2diPicche intervista Marcello Veneziani a cura di Giovanni Preziosa
Amici di vecchia data, dai tempi della scuola, il nostro Giovanni Preziosa ha intervistato brevemente Marcello Veneziani, all’indomani delle Europee, per avere una sua visione del risultato appena certificato dalle urne e le conseguenti prospettive di questo voto, non esattamente lineare e omogeneo, almeno tra nazione e nazione.
In Europa – francesi, tedeschi, spagnoli e austriaci -, la “chiamano marea nera”, indicando coloro che rifiutano l’austerità economica e la guerra e, quindi, votano a destra e sconfessano i loro governi. Anche gli italiani votano a destra, ma votano per una destra “al contrario”, per dirla alla Vannacci, dato che la destra di governo nostrana ha approvato tutta l’austerità europea, le sue transizioni ed è in guerra a fianco di Zelensky. Due destre diverse o popoli diversi?
(Veneziani) Una cosa è certa: se non esiste una sinistra europea, unica, omogenea, a maggior ragione, non esiste una destra nazional-europea unica: diversi i popoli, le situazioni, le storie. Non inseguirei il Modello Ideale, cercherei di trovare motivi comuni, ideali, strategici e pratici. Certo, è suicida una destra che ragiona col nazionalismo e con l’imperialismo altrui, come quello americano.
Ho presente il tuo bellissimo articolo sulla “Verità”, circa le possibili scelte di “voto” a disposizione dei lettori: l’astensione (i duri e puri), la Meloni (il meno peggio) Vannacci (educato segnale di dissenso). Si sono avverate tutte e tre, ma nulla cambia o cambierà visto che Popolari, Socialisti e Liberali continuano, in Europa, ad avere i numeri per riproporre la maggioranza Ursula peraltro ricandidata. C’è una quarta ipotesi di riserva? Oltre quella di dimettersi da questo Occidente.
(Veneziani) No, le opzioni restano quelle, si spera che l’accresciuto peso della Meloni dia minimi vantaggi e che l’ipotesi Le Pen, benché difficile, possa avverarsi. Per il resto i numeri sono quelli, i poteri pure, non c’è da darsi illusioni.
Oggi il direttore de “il Giornale”, Alessandro Sallusti, sostiene la bizzarra tesi, secondo cui la Meloni non può esimersi dall’entrare nel futuro governo europeo, assieme a socialisti e comunisti, evidentemente in omaggio al trito e ritrito alibi del “sistema che andrebbe combattuto dall’interno”. Questa “fluidità” della politica odierna è colpa della scomparsa di quella che tu chiami Metapolitica?
(Veneziani) Nell’ultimo dibattito pubblico che feci con Sallusti, lui sosteneva Macron, come il suo Editore. Io, con disincanto, preferivo la Le Pen. La sua scelta era tra voto utile e voto inutile; la mia tra voto inutile e voto nocivo…Come poi si è visto. Ma nella situazione in cui è la Meloni, comprendo che possa fare quella scelta. Meglio tentare di condizionare, di pesare di più anziché stare sempre fuori. Questa è la politica; la capisco (e perciò ne resto fuori). Poi sullo sfondo c’è la scomparsa della Politica, con la P maiuscola, oltre che della metapolitica.
Il mondo unipolare sembra disgregarsi, per fortuna, ma, se così è, come tutte le transizioni, nell’attesa del passaggio a nuovi equilibri multipolari, si attraverseranno disequilibri e conflitti anche come le guerre. Nel tuo ultimo libro – “l’Amore è necessario” -, scrivi: “Ama i confini che sono i contorni che rendono persona, comunità, identità, civiltà…. i confini danno forma ad ogni sostanza”. In attesa dei nuovi equilibri multipolari, allora, non sarebbe il caso di ripristinare “quei confini”, tornando al concetto di Nazione, per resistere all’inevitabile caos che ci aspetta?
(Veneziani) Mi auguro che Trump negli Usa, i mutamenti in Francia e in Germania e la presenza di un governo, comunque, di destra in Italia, producano non dico un‘inversione di tendenza, ma almeno la possibilità di scegliere tra due vie e non, come adesso, una sola. Consideriamo pure che l’Occidente non è più il mondo, ma una frazione minoritaria, invisa al resto del mondo.
Come giudichi l’insolito trionfo delle donne, a queste elezioni?
(Veneziani) Sono ormai “rassegnato” a considerare che il futuro della politica sia femmina, e che questa politica, in questo contesto, sia più adatta a loro. Per questa politica hanno un’attitudine migliore. Il dubbio che resta è capire se è un’avanzata delle donne o una ritirata degli uomini. Come ho scritto su “Panorama”, la domanda da porsi è questa: è frutto della loro conquista o della nostra decadenza?
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