La liberazione di La Russa – Il Presidente del Senato, Ignazio la Russa dichiara in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” di non festeggiare il 25 aprile: bene, ma non benissimo. Le dichiarazioni di Ignazio La Russa hanno scatenato la furia isterica della sinistra progressista, ormai prossima al tramonto.
Una ricorrenza a senso unico
È certamente vero che la sinistra ha monopolizzato il 25 aprile, sfruttando la data per propagandare idee anti-nazionali (perfettamente in linea con buona parte delle ideologie di chi avrebbe fatto la “resistenza”).
A differenza di quanto dichiarato da La Russa, il 25 aprile è fin dalla sua istituzione e per natura una festa più divisiva che unitaria, i cui difensori si sforzano di considerare la lotta partigiana come collante fondamentale della Patria quando, in realtà, così non è stato e non sarà mai.
Una festa che gli italiani disconoscono
In quella data si continua ad alimentare una narrativa volta a dividere una Nazione che, oggi più che mai, ha bisogno di unità e organicità. Ben venga smettere di festeggiare il 25 aprile, ma ancora meglio sarebbe abolire questa data come festività nazionale, sostituendola con il 21 aprile, fondazione di Roma e inizio della Historia Patriae nel vero senso della parola. Il 25 aprile sia celebrazione della nascita di Guglielmo Marconi, genio italiano firmatario del manifesto di Gentile, festa di San Marco, patrono di Venezia, il cui Leone campeggia ancora nelle terre irredente.