La minaccia dell’Unione europea agli ungheresi – Il prossimo dicembre il Consiglio europeo dovrà esprimersi sulla proposta della Commissione di far valere la condizionalità del rispetto dello Stato di diritto nei confronti dell’Ungheria e, quindi, ridurre del 65% i fondi a Victor Orban: 6.5 miliardi, oltre ai 7 miliardi di euro del PNRR già congelati.
La prima volta nella storia
Se il Consiglio dovesse approvare una simile restrizione nei confronti di Budapest, sarebbe il primo caso in assoluto, un tentativo violento di reprimere chiunque osi opporsi alle logiche UE, contro la pretesa di tutelare presunti diritti civili, utilizzando un grimaldello di pretesti come la lotta alla corruzione e la garanzia della trasparenza della pubblica amministrazione.
Cosa farà l’Italia?
Per approvare la proposta della Commissione, serve la maggioranza qualificata dei 27 Stati membri. A questo punto sorge spontaneo chiedersi: cosa farà Giorgia Meloni alla sua prima sfida europea da Presidente? Ragionevolmente, sulla scia del suo discorso per la fiducia alla Camera, dovrebbe votare a favore della proposta, contro Orban, perseguendo la lotta alle discriminazioni ed uniformandosi ulteriormente ai diktat europei, oppure potrebbe votare e rafforzare quell’asse sovranista Budapest-Roma che unisce naturalmente, almeno sulla carta, le due guide nazionali.
Il governo italiano confermerà il suo status di sudditanza incondizionata alla UE oppure dimostrerà in contrario, ovvero che il Belpaese osa, in virtù di un nuovo governo veramente nazionale, sostenere i nemici dell’attuale Europa, non allineate politiche della Von der Leyen? Compiacere chi comanda, i padroni che siedono oltreoceano, sacrificando sull’altare della sottomissione l’Italia oppure emergere dal piattume – leggi pattume – di servitù e iniziare un nuovo corso?
Antonio Quagliano