Due parole fuori dal coro sulla questione palestinese
La questione palestinese è un parafulmine una sorta di «falso scopo» strumentale a scaricare e circoscrivere le frustrazioni che i popoli arabo islamici patiscono a causa di una pletora di loro leader che in realtà se l’intendono con quelli che, dal dopo IGM, dovrebbero essere i loro nemici: la GB che ha tradito tutte le promesse fatte a quei popoli; gli USA, fedele alleato del “sionista”, ritenuti quasi coram populo il grande satanasso; e Israele stesso, il nequitoso occupante per antonomasia.
Mentre le popolazioni arabo-islamiche e arabe cristiane patiscono con i palestinesi l’onta dell’occupazione di quei territori, per molti leader del mondo arabo-islamico quell’annosa questione si risolve solo in “facciamo un po’ di ammuina per il popolo palestinese e continuiamo a fare i fatti nostri”… una sorta di gattopardesco “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima” in salsa mediorientale.
Nessun interesse a risolvere la questione palestinese
E così, mentre una parte del restante mondo arabo islamico, assieme a quello occidentale si cristallizza su “… Si, ma la questione palestinese!?” senza giungere a nessuna soluzione pratica perché a nessuno interessa raggiungerla, la politica estera avventurista anglo americana, gli interessi dei paesi arabi specie quelli del golfo e l’espansionismo regionale israeliano vanno a braccetto gabbando la maggioritaria e “tollerante” parte di quel mondo in seno al quale allignava l’Iraq di Saddam Hussein, la Siria di Bashar El Asad, e quel vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro che è la Giordania, i principali competitor, in seno al mondo arabo islamico, dei paesi del golfo dall’Islam intollerante.
Il tutto a favore del consolidamento di Israele; delle mire geo-strategiche-religiose dei paesi del golfo e dei businessmen statunitensi (che di Israele sono i tutor e dei sauditi sono i partner).
I Sauditi e gli altri emiri del golfo sanno che Israele non ha mire espansionistiche e punta solo a consolidarsi su quella terra che considera storicamente sua, già sottratta ai palestinesi e che continua pian piano a rosicchiare quel che resta, non mancando di occupare un po’ di territorio anche alla Siria (alla Giordania ha già portato via un bel pezzo di territorio nel 1967 durante la guerra dei 6 giorni: la West o meglio Cisgiordania).
Comunque, per i maggiorenti del mondo arabo-islamico si tratta di un’area limitata del mosaico mediorientale che a loro non interessa affatto perché troppo turbolenta e la considerano già di pertinenza israeliana.
Il mondo diventa islamico?
Al WASP statunitense e agli statunitensi Dem non interessa se a causa delle loro alleanze demenziali il mondo arabo-islamico diventa integralista e i palestinesi (fra i quali allignano molti cristiani) spariscano, per loro é una questione che riguarda le prossime generazioni non le attuali potenzialità affaristiche.
A loro non gliene frega nulla se il mondo si fa musulmano perché loro stanno dall’altra parte del globo; e anche agli ebrei importa poco perché sono strutturati per essere una minoranza circondata da una maggioranza con la quale spesso non vanno d’accordo (la storia antica e le moderne guerre combattute contro le nazioni arabe lo dimostrano) e per di più gli ebrei a differenza degli islamisti, non agognano a convertire il mondo per cui il ragionamento dei leaders del mondo arabo-islamico é semplice: se ne stiano gli ebrei li dove vogliono stare con buona pace del popolo palestinese al quale non mancheremo di far pervenire loro aiuti umanitari, fondi e solidarietà… niente più.
Corrado Corradi
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