AGOSTINO SANFRATELLO: UN ANTICO CROCIATO A CAVALLO DEL 2000 – La redazione esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Agostino Sanfratello, militante cattolico i cui discorsi hanno formato intere generazioni di militanti identitari. Abbiamo chiesto a Marzio Gozzoli un ricordo di Agostino da poter condividere con i nostri lettori.
Non è facile dire quando ho “conosciuto” Agostino Sanfratello perché se ho avuto il piacere di incontrarlo di persona all’Associazione Paracadutisti di Milano negli anni 80, posso anche dire di averlo sentito nominare e citare come punto di riferimento ideale da amici e camerati di mio padre fin da bambino: il “come ha detto Agostino” era garanzia di qualcosa di autorevole, ben ponderato e documentato.
Certo, non mancavano quelli del suo stesso ambiente cattolico tradizionalista che lo consideravano “troppo impulsivo” per via della sua intransigenza dottrinale e morale. In effetti, quando lo si incontrava di persona ci si rendeva conto subito di avere a che fare con un “uomo politico” che era l’opposto dei politici attuali.
Non solo non tollerava compromessi e abbassamenti di sorta sul piano morale e di dottrina, ma aveva il sogno di creare una Comunità alternativa al mondo moderno. La comunità avrebbe dovuto nascere ai confini estremi della Cristianità – pensava al Libano o all’Armenia – essere formata da uomini e famiglie cristiane, autosufficienti grazie al lavoro della terra e bene armate per difendersi in caso di guerra.
Una Comunità di padri di famiglia, di asceti, agricoltori e guerrieri insieme. Mi veniva da pensare, con ammirazione e amarezza insieme, che un progetto del genere avrebbe fatto la gioia di San Luigi re di Francia al tempo delle crociate ma che risultava difficilmente proponibile per gli omuncoli della nostra epoca.
Questo non deve far pensare che fosse solo un sognatore lontano dalle cose concrete: al contrario, tutta la sua vita testimonia che ha fatto di tutto per incidere realmente sugli eventi anche nelle situazioni più disperate e decadenti. Agostino parte da marxista, collaboratore della rivista Quaderni Piacentini.
In seguito alla “sparizione” del fratello (plagiato da un professore ex partigiano, comunista e omosessuale) i genitori chiedono a Agostino di rivolgersi a Padre Pio. Agostino obbedisce più che altro per rispetto filiale, ma una volta arrivato la sua vita cambia per sempre: alla prima occasione Padre Pio lo evita. Allora Agostino, invece di rinunciare, va a confessarsi e si ripresenta. Questa volta Padre Pio lo accoglie, lo “indirizza” spiritualmente, e a proposito del fratello fa soltanto un cenno come dire di non preoccuparsi, che si risolve tutto.
Agostino riprende la via del ritorno ma a Roma, dove deve cambiare treno, si imbatte nel fratello “scomparso”!
Rientrato a Piacenza Agostino riprende la militanza politica e intellettuale ma di segno opposto. Possiamo dire che avevamo rubato alle sinistre una mente eccelsa. Agostino Sanfratello fonda con altri cattolici di destra Alleanza Cattolica che per anni costituisce un punto di riferimento indispensabile per la vera destra cattolica italiana e una vera fucina di menti e di cultura.
Per un po’ Agostino medita di farsi sacerdote fino a lasciare ad altri le redini dell’associazione, poi ritenendo di non avere quella vocazione, torna alla militanza da laico. Tuttavia non riesce a impedire una deriva politica dell’associazione che nutre forse troppe speranze nel pontificato di Giovanni Paolo Secondo. Agostino Sanfratello è in prima linea per arrivare a un referendum massimale e veramente cattolico contro l’aborto mentre altri, meno integrali di lui, si adattano ai primi compromessi e accettano un referendum “minimalista” che per Agostino era semplicemente moderato e democristiano.
Questo portò Agostino a rompere con Alleanza Cattolica: “onorevolmente espulso dal movimento che avevo fondato” mi dichiarò a distanza di anni. Lapidaria la sua definizione di “moderato”: “il moderato è uno cha la mattina parla con Dio, il pomeriggio col Diavolo e la sera si lamenta di aver discusso con due insopportabili estremisti”.
La rottura con Alleanza Cattolica non rende certo Agostino meno militante, anzi. Si reca di frequente in Libano, tiene corsi di formazione a dirigenti falangisti libanesi e diventa a tutti gli effetti “di casa”. Anche nel caso dei falangisti libanesi, impegnati in un paese dove faide, accordi e svolte politiche clamorose sono all’ordine del giorno, quando scendono a compromessi che Agostino giudica moralmente inaccettabili invece di rassegnarsi, li denuncia apertamente fino a rendere i rapporti molto tesi.
