vescovi di “sostituire del tutto o in parte, l’astinenza con altre forme di penitenza, specialmente con opere di carità ed esercizi di pietà”.
La Chiesa del Concilio inizia, così, un processo di annacquamento di questa santa pratica (e non solo) per arrivare alle disposizioni normative della CEI del 4 ottobre 1994, in base alle quali “L’astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di quaresima… In tutti gli altri venerdì dell’anno… si deve osservare l’astinenza nel senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.”
Dai loro frutti li riconoscerete
Due piccoli ma significativi episodi raccontano gli esiti di questa riforma. Il primo riguarda una serata di accoglienza (parola iper inflazionata nella Chiesa di Bergoglio) che la scorsa primavera un’associazione cattolica ha organizzato a Bologna per alcune famiglie afghane, con lo scopo, anche, di conoscersi reciprocamente. Era previsto un doppio menu: uno con rigatoni alle verdure per gli afghani, in modo da rispettare la loro cultura (manco a dirlo…), mentre per gli altri, gli italiani e cattolici, rigatoni al ragù e affettati di ogni tipo. Peccato che l’evento si sia svolto di venerdì.
Ora, se lo scopo era anche quello della reciproca conoscenza, quale migliore occasione per dire: “cari Afghani, rispettiamo le vostre usanze ma anche noi abbiamo le nostre, quindi rigatoni alle verdure per tutti!”. Invece no, tale è la frenesia di capire rispettare e conoscere l’altro da avere completamente smarrito se stessi, la propria missione, il proprio senso. Non solo nel mondo cattolico ma nell’intero Occidente devastato dal politicamente corretto.
Usanze cristiane e emissioni di CO2
Il secondo episodio riguarda il Vescovo della diocesi inglese di Safford, John Stanley Kenneth Arnold, che ha invitato i fedeli a recuperare (già il fatto che si debba parlare di “recupero” è eloquente…) l’antica usanza cristiana di non mangiare carne il venerdì. Benissimo. Anzi, no. Perché lo scopo di detto recupero non è quello coltivare un sano esercizio spirituale di penitenza, bensì ridurre le emissioni di anidride carbonica conseguenti al consumo di carne!
Stravolgimento di prospettiva
Ecco, quindi, come il percorso iniziato con il Concilio ha portato ad uno stravolgimento di prospettiva (che da teocentrica è diventata prima antropocentrica e ora geocentrica, in linea con la bergogliana Laudato sì e il gretinismo imperante) e ad un drammatico impoverimento teologico. Il processo di protestantizzazione della Chiesa cattolica, inaugurato dal Concilio, passa anche attraverso lo svilimento dell’astinenza dalle carni il venerdì, pratica che, un tempo, era uno degli aspetti distintivi tra protestanti e cattolici. “Dai loro frutti li riconoscerete..” (Mt. 7,15-20).