29 aprile 1975: in ricordo di Sergio Ramelli – Sono trascorsi 48 anni da quel maledetto giorno. Un mese e mezzo prima, il 13 marzo 1975, Sergio Ramelli, un giovane studente di 19 anni, militante del Fronte della Gioventù, veniva vigliaccamente colpito a sprangate, a pochi passi da casa, da un gruppo di assassini che facevano parte del servizio d’ordine di Avanguardia Operaia della facoltà milanese di medicina.
L’aggressione era stata premeditata ed eseguita con fredda determinazione tanto che alcuni dei componenti il gruppo degli aggressori nemmeno conoscevano la vittima.
Sergio morirà il 29 aprile, dopo un calvario durato un mese e mezzo.
Erano gli anni ’70, anni in cui si urlava che “uccidere un fascista non è reato”.
Le condanne dopo 20 anni
Ci vollero 12 anni per avere la prima condanna dei responsabili e solo nel 1990 si giunse all’ultimo grado di giudizio.
Nel frattempo, alcuni di quei killer politici, all’epoca studenti di medicina, avevano fatto carriera sino a ricoprire prestigiosi incarichi ospedalieri.
Agli imputati, vista la loro posizione, fu concesso di recarsi in tribunale con mezzi propri e senza scorta delle forze dell’ordine, e di uscire per lavorare durante i giorni in cui erano agli arresti domiciliari.
Ma sinceramente non ci interessa granché della sorte di quei “signori”.
Chi muore ad aprile quasi sempre ha torto
Oggi vogliamo fare memoria di Sergio che ci ha lasciato quel 29 aprile.
Quasi come un segno del destino questa data ricorre tragicamente nel nostro passato.
29 aprile 1945 Benito Mussolini, Carlo Borsani
29 aprile 1975 Sergio Ramelli
29 aprile 1976 Enrico Pedenovi
Commemorare vuol dire “ricordare insieme”. Custodire la memoria storica è necessario per mantenere la propria identità, per riconoscere la propria auto-collocazione nella Storia. Ma è anche un ponte di ricordi e di significati gettato fra le generazioni.
Il dovere del ricordo
Fra le generazioni passate e quelle presenti e tra quelle presenti e le future. Si può ricordare in diversi modi.
Si può ricordare rinnovando rituali che creano uno spazio condiviso, dove ci si sente a casa circondati dai propri fratelli. Il passato dà senso al presente, in un flusso di immagini ed esperienze di cui si è stati sia spettatori che protagonisti.
Si può ricordare per amore, perché l’immagine custodita non è solo la fredda descrizione di un evento associato a una data, ma è un insieme caldo e ancora commovente che fa riferimento a momenti di vita che ci hanno una volta coinvolto e che ancora sanno darci emozioni.
Si può ricordare per odio perché la ferita è stata troppo profonda per rimarginarsi e non c’è la forza di risanarla, perché fa ancora male e manca la lucidità di darle un senso mantenendo la mente prigioniera in un vortice doloroso.
Si deve ricordare per crescere, per fare tesoro dell’esperienza passata e scegliere, di conseguenza, come organizzare il futuro. Ogni ferita può rivelare insospettati doni, lezioni di vita utili a sé e agli altri.
Ebbene sì, oggi 29 aprile, ricordiamo il passato. Un passato tragico e doloroso, ma che può essere la radice su cui far crescere l’albero del futuro. Camerata Sergio Ramelli. PRESENTE!
Antonio Gatti