In seguito, diviene amico di uno sceicco locale e quindi del Generale e Presidente Aoun. Agostino ricordava in particolare due grandi
soddisfazioni personali di quel periodo. La prima quando un combattente cristiano che lo aveva riconosciuto volle dargli un passaggio in auto e prima di farlo scendere, gli regalò il suo rosario per ricordo. Il secondo, quando all’entrata del palazzo presidenziale, protetto da misure di sicurezza ossessive in un Libano in piena guerra civile sconvolto da faide feroci, tradimenti e attentati quotidiani, i militari di guardia al palazzo evitarono di perquisirlo perché si fidavano totalmente di lui!
Ci sono due cose divertenti che ricordo e legate alle sue permanenze in Libano. La prima quando arrivò con l’ultimo traghetto a Beirut
proprio mentre scoppiava una guerra (l’ennesima) per cui rimase isolato nel paese dei cedri: ritornò solo dopo mesi, vivo e vegeto (il che non era scontato…) ma anche con una brava moglie armena.
Inevitabile il commento: ci voleva una guerra per farlo sposare! Del resto lui stesso sapeva bene che la Provvidenza ha vie misteriose. La seconda quando a un dibattito sul Libano dovevano sedersi allo stesso tavolo agostino e un rappresentante dei Kataeb coi quali aveva rotto anni prima. Io mi dovetti sedere tra i due che fecero i loro interventi: il libanese più diplomatico e Agostino molto più esplicito – per usare un eufemismo!
A fine conferenza mi chiesero cosa ci facessi seduto tra i due se non avevo mai preso la parola e dovetti ammettere che effettivamente ci stavo solo per evitare che i due si menassero!
Risulta impossibile elencare gli argomenti trattati da Agostino Sanfratello nella interminabile serie di conferenze da lui tenute, semplicemente perché era in grado di parlare di moltissimi argomenti dalla formazione dei militanti alla storia romana, dalla battaglia giuridica alla teologia, dalla cultura nel senso più nobile del termine alla politica internazionale.
Memorabili le sue battaglie contro la repressione e la persecuzione dei camerati detenuti: da Freda a Morsello. Ricordo quando in occasione di una conferenza io avevo portato del materiale sulla repressione all’estero semplicemente per metterlo a disposizione degli
oratori che ritenevo più competenti di me ma Agostino pretese che facessi un intervento anche io.
Capii solo dopo che per lui era importante non solo parlare al pubblico ma anche formare sempre nuovi oratori per ampliare la rosa di quelli capaci di “diffondere il verbo”. In un’altra occasione rimasi sorpreso dalla quantità di materiale cartaceo che aveva piazzato sui tavoli davanti e accanto a lui – libri, fogli stampati, appunti, ecc. – e era uno spettacolo vedere come pescava le citazioni giuste al momento giusto da tutto quella distesa di carta!
In altre occasioni, al contrario, notai come fosse in grado di parlare a lungo a braccio, senza leggere una sola riga. Ma se era grande la varietà degli argomenti, il filo conduttore restava sempre il suo amore per la Verità e la Giustizia secondo la legge naturale e cristiana. Non sorprende che tanti singoli militanti ma anche sodalizi come Militia Christi lo considerassero come un maestro di vita e di
dottrina.
Al contrario di altri tradizionalisti, Agostino Sanfratello – seppur immune da qualunque nostalgismo per il ventennio – disdegnava lo schieramento moderato derivato dal tradimento di Fiuggi. Parlando dei dirigenti responsabili di quella svolta diceva che erano “caduti talmente in basso da essere difficilmente raggiungibili persino dal disprezzo”.
Raccontava che in una occasione, un famoso politico “di destra” in una commissione parlamentare aveva sottoscritto una proposta della sinistra che apriva la via a danni irreparabili riguardo alla manipolazione genetica. Agostino il giorno dopo lo aveva beccato nel bar che il
politico frequentava abitualmente e gli aveva rinfacciato l’accaduto.
Mi disse che questo quasi non capiva e alla fine gli aveva risposto solo: “che me scriveresti na pagginetta?”.
A differenza di tanti, troppi “uomini di cultura” o sedicenti tali, Agostino aveva l’umiltà di parlare a qualunque tipo di platea cercando di relazionarsi a chi aveva di fronte. Mentre altri con la scusa della “cultura” si arroccavano sull’Olimpo disdegnando il contatto con gli attivisti di strada, Agostino da vero cattolico si “faceva tutto a tutti”. Ricordo per esempio come negli anni ’90, del tutto indifferente alla
criminalizzazione mediatica e giudiziaria, afferrasse il potenziale del movimento skinhead e della loro musica come veicolo di diffusione tra i giovani. Dopo la repressione di Base Autonoma si discuteva di come l’area dovesse riorganizzarsi per un rilancio. Agostino Sanfratello non solo si mise a disposizione per la formazione dei militanti, ma sosteneva la necessità di una struttura plurale, un movimento dinamico, una rete di gruppi, circoli e associazioni, capace di coordinarli senza cancellarli.
