27 gennaio: Silenzio e distacco – Con una decisione inedita e quanto mai inopportuna, il Ministero dell’Interno ha proibito per la giornata di oggi lo svolgimento di pubbliche manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese.
Ricorrendo il Giorno della Memoria in tutta Europa, qualcuno ha dichiarato che sarebbe stato osceno permettere manifestazioni in cui frange estremiste avrebbero potuto scandire slogan antisemiti.
Certamente, non è meno oscena di qualche eventuale strillo idiota la carneficina senza precedenti negli ultimi 25 anni almeno che si sta consumando nella Striscia di Gaza, dove quasi 30 mila civili ormai sono stati massacrati – e oltre la metà sono bambini o adolescenti da poco – in nome di quello che il nostro ministro degli Esteri definisce “diritto alla difesa di Israele”.
In piazza
Qualcuno scenderà in piazza, comunque, in particolare in quelle frange della Sinistra estrema dove l’antisemitismo è presente, ma non viene mai sanzionato penalmente.
E non è escluso che qualche imbecille dia vita a iniziative deprecabili che, guarda caso, verranno elevate a giustificazione delle misure adottate dal Viminale.
Preso atto del diktat del governo – una misura del tutto inedita, mai assunta per garantire il “rispetto” di qualsiasi altra ricorrenza religiosa o storica -, la scelta migliore da compiere questo 27 gennaio è – in perfetta adesione alla volontà di mettere a tacere l’indignazione che il massacro dei palestinesi suscita nella maggioranza degli italiani – è il silenzio.
Un totale silenzio e un totale distacco dalla giornata e proprio da quella “memoria” che il sangue innocente versato a Gaza offende nel modo più ontologico.
27 gennaio
Infatti, se il 27 gennaio non serve a commemorare e unire in un unico sentimento di riprovazione e di sdegno chiunque in nome di un interesse politico e ideologico predica e persegue la distruzione di un popolo; se questa data non serve a manifestare pietà e solidarietà per tutti coloro che ancora soffrono e stanno soffrendo la indicibile violenza del potere, di qualsiasi potere: quale valore morale assoluto potrà mai assumere a livello internazionale e mondiale?
Se una commemorazione resta relegata solo ed esclusivamente all’episodio storico specifico a cui si riferisce ed è patrimonio esclusivo solo delle vittime – o dei discendenti diretti delle vittime – di quell’episodio, perde fatalmente il suo significato universale.
Per essere sinceramente espresso e altrettanto sinceramente condiviso in tutto il mondo – visto che il 27 gennaio si pretende abbia una valenza planetaria -, lo slogan: “Mai più Auschwitz” dev’essere inteso come: “Mai più qualsiasi genocidio”, chiunque sia colui che s’appresta o sia in grado di commetterlo.
Mai più
Dire: “Mai più stragi di ebrei”, distinguendolo e differenziandolo da qualsiasi altra, gravissima strage passata e peggio ancora presente e futura è solo un modo ipocrita di celebrare l’orrore della Shoah.
Anche perché, a peggiorare le cose, ci sono i “retori” delle manifestazioni ufficiali che – e questo sì che è veramente osceno! – già da giorni fanno il parallelo tra quel che accadde in Germania e in Europa più di sette decenni or sono e quanto sta accadendo oggi in Palestina, ma solo per ricordare e condannare l’aggressione di Hamas del 7 di ottobre.
E se certamente quel giorno è stato compiuto uno degli atti terroristici più gravi e vasti degli ultimi decenni, delle due, l’una: o si evita di citarlo, contestualmente al 27 gennaio, oppure si deve poter parlare anche dell’immane strage che l’esercito di Tel Aviv ha compiuto e sta continuando a compiere a Gaza.
O il 27 gennaio si parla solo di Storia e delle passate sofferenze degli ebrei; oppure, se si parla anche delle attuali vittime dell’oppressione e dell’odio etnico, si parla di tutte le vittime; quindi, anche dei 30 mila morti la cui responsabilità ricade su Israele.
Massimiliano Mazzanti
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