La Vita del signor Gino tra SPID e Pubblica amministrazione – La Tecnologia ci ha semplificato la vita, ormai tutto ciò che ci occorre lo troviamo su applicazioni e tramite SPID (Sistema pubblico d’Identità digitale). Per parcheggiare, per verificare il nostro conto corrente, per iscriverci allo sportello per il lavoro, per partecipare a bandi, addirittura per trovare parcheggio o prenotare un ristorante; tutto avviene cliccando un tasto sullo smartphone o sul Pc.
L’identità digitale negata
Ma davvero per tutti è così? Dal 16 marzo 2016, data in cui sono stati attivati i primi servizi, ad oggi, lo SPID è entrato sempre più nelle nostre vite fino a diventare uno strumento di cui non possiamo fare più a meno, specie durante l’emergenza sanitaria quando uffici e sportelli erano chiusi, ma non per tutti è diventato una semplificazione della farraginosa burocrazia italiana, ma per alcuni, invece, è diventato l’inizio dell’inferno dell’informatizzazione.
Un problema di cultura
Provate ad immaginare la bracciante agricola della Piana del Sele che alla richiesta di informazioni riguardo la sua Disoccupazione Agricola gli è stato risposto dal Call Center dell’INPS di controllare su “My Inps” attraverso il suo “SPID” o la casalinga di Voghera che vuole informazioni sul versamento contributi volontari a cui viene detto che può utilizzare l’applicazione “IO” o, ancor più esplicativo come esempio, il povero signor Gino, pensionato del Vallo di Diano che per controllare lo status della sua richiesta di pensione di reversibilità (Pensione ai superstiti) gli viene detto di andare sul portale dell’Istituto accedendo tramite “SPID o CIE” e verificare lo stato dei pagamenti nel “Menu” di “My INPS” o utilizzando il “Motore di Ricerca” e verificare lo stato della pratica dopo aver inserito il protocollo o la “Domus”.
Non tutti possono accedere ai servizi
Bene, mi immagino il signor Gino che cerca sul suo vecchio PC o sul suo cellulare, magari ancora a tasti, il tastino dove c’è scritto SPID o CIE e nel non trovarlo, ringraziare con tipiche espressioni dialettali colorite del Vallo di Diano, tutte le istituzioni Italiane comprese Enti ed Uffici di vario genere.
Un regalo ai patronati
La Bracciante della piana del Sele, la casalinga di Voghera, il Sig. Gino, saranno costretti ad andare al patronato più vicino e, dopo aver pagato la tessera che varia dai 40 ai 60 euro (per il Sig. Gino doppia in quanto viene tesserato con trattenuta mensile dell’1% sulla pensione già nel momento in cui gli viene fatta la pratica di pensione) e farsi aiutare a fare qualcosa che in realtà sarebbe gratuita se solo la burocrazia fosse davvero semplificata e le pratiche fossero alla portata di tutti e non solo di chi capisce come funzionano applicazioni e SPID e per gli operatori dei Patronati.
Mi immagino il Signor Gino, dopo aver pagato la tessera per poter sapere che fine ha fatto la sua pratica di reversibilità, chiedersi se esiste un’applicazione per mandarli tutti a quel paese!