A suo parere una tale struttura organica sarebbe stata più elastica e in grado di interpretare meglio le istanze dei corpi sociali ma anche di
rispondere meglio agli attacchi esterni, alle criminalizzazioni e alle inevitabili infiltrazioni. La vedeva come la struttura organica dell’antica Roma che aveva edificato l’Impero.
n vertice e un’unica struttura rigida, al contrario, erano a suo parere più vulnerabili e logorabili sulla media distanza come monarchie assolute sclerotizzate che cadono in crisi non appena qualche personaggio negativo si avvicina al vertice.
A quel tempo optammo per la formula più rigida e da qui sorse Forza Nuova.
Anche se la sua idea non era stata accolta Agostino accettò di buon grado di appoggiare il movimento in ogni modo possibile, soprattutto (ma non solo) sul piano della formazione. Dopo tanti anni, col senno di poi, dobbiamo ammettere che aveva avuto ragione Agostino anche in quella occasione: la struttura eccessivamente centralizzata e rigida si è sclerotizzata, logorata e frantumata, priva di elasticità non è stata in grado di interpretare esigenze diverse dell’ambiente e della società in crisi e una volta accolti personaggi negativi, non è stata capace di gestirli e neppure di allontanarli e una volta scesa a compromessi con loro, del movimento originario non è rimasto che il nome.
Inutile dire che Agostino soffriva come noi di questa situazione. Mantenendoci in contatto a dispetto dei suoi recenti problemi di salute, lo tenevamo costantemente informato della nascita e dell’attività del Movimento Nazionale – la Rete dei Patrioti. Lo ritenevamo doveroso non solo per l’affetto e la stima nei suoi confronti e per la piena concordanza sul piano dottrinario, ma anche per il fatto che veniva riesumata la sua idea strategica iniziale di una Rete di realtà militanti e culturali.
Talvolta ci si può domandare come sarebbe andata se avessimo seguito le raccomandazioni di Agostino fin dagli anni ’90, ma la storia non si fa con i se.
Neppure quella dei movimenti militanti. Anche per la Rete dei Patrioti le sue ultime raccomandazioni sono state a proposito della produzione di documenti dottrinari e quando possibile, di corsi di formazione che non fossero solo conferenze ma un ricostruire e rafforzare la comunità umana.
Negli ultimi anni Agostino aveva anche altre due grandi preoccupazioni: la situazione del medio oriente con la costante “aggressione Usraeliana” come la chiamava considerando il sionismo e l’imperialismo americano come un blocco unico e l’aggravarsi della crisi della Chiesa cattolica.
Riguardo al medio oriente, considerava l’aggressione sionista contro Gaza come un segno di debolezza. Il sionismo da una parte era costretto a proseguire perché rinunciare avrebbe comportato nell’immediato un prezzo troppo alto ma dall’altra l’aggressione ne mostrava il vero volto e nessuno in buona fede poteva ignorarlo.
Ancora una volta, non ammetteva compromessi. Per contro, non nascondeva già in tempi non sospetti la sua ammirazione per Hezbollah, sia perché nel tempo si era fatta tollerante nei riguardi dei cristiani libanesi, sia per le eccezionali capacità politiche e organizzative che sarebbero infatti emerse sorprendentemente nella seconda guerra del Libano (quella contro Israele).
Tecnicamente la sua definizione era lapidaria: “la migliore organizzazione politica al mondo”.
Riguardo ai cristiani del medio oriente, vedeva nei regimi autoritari di Saddam Hussein prima e di Assad poi, la sola protezione politica e militare della croce nel mondo arabo. (Mi spiegò anche una cosa curiosa: dopo anni di rivalità tra i due regimi baathisti, siriano e iracheno, si era verificato a un certo punto un riavvicinamento politico che per opportunità era preferibile non ufficializzare ma che si voleva comunque comunicare a livello popolare e allora la tv siriana aveva cominciato “casualmente” a trasmettere le previsioni del tempo sulla mappa dei due stati insieme – e chi doveva capire, capiva).
Ma quello che come cattolico fervente lo angustiava da sempre di più era la crisi della Chiesa apparentemente impegnata in una opera di autodemolizione. Negli ultimi tempi concordava essenzialmente con la corrente tradizionalista del Vescovo Williamson e soffriva ogni volta che vedeva qualcuno scendere a compromessi sulla dottrina.
Ma nonostante tutto, Agostino Sanfratello non ha mai dubitato della vittoria finale, non si è mai stancato, ha perseverato nella lotta. Ha combattuto la buona battaglia e ora, lasciata questa vita, Agostino è al cospetto di Dio come un antico cavaliere che di ritorno dalla guerra si presenta a rapporto dal suo Re. Noi possiamo e dobbiamo pregare per lui ma a nostra volta chiedere a Agostino di intercedere per noi presso l’Onnipotente. Perché la sua militanza non è finita oggi.
Si è solo innalzata fino al cielo!
Marzio Gozzoli